“Let’s make room for life”: IKEA si racconta ad Arredativo

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“Let’s make room for life” è questo il nome dell’evento che lo scorso aprile ha animato Officina Ventura 14, nel quartiere di Lambrate. Si è trattato di IKEA Festival  appuntamento segnato da  musica, design, spettacoli ed eventi live. Ma è stato anche un’occasione per riflettere sulla casa in modo particolare sul soggiorno. Il luogo dove si trascorre  il tempo con la famiglia, si accolgono gli amici, si  festeggiano le occasioni speciali. Emerge così, che le nostre esigenze oggi  hanno bisogno di un design trasformativo, multifunzionale ed estremamente personale.

 

Scopo di questo grande progetto è stato proprio quello di riflettere su come adattare la casa al modo in cui si vuole vivere attraverso workshop, installazioni, interviste, musica, creazioni di prototipi ed eventi.  

Il festival ha visto la partecipazione dei designer danesi di HAY, del designer britannico Tom Dixon e di Home Smart, il futuro della casa connessa.

Tanti quindi, gli spunti di riflessione sulla casa di oggi e su quella di domani sviluppati da un grande brand internazionale come IKEA, nella cornice di uno degli eventi più importanti in tema di Design, quale è appunto la Milano Design Week.

Per l’occasione, per conoscere meglio IKEA e questo grande progetto abbiamo incontrato  Laura Schiatti, Direttore Marketing IKEA Italia .

 

Perché avete scelto il quartiere di Lambrate?  Come è nato e come si è evoluto  questo progetto?

 

Questo è un progetto “global”, fatto in collaborazione con partner svedesi. La zona, l’abbiamo scelta con loro che ci hanno chiesto una location originale,  per un progetto innovativo, rivolto ad un target ampio, anche di Millennials.

Allora quello che abbiamo fatto, è stato mappare le zone del Fuorisalone, e vedere chi faceva  che cosa e così. Alla fine della mappatura, mi son sentita di suggerire questa zona, anche  perché qui ci sono location come questa,  di cui mi sono innamorata da subito, capace di consentirci di fare un progetto come questo, ricco ed è ambizioso.

 

Ambizioso nel senso che vuole parlare a molti e per farlo c’è bisogno di creare molte situazioni e questo spazio ci dà la possibilità di farlo, cosa che in altri luoghi non si sarebbe potuto fare.

Quanto tempo prima avete cominciato a parlarne di questo progetto?

 

Un anno fà.

 

IKEA,  a volte ci sembra lontana dal design. Immagino però che voi  lavoriate invece per far capire che non è così, è esatto?

Io credo che ci sia un discorso di umiltà, che è uno dei valori di IKEA, cioè  essere molto “understatement”,  poco auto celebrativi.

Questo va bene però, fino a un certo punto, dopo bisogna  raccontare le storie che stanno dietro ad un grande marchio e quindi pian piano a nostro modo, senza essere troppo aggressivi cominciamo a farlo, a raccontare le nostre storie. Quindi è soltanto questa la questione, cioè dover essere un po’ più aperti alla presentazione  di quel che siamo, perchè noi siamo questo e bisogna dirlo.

IKEA ormai è nelle abitudini italiane. Ma quanto IKEA ha cambiato il vivere la casa degli italiani e quanto  gli Italiani  hanno influito sullo stile di IKEA?

IKEA ha cambiato le abitudini degli italiani, ma gli italiani non hanno cambiato IKEA che è uguale in tutto il mondo.  I prodotto sono gli stessi. Si è vero,  ogni paese da più o meno accento ai gusti locali, ma l’assortimento è lo stesso. IKEA ha cambiato il modo di concepire l’arredamento, ha dato la possibilità a molti di avere le cose belle mischiate, perché non tutti devono avere tutto, come la moda.  IKEA ha dato questo impulso che prima non c’era, ha dato una opportunità. Prima che arrivasse IKEA c’erano prodotti brutti a basso prezzo, con IKEA invece  ogni prodotto è pensato per rispondere a criteri di democraticità, nulla è lasciato al caso.

IKEA spesso ha coinvolto designer di fama internazionale nei suoi progetti: Paola Navone, Matali Crasset,  Ilse Crawford, come sono nate queste collaborazioni?

 

Io cito Marcus Engmanil direttore creativo che ha detto “noi cerchiamo soluzioni”, quindi  tutte le collezioni nascono in quest’ottica, non per avere la firma fine a se stessa. Quindi se qualcuno di famoso o con un’idea geniale ci può aiutare a trovare soluzioni allora ben venga.

 

Questa mattina ero alla Press Conference di Tom Dixon, e lui stesso si è rivolto alle scuole di design per trovare davvero delle idee innovative e nuove soluzioni, quelle idee  che noi abbiamo apportate ai suoi divani che sono qui esposti e che saranno in vendita prossimamente.

Come si pone IKEA con i giovani designer, avete una relazione con le nuove leve del design?

Certamente, devo dire che ultimamente abbiamo avuto due collezioni dedicate di cui una è SPRIDD che è stata lanciata da un fashion designer perché questa contaminazione è importante in tutte le categorie. Non penso abbia  più senso lavorare per  categorie merceologiche.

 

Il Salone è il momento in cui si presentano le novità. Voi come grande marchio ascoltate queste  novità?

Noi siamo sempre in ascolto e siamo anche sempre molto ascoltati e osservati.

IKEA è un osservatorio privilegiato sulla casa secondo voi come cambierà la casa?

L’obiettivo di questo Festival è anche presentare un nuovo concetto di casa di “Room for Life” è un concetto che si basa su due aspetti: il cambiamento è la fluidità . Nel senso che non c’è più il concetto di “mi faccio la casa e la tengo 25 anni”.  Oggi ci si sposta spesso, c’è bisogno di più fluida ossia che  la casa si muova con me. IKEA mi aiuti in questo, tenendo presente anche il fatto che la concentrazione abitativa  nelle grandi città, ci porta a vivere in spazi abitativi  che diminuiscono di dimensioni .