Pittura Analitica: Ieri e Oggi

Pubblicato il Di in Eventi

Dal 16 marzo 2017, nel suo storico spazio in Piazza Solferino 2 a Torino, Mazzoleni presenta Pittura Analitica: Ieri e Oggi a cura di Alberto Fiz, un’ampia rassegna dedicata alla Pittura Analitica, tra le più significative e influenti esperienze artistiche del dopoguerra.

 

Un progetto espositivo destinato a confermare gli eccellenti riscontri di pubblico e di critica raggiunti lo scorso anno da questo gruppo di artisti presentati nella sede londinese della galleria.

 

La mostra, allestita sui tre piani dello spazio torinese, propone un confronto particolarmente eloquente tra le esperienze dell’inizio degli anni settanta e quelle dell’ultimo decennio dei 14 protagonisti dell’esperienza artistica: Carlo Battaglia (1933–2005), Enzo Cacciola (1945), Vincenzo Cecchini (1934), Paolo Cotani (1940–2011), Marco Gastini (1938), Giorgio Griffa (1936), Riccardo Guarneri (1933), Elio Marchegiani (1929), Paolo Masi (1933), Carmengloria Morales (1942), Claudio Olivieri (1934), Pino Pinelli (1938), Claudio Verna (1937) e Gianfranco Zappettini (1939).

 

In linea con altri movimenti artistici europei come Supports/Surfaces in Francia ed esperienze come la Pittura Radicale in Germania, la Pittura Analitica emerge in Italia a partire dagli anni settanta per riappropriarsi di un linguaggio che sembrava tramontato e sviluppare una rinnovata creatività dove il manufatto recupera un proprio ruolo, così come il processo operativo.

Un movimento, dunque, a vocazione internazionale (Robert Ryman, Agnes Martin, Barnett Newman, Piero Manzoni sono stati riferimenti fondamentali) che oggi sta riscuotendo ampi consensi. Tra le tante iniziative recenti va ricordata Gli anni della Pittura Analitca, la rassegna che si è svolta lo scorso anno al Palazzo della Gran Guardia di Verona. Ma non mancheranno i riscontri anche nella prossima edizione della Biennale di Venezia dove la direttrice Christine Macel ha invitato Giorgio Griffa e Riccardo Guarneri.

 

Il termine ‘Pittura Analitica’ apparve per la prima volta nel dicembre del 1974 quando la mostra Geplante Malerei (‘Pittura Progettata’), allestita dal critico tedesco Klaus Honnef al Westfälischer Kunstverein di Münster venne trasferita alla Galleria il Milione di Milano. Fu Honnef, insieme alla critica d’arte francese Catherine Millet, che inaugurò Analytische Malerei (‘Pittura Analitica’) alla Galleria La Bertesca di Düsseldorf nel giugno del 1975.  Due anni dopo, nel 1977, alcuni artisti della Pittura Analitica esposero anche a Documenta 6 a Kassel, in particolare Enzo Cacciola, Carmengloria Morales, Claudio Olivieri e Gianfranco Zappettini. Nel 1978, poi, Carlo Battaglia, Giorgio Griffa e Claudio Verna si ritrovarono alla Biennale di Venezia.

 

La Pittura Analitica è un’esperienza assai selettiva che si basa su una serie di procedimenti metodologici che sono comuni a tutti i partecipanti disposti, più o meno consapevolmente, ad accettarne le regole. Il tratto unificante è il desiderio di recuperare una visibilità primaria, non contaminata, dove l’artista non impone la visione ma ne suggerisce il cambiamento.

Questo emerge con chiarezza osservando le opere in mostra che alternano un’indagine più dichiaratamente strutturalista a quella maggiormente legata agli aspetti sensoriali.

È la superficie a mettersi ogni volta in discussione, a sviluppare una propria sintassi differente per ciascuna proposta.

Materiali e tecniche hanno una loro intelligenza e si compiono come strumenti attivi di trasformazione affrancando l’opera d’arte dai suoi contenuti aprioristici o già metabolizzati dalla storia.

 

Come afferma il curatore Alberto Fiz “proprio oggi in un’epoca di grandi cambiamenti, diventiamo i naturali interlocutori di artisti non organici che nella loro specificità hanno dato vita ad un sistema complesso, privo di dogmi, in grado di riproporre con determinazione l’attualità della pittura intesa non come fine ma come mezzo rispetto ad una ricerca in continua evoluzione, con forti ripercussioni sul linguaggio contemporaneo.”

 

Ma si può parlare di Pittura Analitica oggi, oppure il fenomeno è ormai definitivamente storicizzato? È sufficiente analizzare con attenzione le opere esposte da Mazzoleni per rendersi conto che la spinta creativa di allora non è affatto terminata. Anzi, dopo una pausa negli anni novanta, dall’inizio del decennio scorso appare evidente il desiderio di riconnettersi con la metodologia degli esordi. Tutto ciò senza nostalgia ma con la volontà di approfondirne le tematiche lasciate in sospeso allora: il metodo è lo stesso ma i risultati sono cambiati e appaiono decisamente più edonistici, con maggiori concessioni al piacere della pittura e ai suoi tratti emozionali. La Pittura Analitica, insomma, si trasforma senza tradire le proprie origini pluraliste ed eterodosse.

 

La mostra è accompagnata da un esauriente catalogo in italiano e inglese edito da Silvana Editoriale con un saggio di Alberto Fiz.