Operae 2016: Annalisa Rosso ci racconta “Designing the Future”

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Al via giovedì 3 novembre a Torino,  la nuova edizione di Operae, il festival dedicato al design Indipendente  nato a  nel 2010 e cresciuto in questi anni in parallelo con le tendenze e i mutamenti che hanno segnato il design contemporaneo. Una fiera ed  un progetto espositivo curatoriale, che quest’hanno ha selezionato nella sezione espositiva ben 26 designer, provenienti da tutto il mondo. Ma ci sono molte novità da raccontare su questa nuova edizione di Operae. Innanzitutto la curatela, quest’anno affidata alla curatrice Annalisa Rosso. Il titolo della sua call 2016 è  “Designing the Future” e si propone come un messaggio immediato, di apertura e di responsabilità: una presa di coscienza da parte dei protagonisti del design indipendente.

Abbiamo contattato Annalisa Rosso, curatela di Operae 2016, ma anche giornalista  indipendente di design e architettura (scrive per magazine italiani e esteri tra cui Elle Decor Italia, Living – Corriere della Sera, Casa Vogue Brasil, Elle Decoration NL, Eigen Huis & Interieur, Drift, Wohnrevue) e direttamente da lei, ci siamo fatti raccontare in anteprima, le novità che ci aspettano in questa  nuova edizione di Operae ormai alle porte.

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Operae è un appuntamento ormai consolidato giunto alla Settima Edizione ed è anche un evento, in continua evoluzione, non a caso ogni hanno la curatela viene affidata a un curatore diverso. Quindi  quali novità vi sono in questa nuova edizione e quali conferme ?

La nuova edizione vedrà la presenza di 12 gallerie indipendenti, in particolare poi nell’ambito del progetto Piemonte Handmade che lo scorso anno aveva coinvolti  12 designer e 12 artigiani piemontesi quest’anno  vede la collaborazione di 10 designer, 10 artigiani piemontesi e anche 10 Gallerie di design che oltre ad avere una sezione a loro dedicata in fiera, hanno quindi anche, un’ esposizione parallela di questi 10 pezzi unici creati ad hoc per la fiera  e che, appunto considerando che Operae  è una fiera, saranno destinati alla vendita. Così questi pezzi vengono inseriti nel mercato del collezionismo e in particolare durante quei giorni a Torino.

 

E da ultimo il progetto speciale firmato dagli Zaven, che sono un duo di designer veneziano di grande interesse, secondo me uno dei nomi più interessanti di questo momento tra i designer italiani, che hanno fatto questo lavoro per noi sull’Università dei Minusieri che è una realtà di Torino, è una università dove vengono insegnate le eccellenze della lavorazione del legno, ebanisteria, intaglio fino dal 600. E’ un ente, un’ istituzione che esiste ancora oggi  e che ha rappresentato un unicum in termini di eccellenza artigiana. Gli Zaven non solo hanno indagato questa storia reinterpretandola attraverso una serie di strumenti contemporanei come è ad esempio il video, ma in più hanno prodotto altri due pezzi nuovi ad hoc  e comunque riconnessi a questa tradizione artigianale.

 

 

 

2. Lo scorso anno il titolo della call ora “Ora e Adesso” quest’anno la sua call ha per titolo Designing the Future ed apre la una riflessione sul futuro della professione del designer che influisce sul il vivere quotidiano in molti campi. In prospettiva cosa ci si aspetta  dalle nuove generazioni di designer e in tal senso, che cosa è riuscita a cogliere  dai lavori dei selezionati che parteciperanno?

Quest’anno ci concentriamo sempre su le progettazioni del tempo presente, che lavorano con una certa consapevolezza  di quanto quello che è la progettazione contemporanea andrà a riflettere nel nostro futuro, quindi in qualche modo, possiamo definirle le conseguenze del design presente”.

La cosa che mi ha più impressionata in questa ricerca è stata la risposta da parte dei designer che saranno più di 30 quelli esposti, proventi da tutto il mondo: dalla Germania, dal Giappone, dalla Francia, dalla Germania  ed hanno tutti risposto con grande entusiasmo e con grande consapevolezza. Io sono convinta che sopratutto nelle nuove generazioni di designer, ci sia questo aspetto, l’idea della consapevolezza, della responsabilità, del coraggio che richiede essere dei progettisti, consapevoli del prossimo e delle ricadute del proprio lavoro siano molto forti, credo ci sia una coscienza di questo aspetto.

 

 

3. Si sente parlare di design indipendente e di design autoprodotto, sono due cose molto diverse oppure c’è   un punto d’incontro nella definizione di queste realtà?

Le dico cosa intendo io, quando io sono stata chiamata a lavorare ad un festival di design indipendente, mi sono interrogata su cosa sia e  cosa significa “indipendente”. Io credo che l’indipendenza sia un momento importante nella vita di un designer, e può avvenire in momenti diversi. Ad esempio quando ci si è appena diplomati, si è appena finito gli studi,  oppure in parallelo, anche quando ci sono lavori che si sviluppano per aziende o gallerie. A seconda del lavoro che si fa, c’è sempre un aspetto della ricerca, io penso indipendente, nella vita professionale di un designer. E questo aspetto, in un certo senso di scollegamento dal mercato, io lo trovo molto interessante. Fermo restante che io, sono convinta che una parte di ricerca che uno fa, non dico per se stesso ma quasi, per un fortissimo amore per la ricerca, ha poi una ricaduta sul mercato. Tante che noi ad Operae, organizziamo con circa 50 aziende internazionali  italiane ed estere una serie di incontri business to business, proprio perché vogliamo offrire questo servizio tanto ai designer quanto alle aziende stesse, per far  conoscere ricerche e designer stessi che possono poi avere degli sviluppi più connessi alle realtà di mercato. Questa cosa è già avvenuta negli anno scorsi, una serie di incontri che sono avvenuti da noi e sono stati organizzati a Operae e hanno preso poi pieghe diverse, ulteriori sviluppi e sono diventati veri e propri progetti esistenti sul mercato.

4. Parlando di autoproduzione, possiamo in questi anni se ne è sentito parlare molto ed ha portato alla riscoperta dell’artigianato, come vede oggi questa tendenza?

Discorso particolare quello dell’autoproduzione, perché molti designer saranno presenti con dei prototipi, con dei pezzi unici, per il fatto che magari, sono stati prodotti da soli o a scuola, come progetti legati ai loro momenti di fine studio. Personalmente penso che, qualche anno fa è stato importante parlare di auproduzione, perchè è stata una svolta importante sul mercato ed ha dimostrato che c’era un altro modo di esistere oltre alle aziende. Oggi c’è una attenzione ad esempio anche da parte delle gallerie di design contemporaneo, che permettono di sviluppare una serie di ricerche e di analisi che le aziende anni fa, non avrebbero consentito. L’autoproduzione è solo uno dei tanti modi che ci sono per produrre e portare avanti il lavoro del designer.  Io preferisco parlare dell’aspetto indipendente che li copre  un po tutti e non  solo di autoproduzione. Infondo, anche andare in un Fablab, magari può  voler dire auto prodursi, ma magari utilizzare strumenti  tecnologie, è un discorso un po particolare.

 

 

5. Anche quest’anno Operae si svolgerà negli stessi giorni di  Artissima.  Pensando quindi al prodotto di serie limitata quanto l’arte contemporanea influisce nel design  ? 

Sono due  “Linguaggi Contemporanei” importanti a mio avviso, ma molto diversi.  Il design  comunque parte da una concretezza, una ricerca sui materiali  che anche se  spesso apparentemente può sembrare simile a quella dell’arte . Questo sopratutto nell’ambito del design da collezione, che quest’anno  tanta parte avrà ad Operae, ma in realtà ha un DNA diverso,  una caratteristica intrinseca che è quella legata alla funzione. Quella che a me piace molto del design  è la dimensione domestica , un opera d’arte come il collezionismo d’arte contemporanea per quanto sia la stessa persona a collezionare, sia arte che design, a mio  avviso, ha sempre uno spirito diverso. Molte delle opere d’arte, sono comprate solo semplicemente per investimento, il design ha di per se una dimensione di domesticità, che in qualche modo chiede di essere usato, di far parte del panorama domestico del suo collezionista o acquirente. Io vedo comunque una differenza, certo ci sono dei contatti e ci sono figure che si spostano da un campo all’altro, però ci sono due carte d’ identità diverse.

 

 

 

 

Dicevamo che, durante Operae sono organizzati incontri di business. Quanto sono importanti questi incontri ? 

Io penso che siano di grande importanza , e che Operae oltre ad essere una fiera di vendita in quei 4 giorni, ha il suo più grande vantaggio per i designer, proprio in un’occasione di incontro e di visibilità . Le aziende, già in passato hanno trovato nella selezione fatta da Operae, una selezione di designer che sono poi stati coinvolti a sviluppare dei progetti per il mercato e sempre di più è così. E’ sempre di più considerata come opportunità sia per i designer  ma anche da parte delle aziende, che comunque si trovano una selezione, un talent scouting già fatto, ovviamente si tratta di aziende che lavorano sul fronte della ricerca, che sono interessate ad un certo tipo di design sperimentale. Però è un servizio reciproco molto importante. Anche perché i nostri designer arrivano da tante parti diverse del mondo e sono giovani eccc..

 

Ringraziamo Annalisa Russo per queste anticipazioni. Ci vediamo ad Operae 2016 dal 3 al 6 novembre, per  conoscere i progettisti in mostra ecco la Gallery con tutti gli espositori: