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Conversation Piece, opere dalla collezione ”la Caixa” d’Arte Contemporanea in mostra alla Galleria Nazionale

La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea ospita la collezione ”la Caixa” di Arte Contemporanea e propone una conversazione tra un selezionato gruppo di opere nella cornice dell’architettura classica del Salone Centrale. La collezione ”la Caixa” di Arte Contemporanea costituisce oggi un importante corpus che offre diverse letture sull’arte degli ultimi quarant’anni, nello stesso tempo è un motore di nuovi dialoghi e narrazioni che sottolineano il senso e l’attualità delle opere. Questa collezione si è formata come spazio di ricerca e creazione di storie, senza dimenticare la sua funzione di riconoscimento, conservazione e rappresentazione dell’arte del nostro tempo. «Il titolo – scrive Cristiana Collu, direttrice della Galleria Nazionale, nel catalogo della mostra – non solo allude al teatro e ancora una volta al cinema, ma traduce sul palcoscenico del museo modalità dialettiche, di dialogo e di relazione proprie di altri ambiti. Rimandi diretti sono il libro Scene di Conversazione di Mario Praz, la cui casa-museo ha fatto parte della costellazione della Galleria Nazionale alla quale rimane ancora sentimentalmente legata, e Gruppo di famiglia in un interno, il penultimo film di Luchino Visconti, il cui sottotitolo è non a caso, Conversation Piece. Si potrebbe tornare indietro sino alla fine del Settecento, al genere pittorico, ma è la traduzione inglese che invece mi pare perfetta per il nostro intento: qualcosa di inusuale che innesca un commento. Quando si sta sul palcoscenico (del mondo, della vita e del museo) non si è mai neutri e la conversazione si anima sino anche a diventare “animata”». La mostra, che prende il titolo dall’opera di Juan Muñoz, Conversation Piece, mette in relazione un gruppo di opere di artisti dalle differenti voci poetiche. Così come suggeriscono i gesti espressivi dei tre personaggi di Muñoz, la mostra possiede la forza del dialogo ma anche quella della dialettica, animata dalla seduzione e della ricerca di un significato rivelatore. L’interazione tra le opere segue una cifra che fa riferimento da una parte ai canoni dell’estetica minimalista e dall’altro alla triplice relazione tra architettura, scultura e figura umana.

 

FERNANDA FRAGATEIRO (Montijo, Portugal, 1962) Unbuilt. After Conjunto habitacional em scalaheen, Tipperary, Ireland, 2005. Atelier Soma, Portugal, 2010 Compensato di legno di pioppo | poplar plywood 75 x 1410 x 33 cm

 

Il linguaggio formalista del minimalismo acquisisce una sensibilità poetica nelle delicate e sottili bande orizzontali di Agnes Martin e nella densità materica della superficie nera di Richard Serra. Il principio geometrico di questi dipinti si trova modellato dagli spazi di luce e dagli intervalli di quiete, che si collegano ai reticolati argentei del paesaggio monocromatico di Joan Hernández Pijuan e al silenzio esistenzialista che Antoni Tàpies evoca nella nudità della sua pittura bianca. La scultura minimalista di Donald Judd crea un ponte tra una generazione successiva di artisti che sottomettono il particolare paradigma formale del minimalismo, «il cubo», a ogni genere di decostruzione e variazione per reintrodurre nell’arte il senso del reale e un significato che lo vincoli alla società. Rachel Whiteread re-materializza spazi vuoti dell’architettura per restituire all’arte gli spazi vissuti mentre, invece, Fernanda Fragateiro evoca, con i suoi armonici moduli architettonici, le utopie che hanno diretto l’arte verso il sociale. Le opere di Thomas Schütte si allontanano, senza dubbio, dall’ortodossia del minimalismo per offrire nuove possibilità alla scultura con un’approssimazione a un’architettura immaginaria che apre gli spazi alla finzione ma anche a una riflessione sull’organizzazione sociale.

THOMAS SCHÜTTE (Germany, 1954) For the Birds, 1997 Legno dipinto | painted wood 217 x 262 x 143 cm 217 x 200 x 143 cm 217 x 155,5 x 143 cm

 

La sensazione di irrealtà emanata da queste opere è la stessa dei tre insoliti personaggi di Juan Muñoz, ibridi di persona, sacchi e visi depersonalizzati. La sua presenza suggerisce un’idea di finitezza umana, di un mondo che si sta snaturando, così come la riproduzione in 3D della ballerina di Degas di Julião Sarmento. L’artista portoghese interviene su quella figura dandole maggiore realismo, nelle forme e nell’erotismo, e, tuttavia, l’avatar di quella piccola scultura risulta comunque artificiale. Jana Sterbak, invece, parte dell’azione reale del qui e ora. Non c’è finzione nella sua performance né nei suoi temi, anche se indubbiamente c’è teatralità considerando che mette in scena la fragilità, i pericoli e le difficoltà dell’esistenza umana. Infine il video dell’artista spagnolo Ignacio Uriarte, con un certo umorismo propone una riflessione sulla dialettica tra l’uomo e la macchina. Uriarte filmò l’attore Michael Winslow imitando magistralmente il suono di trenta macchine da scrivere, uno sforzo che potrebbe essere interpretato come la lotta dell’uomo per imitare la tecnologia.

 

 

In Conversation Piece, l’interpretazione formalistica della geometria dell’arte minimalista svanisce grazie alla forza del vissuto, dei simbolismi e della finzione delle opere. La forma viene interpretata dagli artisti per sostenere poetiche personali o rimandi alla realtà del nostro mondo. I giochi di contrasto e le assonanze tra le diverse proposte artistiche presenti consentono di attivare molteplici letture che possono, a loro volta, generare storie diverse da quelle messe in scena. In occasione della mostra è stato pubblicato il catalogo con introduzione di Dario Franceschini, Ministro dei beni e delle attività culturali e testi di Cristiana Collu e Nimfa Bisbe, edito dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea.

 

In copertina: JUAN MUÑOZ (Madrid, Spain, 1953-2001)
Conversation Piece (Hirshhorn), 1995
Resina e sabbia | Resin and sand
170. 5 × 191 × 124 cm
Per tutte le immagini courtesy © ”La Caixa” Collection. Contemporary Art