Design tra Armonia ed Equilibrio _ Arredativo incontra Mario Ferrarini

Pubblicato il Di in Approfondimenti, Interviste

Qualche mese  fa, durante il Salone del Mobile, abbiamo conosciuto moltissimi designer. Tra questi anche Mario Ferrarini. Classe 1978, Ferrarini,  ha sviluppato in questi anni molte importanti collaborazioni tra cui Antonio Lupi, Bitossi Ceramiche, Dorelan, D3co,  Jacuzzi, Living Divani,  Poltrona Frau e Potocco. E’ proprio allo stand Potocco che abbiamo avuto opportunità di conoscerlo, comprendere  il suo punto di vista sul design, la sua ricerca, il suo approccio progettuale e ovviamente, farci raccontare le nuove proposte disegnate per l’azienda .

 

Raccontaci i nuovi prodotti  disegnati per Potocco, come sono nati ?

Con Potocco abbiamo presentato due  prodotti diversi dalla collezione Velis, diventata oggi best seller dell’azienda  e di questo, sono molto soddisfatto. E’ una collezione versatile e completa. La struttura in legno racconta la grande capacità di artigiana dell’azienda in questa materia. E’  un prodotto completo in tutte le sue forme: dalla sedia con braccioli alla poltrona, alla poltroncina  con schienale alto o basso. Ci sono 1000 versioni, c’è una trasversalità massima per questo prodotto, per accontentare tutte le esigenze del mercato.

Poi c’è Scheggia, una poltrona in massello di  noce con una struttura totalmente a controllo numerico. Questo porta  un approccio molto tecnologico alla tradizione. Si chiama Scheggia, perché il nome recupera i frammenti del legno, essendo caratterizzata da una linea molto filante, molto leggera, quasi bidimensionale. Come seduta abbiamo usato un intreccio che deriva dall’outdoor. Quindi  nella struttura c’è un bilanciamento, tra un prodotto tradizionale e  l’aspetto più tecnico, anche se c’è  sempre una dimensione artigianale, perché l’intreccio è fatto a mano.

 

Oltre a questo, abbiamo fatto un nuovo tavolo Pipe, che rispecchia la mia filosofia progettuale. Ovvero presentare prodotti sempre molto leggeri, che non diventano   protagonisti  in un ambiente abitato ma devono mantenere una certa leggerezza, devono essere assecondanti .

 

Quando avete fatto il primo brief, come si è sviluppato il progetto con Potocco ?

Diciamo che è un working progress, con loro abbiamo sempre un dialogo molto aperto, c’è sempre un interscambio. Magari da questo, ci viene lo spunto come è stato con la Velis,  che  adesso ha una seduta divisa in due elementi, ideale perché ad esempio nel contract se si sporca la puoi sostituire. Questi sono tutti gli accorgimenti  che ampliano le possibilità della gamma,  attraverso l’utilizzo e il continuo  feedback di agenti o rivenditori.

 

 

 

Hai fatto anche molti oggetti per  settore bagno. Quando cambi settore cambi approccio progettuale?

Io  penso che il bagno sia un settore che mi da molta più libertà espressiva, perché reputo nel bagno ci siano meno vincoli da un certo punto di vista.

Rispetto che a una  sedia che ha sempre comunque 4 gambe .  Fare prodotti troppo arditi è complesso, si deve tenere conto  sempre del vantaggio economico che il prodotto deve produrre. Perché si tratta di produzione industriale, di aziende e di famiglie e bisogna fare prodotti con identità, che devono creare una catena commerciale.

Diciamo che nell’arredo è più difficile, con l’arredo bagno mi viene tutto molto più naturale. Poi ognuno ha la propria disposizione, diciamo che tanti fanno design dell’arredo, pochi fanno design del bagno.

Il bagno forse spaventa perché è  diventato più tecnologico?

In realtà il bagno è anche meno inflazionato rispetto all’arredamento, come figure di  designer e secondo me è anche molto divertente, però dipende dalla predisposizione…

C’è un settore del design che non hai ancora  sperimentato ma ti piacerebbe approfondire?

In realtà all’illuminazione non ho mai lavorato e mi piacerebbe, anche se  per me l’illuminazione non è fatta di corpi illuminanti, ma di atmosfere. Quindi  ho difficoltà a concretizzare cosa possa essere un apparecchio illuminante . Ovviamente ne vedo di belli, ma ancora non ho avuto l’occasione di farne. Sicuramente, se dovessi progettarne, sarebbe un sistema. Perché la mia logica di progettare è quella di non fare solo un prodotto iconico. E poi c’è il prodotto  tecnologico.  Ho fatto anche un’esperienza con la Franke e mi sono divertito molto, quindi si, ci sono tanti ambiti che, tempo permettendo e flessibilità mentale, vorrei affrontare.

Perchè  se uno pensa che ha fatto sei- sette prodotti in un anno, possono sembrare pochi ma in realtà sono tanti . Ogni volta ci sono in mezzo tanti processi di ottimizzazione, è un processo difficile.I prodotti devono arrivare con un prezzo giusto sul mercato, si deve fare in modo che funzionino anche tutte le parti e si deve avere possibilità di replicare in serie, e non è cosa semplicissima.

Se ti guardi indietro a quando hai iniziato questo lavoro era così che te lo aspettavi…?

E’ molto più difficile. Ma più che l’università, mi ha preparato qualche professore, che mi ha fatto capire quanto fossi ignorante in materia, con un test semplicissimo. Un giorno ci disse: ” oggi disegnate un pezzo di design che conoscete”. Tutti disegnarono un pezzo classico, di Mies, di  Le Corbusier, di Verner Panton. 

Nessuno aveva percezione della contemporaneità. Allora ho pensato “sei proprio ignorante non puoi fermarti a quello che stato fatto negli ’20, ’30 e 40” . Così iniziai a leggere delle riviste, che sono state in questo senso il primo libro su cui ho veramente studiato, e ai tempi la rivista durava  davvero di un mese. Oggi invece conosci più o meno tutto. Quindi  anche al punto di vista editoriale,  sarebbe importate capire come cambiare l’approccio, per stimolare le persone a leggere e capire.

Non dico di non fare  le pubblicità  ma che dovrebbero essere proposte con un criterio d’ innovazione che invece non c’è. Anche per il settore dell’ editoria, come ogni settore si deve capire come evolverlo.  Anche per i designer è complesso. Le dinamiche sono tantissime, non è solo capacità di fare un prodotto e forse oggi  conta anche di più avere la capacità di sapersi comunicare, e questo dipende anche dal carattere che hai. Dietro ci sono tante motivazioni , per cui non è  solo saper disegnare, ma ce una tensione latente non indifferente.