La sfida della plastica: i progetti di Anna Castelli Ferrieri

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Designer italiana , classe 1920 Anna Castelli Ferrieri è stata un’altra figura femminile nel panorama del design italiano. Inizia a studiare architettura nel 1938 al Politecnico di Milano. In quegli stessi anni diventa allieva di Franco Albini  ed entra in contatto con architetti del calibro di Piero Bottoni ed Ernesto Nathan Rogers, all’epoca, impegnati nella ricostruzione di Milano.

Laureatasi nel 1943, lascia Milano durante l’occupazione tedesca a fianco del marito Giulio Castelli, rientrando in città 3 anni dopo, nel 1946. E’ allora che fonda un proprio studio, diventa caporedattrice della rivista di architettura, Casabella Costruzioni e corrispondente italiana di Architectural Design.

 

La sua figura è nota sopratutto per i progetti di disegno industriale, per aver studiato e progettato proposte che proponevano un uso innovativo della plastica, un materiale tutto da scoprire a quei tempi. Fondamentale la sua  collaborazione con Kartell, l’azienda fondata dal marito nel 1949 e con la quale inizia a collaborare nel 1966. Tra i principali progetti vi sono la sedia sovrapponibile 4870, vincitrice del Compasso d’oro, i mobili 4970/84, contenitori componibili per la casa.

 

Proposte in linea con l’ideale di Anna Castelli Ferrieri secondo cui, agli oggetti di uso comune, poteva coniugarsi un design funzionale. Concetti che si ritrovano in progetti come  la linea di posateria Hannah, progettata nel 1994 per la Sambonet e grazie alla quale riceve ancora una volta il Compasso d’oro.

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Importanti riconoscimenti in carriera tra questi il progetto  per   l’allestimento della Mostra del Mobile curato per  la Triennale di Milano del 1947, a fianco di Luciano Canella per la quale riceve il Diploma d’Onore e la Medaglia d’Oro per un letto per bambini e una poltrona. Tra il 1959 e il 1973 collabora, ed in seguito ne diviene associata, con Ignazio Gardella. E’ stata docente  di Disegno Industriale al  Politecnico di Milano, e dal 1985 al 1992 alla Domus Academy e dal 1969 al 1971 è presidente dell’Associazione per il Disegno Industriale (ADI) . Socia dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU), fondatrice del Movimento di studi per l’architettura (MSA), nel 1990 fonda, assieme ai suoi ex allievi, il gruppo di progettazione ACF Officina.

Un’architetto poliedrico, interessata a vari campi del progetto.

 

 

Nella sua carriera si occupò anche del recupero di importanti aree urbane, collaborando alla realizzazione dei nuovi piani regolatori di alcune città come Milano, Torino, Vicenza e Genova.

Anche come architetto progettista tra i suoi progetti  ricordiamo gli uffici dell’Alfa Romeo ad Arese, della Tecnitub a Podenzano, della Castek a Milano e della Kartell a Binasco. Curò inoltre il restauro e la ricostruzione di edifici storici, tra i quali, il Chiostro del Bramante a Milano e Palazzo Benci a Firenze.

Insieme ad Gae Aulenti, Lina Bo Bardi di cui abbiamo raccontato vita ed opere, è un’altra figura femminile  di riferimento per le future generazioni di progettiste e non solo.