Time of Design: gli orologi di Mendini e Munari

Pubblicato il Di in Pezzi Storici, Storia del Design

Colore, tanto colore, vivacità, allegria e versatilità. Questi aggettivi descrivono quello che ci comunicano gli orologi Swatch, da quando sono stati lanciati sul mercato. Non ne farò un mistero, chi scrive è sempre stata una vera appassionata (tanto da averne una piccola collezione) ma da fan ci sono davvero molte cose su questo brand, che ancora non sapevo alcune, hanno a che fare con il design.

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Cominciamo innanzitutto dal nome: SWATCH,  dove S è la contrazione originale di “second”, secondo, e “watch”,appunto orologio.

 

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La prima collezione di orologi Swatch prevedeva  12 modelli e fu presentata il 1º marzo 1983 a Zurigo in Svizzera. L’obiettivo con cui nacquero questi orologi, era quello di riportare la presenza svizzera sul mercato dell’orologeria, andata scemando a partire dagli anni Sessanta da altre realtà.

 

Uno Swatch era dell’80% più economico da produrre e più resistente all’acqua tanto da risultare perfettamente impermeabile. Altro aspetto era il prezzo relativamente economico e  accessibile non ultimo al centro di tutto vi era lo stile che promuova: uno stile casual e divertente.

E’ a metà degli anni ’80  che questi orologi hanno il picco di popolarità ed è in questo periodo che il brand si apre a collaborazioni speciali con artisti internazionali: Keith Haring, Jean-Michel Folon, Mimmo Paladino. Non solo, tra questi nomi ci sono anche nomi importanti del design.


Si chiama Tempo Libero ed è  l’ultima opera di Bruno Munari ( che morì il 30 settembre del 1998) lo Swatch disegnato quando aveva 90 anni. Un orologio che spinge il tempo a mescolarsi, con dodici piccoli dischi con i numeri delle ore posti tra i due vetri sul quadrante che possono muoversi liberamente ad ogni movimento del polso.  E’ dotato di un movimento non definito, un cinturino plastica e una cassa plastica.

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Munari, interpreta e gioca con il concetto di tempo, specie quello frenetico e inesorabile dei giorni nostri.  I  dodici  dischi indisciplinati suggeriscono che forse non è importante sapere esattamente che ora sia, bensì di riuscire a considerare il nostro tempo un Tempo Libero.

 

 

 

Lo Swatch “Tempo libero” è noto come GN172  e viene prodotto tuttora da Swatch.

 

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Ma quello di Munari non è l’unico nome legato al design e a Swatch,  infatti lo stesso Bruno Munari fu chiamato a produrre questo orologio da Alessandro Mendini,  che all’epoca era il direttore artistico della Swatch.

 Mendini è stato l’art director dell’azienda negli anni Novanta, ed ha creato per Swatch modelli di culto come il Metroscape, che riproduce lo skyline di una città immaginaria ed ha collaborato alla creazione dei primi monomarca. Oltre a Metroscape (GN109) ha disegnato  Cosmesis (GM103),  Lots of Dots (GZ121), Fandango (SLR100) e Mendini Tower  (GZS02) . Questi orologi ripropongono lo stile informale e posato tipico di Mendini.

 

Tonalità di rosa,  color crosta di zucchero e di viola, cosparse del rosso e del giallo, esaltanti da una gamma di  blu-verdi tropicali e toni  pastello, questi orologi  rilassati e  allegri si ritrovano tracce del linguaggio di Mendini.

 

Dagli anni ’90 si arriva al Salone del Mobile 2016 quando Mendini presenta nella boutique Swatch di Via Montenapoleone Spot the Dot: il quinto orologio disegnato da Mendini per Swatch.

L’orologio ha ingranaggi colorati a vista e il cinturino decorato con grandi pois colorati. Il motivo è ripreso anche sull’astuccio in cui è confezionato l’orologio. Anche qui trasmette l’energia positiva tipica delle opere di Mendini e si richiama alla pittura divisionista.

Questa nuova collaborazione è nata in seguito ad una grande retrospettiva dedicatagli nel 2015 alla sua opera e i alla pubblicazione di una monografia sul suo lavoro “Codice Mendini, le regole per progettare” all’interno della quale, naturalmente, si ritrova anche tutto quello che ha fatto con Swatch.


L’orologio rappresenta un continuum creativo con l’ orologio realizzato nel 1991, “Lots of Dots”. Entrambi i prodotti presentano hanno la stessa grafica fatta di grossi punti colorati. Ma se nella versione dei primi anni ’90 la grandezza dei dots era abbastanza ridotta, in questo nuovo modello i pois sono decisamente più grandi ed abbinati ad uno sfondo trasparente.

 

Inizialmente lo “Spot The Dot” era stato concepito come prototipo da esporre in una retrospettiva dedicata a Mendini organizzata a Seoul, ma in occasione del FuoriSalone 2016, Swatch pensò di mettere in produzione quel prototipo e di presentarlo proprio a Milano per tributare omaggio al genio creativo di Mendini.