AMBIENTI DI RESISTENZA PER INDIVIDUI SOCIALI

Pubblicato il Di in Eventi

In un maturo contesto di mercificazione della società il confine tra pubblico e privato si dissolve fino a disintegrarsi. Mentre l’intimità diventa un asset economico, gli oggetti da cimeli personali si trasformano in parametri di definizione del valore d’uso di un immobile. Mentre l’abitazione diventa sempre più un luogo di lavoro ed uno strumento di sussistenza, la domesticità invade ogni campo dell’attività umana producendo un’inedita estetica, uno sterile paesaggio globale (definito AirSpace dalla giornalista americana Kyle Chayka) dominato da piante grasse, candele profumate, chitarre acustiche, poltrone vintage, birre artigianali, pane di segale e club sandwich all’avocado.

Se pensiamo all’abitazione come ad una mera risorsa finanziaria, nel bilancio tra valore e costo tutto lo spazio non strettamente necessario a performare l’attività umana è una perdita economica se non messa a rendita. In città come San Francisco è stato rilevato che il 56 per cento di chi affitta la propria casa su AIRBNB utilizza gli introiti generati per pagare il mutuo della casa in cui vive. La peer-to-peer economy ha completamente stravolto il mercato immobiliare e se da un lato permette ad intraprendenti società d’investimento di lucrare affittando case per brevi lassi di tempo a cifre sensibilmente più elevate che in passato, per molti è diventato un meccanismo di sopravvivenza.

 

Larghi strati della società, qualora tanto fortunati da possedere una casa di proprietà, sono costretti ad alienarne una porzione e rifugiarsi nel poco spazio rimasto in una generale atmosfera di precarietà. Questa esistenza frugale è sopportabile solo perché i rituali domestici si sono ridotti all’osso e gran parte delle attività possono essere svolte altrove o addirittura nell’etere. Dati un bagno, un letto e un computer la casa è oggi il posto dove incontrare gli amici (Facebook), dove amoreggiare con la propria ragazza (Skype), dove andare al cinema (Netflix), dove fare sesso (Youporn, sempre che qualcuno ancora lo usi).

Gli Ambienti di Resistenza in mostra cercano di innescare una relazione tra vita e forma che non si risolva in meri termini funzionali ma che sfidi la vita a sopravvivere in condizioni anomale. La storia dell’arredo, probabilmente poco rilevante ma sicuramente divertente, è disseminata di oggetti eccezionali disegnati con il solo scopo di accogliere le idiosincrasie di chi li occupa, di ospitarne i rituali. Spazi come l’alcova, lo studiolo, il boudoir, il pregadio suggeriscono la possibilità di riconquistare una dimensione antropocentrica e autenticamente privata (privata nel senso di deprivata della presenza pubblica).

 

 

AMBIENTI DI RESISTENZA

PER INDIVIDUI SOCIALI

 un progetto di Fosbury Architecture

www.fosburyarchitecture.com

 

a cura di Anna D’Ambrosio

Project economART

www.amyd.it