Arredativo Design Magazine

Le Désir

La galleria Alberta Pane dopo quasi dieci anni a Parigi inaugura una nuova ed importante sede, trasformando gli scenografici ambienti di una ex falegnameria in piattaforma espositiva contemporanea e sperimentale, aperta alla città.

La mostra presenta sette artisti nella sua scuderia; opere forti, realizzate appositamente per il nuovo spazio, di alcuni dei più interessanti artisti di nuova generazione, che si muovono al confine tra performance, installazione, video e scultura. Il pensiero di Gilles Deleuze sul desiderio, definito come un concatenamento da cui scaturisce uno stimolo alla produzione, è l’incipit ed il fil rouge della mostra. L’intento è quello di tessere un insieme di congiunzioni libere tra gli artisti, invitandoli ad esprimersi in relazione allo spazio espositivo, ma soprattutto a focalizzarsi sul loro pensiero e su quelle che sono le loro ricerche attuali. Liberamente. Le Désir di costruire una mostra poliedrica e relazionale: un dialogo tra gli artisti che ridefiniscono le geometrie della galleria, fin da subito configurata come luogo vocato alla sperimentazione e allo scambio; un messaggio che pervade anche le calli e i canali della città, con interventi performativi dal forte impatto catartico.

 

La artista scozzese Gayle Chong Kwan con l’opera ARTIST + PARTUM = (2017) fa riferimento alla regola non scritta dell’arte che presume che la creazione artistica sia una grande passione che non lascia spazio e tempo a responsabilità quali la procreazione e l’educazione dei figli. Gayle Chong Kwan esplora le contraddizioni di una donna artista tra i ruoli creativi e “procreativi”, attraverso un giornale stampato e distribuito durante una performance nelle strade di Venezia e nella galleria. Romina De Novellis, performer napoletana residente a Parigi nota per il suo magnetismo, realizza per Le Désir una performance itinerante, che attraversa i canali e le acque della città di Venezia. L’artista, come una sorta di Venere del Botticelli, s’installa al centro di una barca veneziana, circondata da fiori e bandiere di tutti i Paesi che si affacciano sul Bacino del Mediterraneo. La sua processione è il funerale del suo presente, per l’involuzione che l’uomo sta compiendo; Venezia, punto d’incontro tra Oriente e Occidente, tra l’Italia e l’Europa, diventa la culla che trasporta l’azione performativa sulle acque della Placenta, il Mar Mediterraneo, simbolo e luogo comune di vita e di morte delle nostre culture e della loro implosione. L’artista francese Marie Denis, da anni ispirata al mondo vegetale e botanico, presenta una nuova scultura murale dal forte impatto visivo. La natura che Marie manipola, trasforma e sublima con grande delicatezza, prende forma in un erbario/scultura totemico. Christian Fogarolli, emergente e acclamato artista italiano, propone due lavori che indagano un possibile rapporto tra arte, teorie medico scientifiche e terapia. Le opere sono realizzate in seguito a ricerche che l’artista ha condotto in istituzioni mediche e case di cura mentale.

Le nuove sculture/istallazioni di Marcos Lutyens saranno accompagnate da una seduta ipnotica, che lo stesso artista realizzerà il giorno dell’inaugurazione, le cui tracce saranno visibili durante tutto il periodo della mostra. Interessato sin dai primi lavori all’interdisciplinarietà, Lutyens, nato a Londra e residente a Los Angeles, utilizza tecniche cognitive come l’ipnosi, le tecnologie come la robotica e altri strumenti sensoriali per creare performance, sculture ed installazioni. Ivan Moudov fornisce un’analisi critica e corrosiva delle convenzioni politiche e sociali e del comportamento individuale. Sfatando la catena lineare tra azione e conseguenza, con la sua solita ironia, il geniale artista bulgaro propone un’opera/contratto stipulato tra collezionista ed artista in cui quest’ultimo si impegna a far aumentare significativamente il valore della sua opera negli anni. Michelangelo Penso, noto artista veneziano, presenta una nuova scultura in situ di grandi dimensioni, ispirata alla ricerca scientifico-biologica. Penso indaga in maniera astratta un mondo non visibile, microscopico, fatto di batteri, virus e microorganismi, che rigenera attraverso impattanti geometrie sospese e invasive.