Alla TATE MODERN: ALBERTO GIACOMETTI

Pubblicato il Di in Eventi

Dal 10 Maggio e per tutta l’Estate 2017, la Tate Modern presenta un’importante retrospettiva consacrata allo scultore, pittore e disegnatore Alberto Giacometti (1901-1966), la prima dopo oltre venti anni nel Regno Unito. Celebre per le sue imponenti figure allungate, Alberto Giacometti è il creatore di alcune tra le opere più simboliche del XX secolo. La retrospettiva riafferma la posizione di Giacometti quale pittore-scultore tra i più importanti del XX secolo, alla pari di Matisse, Picasso e Degas. Questa vasta ed eccezionale mostra, resa possibile grazie al sostegno della Fondazione Alberto e Annette Giacometti di Parigi, che ha aperto i suoi archivi e la sua collezione in via del tutto eccezionale per l’occasione, riunisce più di 250 opere dell’artista. La Tate ha infatti la possibilità di esporre alcune delle sculture in gesso, così come alcuni disegni, raramente esposti fino ad ora, che permetteranno di mettere in luce le diverse evoluzioni nel corso della lunga carriera dell’artista svizzero: dalle prime opere come la Tête de Femme (Flora Mayo) del 1926, fino alle iconiche sculture in bronzo come L’Homme qui marche del 1960. Nato in Svizzera nel 1901, Alberto Giacometti si trasferisce negli anni ’20 a Parigi. Dopo una prima sperimentazione dell’estetica cubista, Giacometti resta affascinato dal movimento surrealista, al quale si unisce nel 1931: alcune delle sue opere, come ad esempio la Femme égorgée del 1932, mostrano infatti la forte influenza del Surrealismo nel suo lavoro, già volto alla ricerca ispirata da temi quali la brutalità e il sadismo.

 

La mostra firmata Tate presenterà analogamente un’importante selezione di sculture, disegni e libri. Inoltre, opere come Sans Titre (Masque) del 1934 dimostrano il suo interesse parallelo per le arti decorative, mentre Homme (Apollon) del 1929 e Chariot del 1950 fanno eco alla sua riflessione e alle sue ricerche ispirate all’arte africana e egiziana. La retrospettiva mira in modo particolare a dimostrare come Giacometti abbia trasceso i limiti tra arte antica e moderna, e come allo stesso modo si sia interrogato sulle barriere tra belle arti e arti decorative – probabilmente una riflessione operata molto più nettamente dei suoi coetanei. Nel 1941 Giacometti lascia Parigi per trasferirsi a Ginevra, dove resterà fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Già allontanato dal gruppo surrealista per delle divergenze interne, sfrutterà questo cambiamento per sviluppare le sue ricerche volte alla dimensione e alla prospettiva, tematiche già messe in luce da alcune sculture molto più piccole, e caratterizzate da uno stile molto più realistico, come ad esempio la Toute petite figurine(1937-39). Alla fine della guerra, Giacometti torna a Parigi e inizia a lavorare alle sue iconiche figure allungate, che gli varranno il riconoscimento internazionale. Lavorando su modelli dal vero – suo fratello Diego e sua moglie Annette saranno i suoi modelli prediletti – l’artista si concentra prevalentemente sulla resa della figura alienata e isolata, che fa eco al clima esistenzialista del dopo-guerra. La mostra presenta una straordinaria selezione di questi capolavori, tra cui Homme qui pointe (1947), Homme qui chavire (1950) e La Main (1947), contrapposti a tele quali Diego assis (1948) e Caroline avec une robe rouge (1964-65 ca). La mostra mette anche l’accento su alcune delle persone più importanti nella vita dell’artista, nonché figure essenziali nel suo lavoro, come sua moglie Annette, suo fratello Diego e la sua amante Caroline. Le relazioni personali dell’artista ebbero un’influenza notevole nel corso della sua carriera lunga oltre cinquant’anni, in quanto Giacometti si servì prevalentemente di amici e familiari come modelli. Una sezione sarà riservata ai ritratti di Diego e Annette, dimostrando così l’intensità dello studio e dell’osservazione dell’artista nei confronti della figura umana. Nonostante Giacometti sia soprattutto conosciuto per le sue sculture in bronzo, la mostra alla Tate Modern mira a mettere in luce l’interesse dello stesso artista verso altri materiali, in modo particolare gesso e argilla. L’elasticità e la malleabilità di questi materiali gli permisero infatti una maggiore libertà nella lavorazione delle sue forme, nella modellazione e nella sperimentazione senza sosta delle sue tipiche superfici striate. Numerose opere in gesso, raramente esposte a causa della loro fragilità, saranno riunite per la prima volta a Londra, compreso il celebre gruppo Femmes de Venise (1956): creato per la Biennale di Venezia del 1956, il gruppo scultoreo sarà eccezionalmente riunito per la prima volta dopo oltre sessant’anni.