Il design è anche gioco: Arredativo incontra Paola Navone

Pubblicato il Di in Approfondimenti, Interviste

Eclettico, ironico, vivace questi aggettivi  descrivono le caratteristiche del design di Paola Navone. Lo scorso anno l’abbiamo incontrata al FuoriSalone, presentava un progetto che nella sua semplicità racchiude gran parte del  suo carattere che contraddistingue da anni anche  il suo lavoro.

Parlo dell’orologio Swatch Art Special Thammada, una limited edition di soli 88 pezzi. Thammada, è un espressione tailandese che significa “cose semplici”, una scelta che evidenzia ancora una volta il suo amore per le culture orientali, spesso fonte d’ispirazione nei suoi progetti.

Come è nato questa collaborazione con Swatch?

Abbiamo ricevuto questa proposta da Carlo Giordanetti (Swatch Creative Director) e abbiamo cominciato a lavora su una serie di orologi.

Questo progetto però è nato giocando su un pezzo di carta, il gioco e l’ironia sono componenti che porto spesso nei progetti. Cerco di promuovere il dialogo tra elementi che normalmente non sono tanto compatibili. Allora  ecco questi fiori, che nel mondo del tessile sono sempre un elemento romantico, noi gli abbiamo presi e digitalizzati. Così il fiore è diventato un pò più “cattivo”, poi abbiamo inserito i pallini, nero su fondo bianco. Abbiamo preso  queste cose e le abbiamo accostate. Giordanetti lo ha visto e ha detto “questo  è l’orologio per un edizione limitata”.

Poi la forma dell’orologio lo Swatch è fantastica. E’ un icona intoccabile, noi gli abbiamo un pò fatto “la pelle” con il nostro modo di lavorare.

Dall’architettura al design di prodotto al disegno di una collezione? Il passaggio alle scale diverse del progetto come lo vive, quale la appassiona di più ?

E sempre lo stesso: c’è sempre la componente di  gioco e di ironia.

 

 

La ricerca dei primi anni con gruppo Alchimia cosa resta di quelle esperienze, di quegli anni di quelle ricerca?

 

Sai in quel periodo mi guardavo attorno, diciamo che  è stata l’occasione per me e tutti quelli della mia generazione di poter inventare qualcosa di nostro, per farci una specie di avventura professionale diversa da quello che era il design istituzionale. Perché non dimentichiamoci, c’erano già dei grandi design sul palcoscenico.

Questa cosa è stata per noi una grande chance, ma prima ancora di questo, all’epoca dell’università ho cominciato a scoprire questi personaggi che di estrazione erano architetti ma producevano dei progetti più simili all’arte. Ho conosciuto gli UFO e gli Archizoom. All’epoca  stavo molto a Firenze anche se ero studente al Politecnico di Torino.

Mi piaceva l’atmosfera di Firenze tutto era molto più leggero, era bello stare con questi personaggi che ad esempio giocavano a scacchi in Piazza della Signoria… Ho ancora a casa, una cassetta dell’a.n.a.s. che mi aveva regalato Lapo Binazzi. Firenze è stata proprio il luogo dove ho scoperto tutte queste cose.

C’era chi venivano da Londra, chi  dall’America, chi come Pettena andava avanti e indietro… Poi  sono arrivata a Milano e avevo tutto questo bagaglio di esperienze. Mi sono laureata con una tesi su questi argomenti appresi per pura curiosità. In seguito sono stata in Africa per un anno e mezzo, quando sono tornata a Milano, Mendini aveva scoperto la mia tesi e mi ha invitato a Casabella.

E’  poi quando ero qua a Milano ho incontrato questo personaggio catalizzatore, Alessandro Guerriero che con Mendini avevano messo insieme Alchimia. Quindi è stato un pò come  capire cosa fare da grande.

 

 

Se dovesse guardarsi indietro come si immaginava il mestiere del designer e come è diverso da quell’ideale?

 

No, io non ho mai immaginato niente tutto è successo per caso…

Negli ultimi anni si assiste ad un grande presenza femminile nel mondo del design anche se grandi protagoniste ci sono sempre state nel settore lei come vede questa lettura del design donna e trova che ci sia una sensibilità diversa o no?

 

Si ed era ora! io nel mio studio ho un sacco di ragazze molto energiche, brave. In Italia in passato, era tutto un pò maschile nelle aziende del design. C’ erano tutti signori che lavoravano tra maschi, era un pò un giro tra di loro. Ora non è più così…