Gio Ponti e il periodo alla Richard-Ginori di Doccia

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Abbiamo già accennato del rapporto che lega la produzione ceramica al lavoro di Gio Ponti, molto spesso raccontato, in questi anni  nelle mostre su e giù per l’Italia, celebrando cosi le sue produzioni .

In questo senso si inserisce la sua collaborazione con la Manifattura Richard-Ginori di Doccia, con cui svolse un’attività  intensa ed incisiva, una tappa fondamentale anche per la  storica azienda  toscana fondata nel  1735 dal marchese Carlo Ginori ed oggi controllata dalla GRG (Gucci-Richard Ginori) S.r.l.

Il ruolo di Ponti,  fu molto importante, la sua intuizione, fu quella di spostare l’idea del pezzo unico fatto a mano verso un’invenzione di pari qualità artistica da riprodurre in serie. Scelta dettata dalla necessità di ricucire la ferita che l’avvento dell’industria manifatturiera, già all’epoca, aveva inferto al mondo dell’artigianato.

Ponti rivoluziona Richard – Ginori, occupandosi non  solo degli aspetti creativi ma dell’inte­ra produzione  compresi i processi coordinati al lancio del prodotto industriale, gli annunci pubblicitari, la grafica dei cataloghi. Con lo stesso spirito tra “entusiasmo e distacco”  Ponti promosse il primo cata­logo completo della Ceramica Moderna d’Arte Richard-Ginori, disegnò la pubblicità della Richard-Ginori in Domus, 1928, portò la  Richard-Ginori alle grandi esposizioni dell’epoca, suscitò occasioni di grandi in­terventi ambientali per la ceramica. Per Ponti c’era la necessità di  far arrivare e rendere accessibili a più persone  possibile il “gusto” del nuovo. Ed è così che alla Biennale di Monza del 1927 presenta la linea di arredi “Domus Nova”, commercializzata attraverso i Grandi Magazzini La Rinascente e destinata alla famiglia media moderna.

“Le mie donne”,  “Conversazione classica” sono alcune delle serie disegnate per Richard -Ginori più note, dove il gusto della citazione colta appare evidente. Nelle mie donne Ponti  si ispira ai grandi piatti amatori rinascimentali delle “Belle”, nel secondo ai Gran Tours settecenteschi. Superando ogni concetto di stili e artificioso formalismo, Gio Ponti mescola linguaggio storico con il suo contemporaneo. Attinge sia al mondo greco, etrusco e romano oltre che ad un vasto repertorio figurativo di ispirazione palladiana e neoclassica.

 

 

Un linguaggio che, grazie ad un ironia genuina e mai canzonatoria, rende la produzione innovativa ed attuale. Gli oggetti d’uso quotidiano o  come Ponti le chiamava, “le suppellettili e belle opere d’arte”,  acquistano una nuova dignità, contribuendo direttamente a definire lo spazio dell’abitare e a raccontare  il volto di un’epoca.