Gan Rugs: il nuovo progetto di Patricia Urquila raccontato da Mapi Millet

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Proposte design per vivere all’aria aperta ce ne sono tante, ma ci sono progetti che fanno la differenza. In tal senso tra le novità presentate lo scorso aprile a Milano al Salone del Mobile c’era anche Garden Layers di  Patricia Urquiola.

Di questo progetto  vi abbiamo raccontato nel dettaglio, ma durante i giorno del Salone abbiamo avuto il privilegio oltre che di poterlo toccare con mano, anche di farcelo raccontare da  Mapi Millet, CEO di  Gan Rugs. E’ stata un’ occasione importante per comprendere come nascono certi progetti, capire quali risvolti culturali possa celare un progetto di design di alto livello quale è questa collezione.

 

Come è nato  il progetto Garden Layers?

Questo progetto è nato dopo un viaggio che Patricia Urquiola ha fatto in India nel 2015. Era stata invitata per un simposio a Delhi. Dopo il simposio ha visitato il paese ed è andata al museo, qui si è innamorata di tutti questo disegni in miniatura dell’epoca Moghul. Ha fatto tante foto  ed è rimasta colpita dal fatto che in quell’epoca si viveva sempre all’esterno . Si stava a terra su tappeti ,  a terra con il materasso e i cuscini,  e si passava gran parte della vita sula terrazza e nel  giardino. Uscita dal  museo ci ha detto: ” la prossima volta che faremo una collezione deve essere per l’esterno e così ha iniziato a  sviluppare il progetto”. Aveva già in mente questo concetto del layers.

Doveva esserci prima il tappeto e poi materasso con i cuscini. Così è  nato il nome della collezione che è stata sviluppato in tre differenti colori: terracotta e grigio e  quello in blu.

E’ una collezione fatta per l’outdoor, in polipropilene. E’ completamente  resistente all’acqua perché l’interno è fatto di una spugna, effetto dry face, che non ritira l’acqua. Quindi, quando piove metti il materasso  verticale e l’acqua va giù.

Eppure a vederlo sembrerebbe un materiale ghezzo…

Si esatto, sembra al naturale. Abbiamo fatto un grande sviluppo del prodotto con Patricia per arrivare  alla qualità  che lei cercava di raggiungere.

Questo è un  filo outdoor,  si può usare anche all’interno ma nasce per l’esterno. Abbiamo avuto il  nostro primo successo con Mangas che è stata una rivoluzione nel mondo dei tappeti. Dopo e venuto Bandas che è stato importante per lo sviluppo modulare, ed ora con questo progetto arriviamo ad una proposta per l’outdoor firmato da Patricia.

Per noi è sempre bello lavoraci, con la sua creatività i suoi disegni arriviamo ad avere una marcia in più.

I tappeti sembrano derivare da una tradizione orientale voi  avete un po reinventato il tappeto. E’ cosi?

Noi lavoriamo per il nostro brand  e per noi  è  importante il lavoro handmade, deve essere “fatto a mano”. Abbiamo cominciato con i tappeti che sono un’arte orientale. Ci preoccupiamo sempre con di  dare un senso alle cose che facciamo. Per noi è importante anche che non si perdano le capacità artigianali .

Questo  progetto è nato per essere presentato al Salone ?

Per  noi il Salone è il momento. Il momento dell’anno in cui presentiamo il nuovo catalogo .

Poi, finito il salone si inizia a lavorare per il nuovo anno. In questo momento i prototipi sono finiti e si inizia a  fare la produzione. Quando una collezione è finita e noi stiamo già  sviluppando la collezione del prossimo anno.

 

Quanto tempo prima avete iniziato a sviluppare il progetto?

Due anni. Per noi la media per fare una collezione sono due anni, perché sviluppiamo la tecnica in India. Lavoriamo con le persone del luogo che sanno fare queste lavorazioni, la tinteggiatura, le finiture, lo sviluppo dei prodotti può essere lunghissimo. Per la collezione con le bande ci abbiamo messo 4 anni.  Questo è moto bello, i 60 cm di ricami sono fatti così  perché sono per le donne  del luogo che le lavorano. Devono essere facile da arrotolare per essere trasportate portate a casa e lavorate.

Abbiamo un piccolo progetto di sviluppo per donne  in India. Per questo progetto Patrizia è stata li ed ha adattato i suoi disegni alla capacità di queste donne di fare lavorazioni. Basi e tessuti sono fatti proprio in India dove c’è capacità e creatività infinita.

 

 

 

Si sente parlare di design Italiano, design Scandinavo… C’è movimento per il design spagnolo?

Si, in Spagna c’è sempre stato. Abbiamo  scuole di design stupende  a Barcellona, c’è una tradizione. I designer non sono tanti ma sono validi.

Inoltre le aziende spagnole di design sono molto aperte, molto internazionali non restano chiuse, siamo un popolo molto aperto.