Ranbi-Haku di ARMA e Nissin Ex

Pubblicato il 6 Aprile 2012 Di

Ranbi-Haku: la “carta da parati” di Nissin Ex. distribuita da ARMA architectural materials.

Definirla semplicemente carta da parati sarebbe riduttivo. Diciamo che l’ideale è non classificarla in nessuna rigida e inutile categoria, perché tanto Ranbi-Haku “può essere usata come carta da parati”, ma in realtà è un prodotto molto più complesso. Ma procediamo con ordine: dove nasce Ranbi-Haku? La sua storia ha origine in Giappone.

E proprio qui, nel cuore dell’oriente, la storica azienda Nissin Ex. si è trovata a lavorare, ad un certo punto della sua carriera, in luoghi come la Casa Imperiale Giapponese e nei Templi Shinto, cantieri d’alto profilo in cui era necessario intervenire nel minor tempo possibile. E’ forse superfluo dire che la lavorazione dei materiali coinvolti, la loro produzione e applicazione dovevano essere, per così dire, impeccabili. Ma non solo. Il tutto richiedeva una procedura artigianale, secondo i principi della tecnica della doratura e della sua tradizione millenaria, utilizzata solitamente nella lavorazione di manoscritti, dei mobili e delle pareti interne. Proprio per far fronte a queste esigenze, che a prima vista possono sembrare inconciliabili, ma che in realtà Nissin Ex è riuscita ad integrare perfettamente, l’azienda nipponica ha sviluppato 400 anni fa una tecnica artigianale basata sull’applicazione a caldo di sottilissime lamine d’oro, d’argento e di altri metalli, su rotoli di carta washi stesi all’interno del loro laboratorio.

Una volta ottenuti i rotoli il resto della procedura è molto semplice: si possono infatti installare velocemente come carte da parati sia su pareti che su soffitti e mobili, garantendo la più alta qualità estetica. Ranbi-Haku è disponibile in rotoli dalla larghezza di circa 92 cm con lunghezza da 3 a 7 mt.

 

Il risultato è una fusione di colori, dall’effetto caldo e brillante. Ogni volta, al termine di questo processo che racchiude i segreti di una storia millenaria, vengono creati prodotti ricchi di sfumature, la cui superficie irradia una luminosità contagiosa, tanto che l’occhio, osservandola, non sembra mai essere appagato, come se volesse più tempo per contemplarla. (valore che per noi occidentali è sempre più solo una funzione da svuotare di significato).

In realtà l’unico modo che abbiamo per descrivervi al meglio Ranbi-Haku è mostrarvelo attraverso alcune immagini.