La Gioconda di Latta e altre 441 scatolette di latta…

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442 scatolette di latta saranno esposte dal 1 dicembre al 14 gennaio nello spazio Del Tongo in via Solferino 22. Fanno parte della collezione di Paolo Stefanato, giornalista, che nell’arco di trent’anni le ha raccolte in tutto il mondo. Egli spiega: “Le scatolette alimentari sigillate, a differenza di quelle con il coperchio, sono fabbricate per essere distrutte. Sono un semplice imballaggio che si getta e non si conserva, simboli inconsapevoli della vita quotidiana e dei consumi minuti. Invece, osservandole, si può apprezzare quanto siano belle, curiose, sorprendenti e come rappresentino un mondo d’arte a sé, non lontano dalla Pop art e dal pensiero creativo di Andy Wharol”.

 

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Provengono da tutto il mondo, hanno protetto e custodito cibi di ogni tipo: sardine, tonno, pomodori, verdure, frutta, pesce e carni. Non portano etichetta, ma sono litografate sul metallo, e questo le rende brillanti. Hanno grafiche inusuali e bizzarre, sono colorate e decorate con le immagini più diverse: fiori, pescatori, fabbriche, barche, figure e volti. Persino il ritratto della Gioconda. Vengono, dicevamo, da tutto il mondo, dall’Europa all’Argentina, dall’Italia alla Corea, passando dall’Africa e dall’Australia. Un racconto per ridare dignità a un oggetto dalla vita breve, che nasce per un tempo effimero al servizio del prodotto che contiene. La loro storia, come ha ricostruito Paolo Stefanato, ha più di 200 anni. “Nel 1810 le scatolette furono brevettate dall’inglese Pierre Durand che seguì le sperimentazioni del francese Nicolas Appert per la conservazione dei cibi in contenitori di vetro: Durand sostituì il vetro con lattine in metallo cilindriche.

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Il brevetto fu poi acquistato dagli inglesi Bryan Donkin e John Hall e l’industria che si sviluppò ebbe come primo cliente l’esercito inglese. Nel tempo, la leggerezza, la duttilità, la resistenza della latta, la qualità assicurata dai processi di conservazione, lo snellimento dei processi di lavorazione, fecero sì che la scatoletta iniziasse a diffondersi sul mercato fino a diventare, ai nostri giorni, un oggetto consueto nella vita quotidiana di tutti”. “Le scatole di latta – avverte Stefanato – appartengono a due grandi famiglie. Quelle con il coperchio, quindi riutilizzabili, che hanno sempre alimentato un collezionismo fiorente e molto decorativo. E quelle sigillate, che invece vengono gettate dopo aver protetto il loro contenuto. Più umili, poco considerate, pronte a diventare un semplice rifiuto. Questa collezione vuol essere un po’ il loro riscatto: se nessuno le conservasse, di esse non rimarrebbe traccia”.

Tra tutte quelle esposte nella mostra, due spiccano pin modo particolare. Una fabbricata in Francia di marchio “Le dieux” su cui è disegnato un banchetto in cui Giove, Nettuno, Marte e Mercurio mangiano sardine: l’immagine è accompagnata da un falso verso dell’Iliade. L’altra, fabbricata in Italia, è quella delle “Alici in salsa piccante vera marca Rizzoli, Parma” in cui tre gnomi con barba e cappello tricolore sono sovrastati dal motto latino “Ante Lucrum Nomen”, prima il prestigio del nome e poi il guadagno. Valori solenni che sorprende trovare impressi su una semplice scatoletta di acciughe, fabbricata per essere distrutta.

Fa da cornice alle 442 scatolette il monomarca Del Tongo di Milano, uno spazio vivo di circa 300mq apparentemente allo stato grezzo, dove le cucine trovano rappresentazione per qualità, design, e tecnologia. Da sempre valori dell’azienda. Una visione espositiva aperta, un collage di emozioni racchiuse in immagini reali per ridefinire gli spazi tradizionali in zone funzionali, non sono visioni di abitazioni ma scorci reali di cucine con idee diverse.

Questo da scoprire da Del Tongo dal 1° dicembre al 14 gennaio 2017, in Via Solferino 22 a Milano.

Il lunedì dalle 15.00 alle 19.00 e dal martedì al sabato dalle 10.00 alle 19.00