Design, materia, forma: Arredativo incontra Studio Formafantasma

Pubblicato il Di in Approfondimenti, Interviste

Qualche tempo fa, abbiamo incontrato Andrea Trimarchi e Simone Farresin, i due designer che insieme formano lo studio Formafantasma.
L’occasione è stato un evento organizzato dall’ ISIA di Firenze, là dove i due designer hanno studiato, prima di proseguire il loro percorso alla Design Academy di Eindhoven. Dopo la laurea sono rimasti in Olanda e li  hanno aperto il loro Studio.
La ricerca e la sperimentazione sono aspetti imprescindibili dei loro lavori, in dialogo costante sia con il mondo dell’artigianato ma anche con quello dell’industria.

Nel 2017 infatti in occasione del Fuori Salone di Milano, i due designer hanno presentato un lungo lavoro di esplorazione sul tema della luce  culminato in una mostra  suggestiva allo spazio Krizia e in due prodotti presentati da Flos ad Euroluce: “WireRing” e “Blush lamp”,  i loro primi progetti industriali.

 

 

Domestica. Photo: Studio Formafantasma

Domestica. Photo: Studio Formafantasma

 

I primi lavori dello Studio, come Botanica o Domesticasono invece una  indagine  sul ruolo del design, sui mestieri popolari, sulla relazione tra la tradizione e la cultura locale, che propongono  un’approccio critico alla sostenibilità e mostrano  il significato degli oggetti come vettori culturali.

 

Noi di Arredativo abbiamo  incontrato i due designer e scambiato con loro alcune domande, per conoscere e capire da vicino il loro fare design.

 

Sperimentare, giocare con i materiale anche inconsueti, quanto la conoscenza del materiale è importante nel vostro lavoro quanto andate a fondo e in che fase del progetto?

Dipende sempre  dalla commissione, quindi nel caso del prodotto Botanica, che è una commissione sulla plastica, il materiale era fondamentale in partenza, come anche nel caso del materiale lavico con cui abbiamo lavorato.

Quanto andiamo in profondità, questo dipende da quello che è permesso dai nostri limiti, economici,  temporali e via dicendo… Quello che facciamo è stilizzare una struttura di ricerca, che è in parte intuitiva e di studio, ed una parte più scientifica.  Cioè contattando una serie di persona  esperte. Come nel caso di Botanica con cui ci siamo confrontati con esperti sia di restauro dei materiali plastici che industriali o con collezionisti di materiali, che ci hanno portato una serie di letteratura utile in quel senso.

Autarchy per Rossana Orlandi Gallery Photo: Studio Formafantasma

 

Voi siete un duo, a volte  si pensa che progettare sia una cosa molto personale. Quando si lavora in due  come funziona, quale connessione che si crea?

Siamo entrambi coinvolti nella parte creativa, a livello organizzativo Andrea, è quello più organizzato e che prende molte più decisioni io sono quello più aperto a nuove possibilità. In realtà però non si è mai in uno o in due, si è in più persone, quindi non ce la ricetta di un metodo di lavoro.

La discussione verbale è il nostro strumento principale, molto meno il disegno. La cosa  importante per noi ,nel nostro studio quando lavoriamo è che nonostante si pensi sia una attività  individuale e non lo,  è  il “crediting” nel lavoro, per cui tutte le persone che sono coinvolte sono accreditate del lavoro che svolgono.

Il progetto per Flos. Photo Credit: Officine Mimesi

 

I vostri lavori sono a cavallo tra arte e design,  c’è ancora un limite tra le due discipline, ha senso parlare di un limite tra le due ?

 

Si c’è un limite e lo da il mercato, per essere proprio tecnici. Il mercato dell’arte è un mercato molto più strutturato,  facendo un discorso tecnico non sui contenuti ma sulla struttura, il design probabilmente è molto più simile alla fotografia quando si tratta del settore artistico. Poi le differenze ci sono e come abbiamo detto  il nostro lavoro è design perché si occupa di problematiche legate alla produzione. Una volta abbiamo letto una intervista a Ettore Sottsass, dove gli venivano fatte le stesse domande, e lui  ha risposto nello stesso modo in cui ci siamo abituati a rispondere noi.  Cioè che siccome le nostre preoccupazioni le nostre discussioni all’interno dello studio,  non sono mai state a livello artistico ma molto più legate al modo di vivere delle persone ed è un po la stessa cosa…

Il progetto Botanica . Photo: Luisa Zanzani

 

Forma e concetto, questi due aspetti come interagiscono nei vostri progetti?

La forma è un risultato del processo e della parte intuitiva che è la parte per semplificare “autoriale”. Quando vien descritto il processo sembra molto più pulito e lineare ma non lo è per nulla è molto più intuitivo.

Quindi si, la forma si genera da un processo, nel senso  che non ci sono un tavolo da disegno, ma da quel processo che ha che fare con la selezione dei materiali e la racconta con una serie di informazioni. Come se avessi una mappa, che piano piano si forma e nel formarsi di questa chiarezza si dipana anche la chiarezza la formale.

 

 

Craftica progetto per Fendi. Photo: Luisa Zanzani

Voi siete uno studio italiano con base in Olanda, quando via ha dato questo paese e quanto sentite che voi portate d’Italia  in Olanda?

L’Olanda ci ha dato molto dal punto di vista “educativo ” è stato significativo e ci ha dato molto dal punto di vista strutturale all’inizio della nostra carriera, come facilitazioni dal punto di vista di spazi a basso costo, la cosa però poi si ferma li.

L’ Italia ci ha dato il background forse più importante, che è forse quello delle nozioni, della storia che quando sei giovane non la capisci, come  quando andavi a vedere i musei ed eri super annoiato, adesso invece è una cosa che fai con la consapevolezza di che cosa è questo luogo. Probabilmente star fuori ti aiuta ad avere di nuovo questa chiarezza. Quello che portiamo dall’Italia in Olanda è una riflessione da fuori sull’Italia. 

 

Fonte: www.formafantasma.com