Walter Swennen: La pittura farà da sé

Pubblicato il Di in Eventi

In occasione della sua prima personale in un’istituzione italiana, Walter Swennen (n. 1946, Bruxelles) presenta alla Triennale di Milano la sua indagine attorno alle basi ideologiche della pittura. La mostra, a cura di Edoardo
Bonaspetti, ripercorre attraverso più di quaranta dipinti realizzati dai primi anni Ottanta ad oggi una realtà espressiva libera e sfuggente, in cui lo spettatore è sollecitato da un’infinita serie di interpretazioni e ipotesi.

Walter Swennen Popeye, 2017 Oil on canvas 67 x 59 1/4 inches (170 x 150.5 cm) Copyright Walter Swennen Courtesy the artist and Gladstone Gallery, New York and Brussels.

Walter Swennen Popeye, 2017 Oil on canvas 67 x 59 1/4 inches (170 x 150.5 cm) Copyright Walter Swennen Courtesy the artist and Gladstone Gallery, New York and Brussels.

Prima di concentrarsi sulla pittura negli anni Ottanta, Swennen si è dedicato alla poesia e alla filosofia. Gran parte della sua produzione manifesta un interesse per le qualità associative del linguaggio: sperimentazioni evocative e collage stratificati popolano le tele e influenzano i titoli delle opere. Questo uso della lingua è intimamente legato al vissuto dell’artista. Da bambino, a causa della Seconda Guerra Mondiale, la famiglia smise da un giorno all’altro di usare il fiammingo per adottare il francese e dopo qualche anno, Swennen non fu più in grado di parlare la lingua madre, condizione che complicò la sua visione del linguaggio come forma di comunicazione e di espressione.
L’artista si forma studiando il pensiero di Sigmund Freud, Søren Kierkegaard, e Jacques Lacan a cui segue un crescente interesse per il lavoro di artisti legati a ricerche attorno alla parola come Bob Cobbing o Marcel Broodthaers. Lettere, frasi e frammenti in inglese, fiammingo e francese iniziano a insinuarsi nelle tele,
fornendo – o eliminando – tracce di narrazioni a favore dell’incoerente, del nonsenso e del mistero. La sua produzione segna un’insanabile frattura con la pittura intesa come linguaggio, mentre le immagini si liberano da ogni tentativo di rappresentazione del reale.

Walter Swennen Bewtie September 15 - October 28, 2017 Installation view: Gladstone Gallery, New York Copyright Walter Swennen Courtesy the artist and Gladstone Gallery, New York and Brussels.

Walter Swennen Bewtie September 15 – October 28, 2017 Installation view: Gladstone Gallery, New York Copyright Walter Swennen Courtesy the artist and Gladstone Gallery, New York and Brussels.

 

 

La riconoscibilità di lettere, parole, figure è un’illusione, un inganno strumentale per spingere lo spettatore in una dimensione la cui ricchezza semantica non può essere chiarita né ridotta ai suoi minimi termini. Forse riconosciamo un disegno in una forma geometrica, una
lettera ci seduce per le aggraziate forme della composizione, una parola per il  suono, pensiamo di leggerle ma in realtà quello che vediamo sono superfici, forme, enigmi che significano sempre qualcos’altro, che ci portano
inevitabilmente altrove. L’artista gioca quotidianamente con gli elementi della pittura, li isola e deforma in un infinito lavoro di composizione e scomposizione senza che un’idea o un piano all’origine lo guidi verso la produzione di
un’immagine. Libero da necessità rappresentative, critiche o ideologiche, Swennen sperimenta con materiali, colori e tecniche, dispiegando ogni possibilità generativa dell’immagine attraverso un processo creativo di regole e parametri
intenzionalmente traditi o disattesi. Idealmente, quando inizia a lavorare a un
tela, Swennen potrebbe creare qualsiasi cosa.
La mostra è stata realizzata con il supporto di Gladstone Gallery, New York/Bruxelles e Xavier Hufkens, Bruxelles.

 

Walter Swennen The Black House, 2017 Oil on canvas 47 1/4 x 39 1/2 x 3/4 inches (120 x 99.8 x 1.8 cm) Copyright Walter Swennen Courtesy the artist and Gladstone Gallery, New York and Brussels.

Walter Swennen The Black House, 2017 Oil on canvas 47 1/4 x 39 1/2 x 3/4 inches (120 x 99.8 x 1.8 cm) Copyright Walter Swennen Courtesy the artist and Gladstone Gallery, New York and Brussels.