Progettare dalla grande alla piccola scala: Arredativo incontra Giorgio Biscaro

Pubblicato il Di in Approfondimenti, Interviste

Al Salone del Mobile, il 2019 è stato l’anno di Euroluce. Tra le aziende che in questi anni si sono distinte per la sua produzione di progetti luminosi, c’è Karman. Azienda nel cuore delle Marche, che dal 2005 crea, con il suo linguaggio talvolta molto ironico e scanzonato, progetti di grande qualità. Una dei nuovi prodotti presentati ad Euroluce 2019 è la collezione Umarell firmata da Giorgio Biscaro.  

Designer classe 1978, Giorgio Biscaro ha alle spalle importanti collaborazioni, soprattutto nel settore illuminotecnico. Per alcuni ha lavorato per Foscarini, successivamente è stato Art Director FontanaArte, azienda per la quale ha continuato a disegnare progetti come la lampada Galapagos. Lo abbiamo incontrato e ci siamo fatti raccontare questo nuovo progetto per Karman, oltre a ripercorrere insieme alcune tappe della sua carriera.

Come è iniziata questa tua collaborazione con Karman?

La collaborazione con Karman è iniziata dopo un workshop organizzato per la scuola in cui sono docente.  Già conoscevo l’azienda, ma nella struttura che ci ospitava per il workshop, c’erano lampade di Karman e il  materiale informativo. Così li ho chiamati e sono stato invitato a disegnare qualcosa.
I loro prodotti sono molto ironici,  un aspetto inusuale per me che sono abituato a disegnare in un ambito meno ironico e  allusivo, però questo è lo spirito del brand. Per me è stato molto stimolante  trovare un’azienda come Karman che avesse voglia di cogliere la sfida di condensare questo loro  spirito, molto poco conformista, in un progetto che comunque deve funzionare, avere caratteristiche illuminotecniche  particolari specie nel mio progetto Umarell ossia su una lampada da parete.

Tu hai esperienza nel settore lampade, ci vuole attenzione particolare nel settore luce?

Si soprattutto per questo tipo di lampade, che sono come delle piccole sculture ma devono funzionare. Ad esempio al fianco letto, lungo il corridoio di hotel sono circostanze in cui la luce  è decorativa ma sono ambiti in cui la luce deve anche essere utile e funzionale e servire all’utente.
Quindi c’è stato un doppio lavoro di progettista e di  poeta… Quello che più da soddisfazione è che con Karman, ci si può spingere oltre su questi aspetti .

Tu hai disegnato anche per Maison 203 una collezione di gioielli, cambiando scala cè bisogno di un’attenzione diversa nel progetto ?

Si sicuramente, nel caso della collezione disegnata per Maison 203 si va al contrario, è un progetto che nasce per poter essere assolutamente poetico, ma che deve stare su un dito, nel caso dell’anello. Questa è la  funzione il resto è decorazione, al contrario delle lampade.
La scala è importante per il  fatto che un gioiello / anello, può esistere in qualsiasi forma, soprattutto per la tecnologia di Maison 203. Nel caso di Karman o comunque delle lampade, ci sono limitazioni elettriche che rendano questo più difficile. Infatti assecondare la miniaturizzazione è sempre necessario per funzionalità, emissione ecc.. non è stato facile questo gioco di scala, determinate per questo tipo di progetti.

Un’altro dei tuoi progetti è SomethingGood, cosa puoi dirci a proposito?

Si è una azienda co-fondata con Zaven e Matteo Zorzenoni e ci ha dato grandi soddisfazioni. Tutto è nato come sperimentazione con il CNA vicentino, era il 2010. Noi designer siamo stati chiamati insieme ad altri 3 designer stranieri  a disegnare con una specifica attenzione all’aspetto produttivo e artigianale ancora prima di che la comunicazione fosse invasa da questa esigenza di mercato .

Abbiamo iniziato a collaborare con loro prima come CNA e poi per vie traverse con aziende produttive. Ci siamo resi conto che dal punto di vista sostenibilità erano claudicanti perciò abbiamo cercato di dargli manforte e così è nata SomethingGood. E’una azienda a tutti gli effetti  ma noi non produciamo niente, abbiamo fatto quello che fa un’azienda, abbiamo fatto gli amministratori del marchio e questo è servito a rilanciare idea che artigianato dovesse entrare nel mondo del design anche di una certa tiratura non solo delle gallerie. Il progetto è ancora in piedi solo che  per nostro statuto non abbiamo esigenze di crescita, possiamo prenderci il nostro tempo per i nostri progetti individuali e ripartire quando vogliamo.

Tournée Giorgio Biscaro per SomethingGood ( giorgiobiscaro.com)

Negli ultimi tempi anche nel design e tra i designer, vediamo un avanzamento dei social network, questa presenza  trovi sia un aspetto da leggere in positivo o in negativo?

Come tutte le cose il fatto che ci sia la democratizzazione del mezzo non è detto che corrisponda ad una elevazione del contenuto e questo è normale. In termini di accessibilità si permette accesso a chi magari non ha preparazione. Io sono per il rispetto dei ruoli ma se sarà positivo o negativo non lo so. Sicuramente sta cambiando l’approccio all’informazione e al progetto, nel senso che si cercano progetti più fotografabili e instagrammabili e questo fa si che si facciano scelte meno rischiose e che ci sia per effetto della globalizzazione di informazione di una sorta di allineamento voluto o non voluto. Secondo me invece  in futuro pagherà uscire da questo ragionamento per tornare a quello che si faceva prima. Quindi rispettare le specificità regionali e culturali. Credo molto nel rispetto della cultura locale per cui io continuo nel mio percorso e vediamo se ho ragione.

Lungo la tua carriera c’è un progetto che consideri il punto di svolta del tuo lavoro?

Più che il progetto lo è stata un’iniziativa. Io da sempre ho deciso di lavorare non solo come freelance, ma anche come interno alle aziende. L’ho fatto per capire cosa vuol dire disegnare non solo per se stessi, per vedere cosa succede in una scatola più grande che segue più regole. Se non è stata una svolta è comunque stato un inizio,  avrei potuto continuare una carriera iniziata come freelance, ma poi ho deciso che era importante avere anche questa dimensione e credo sia stata la mia fortuna. Oggi riesco a dialogare bene con le aziende, ho anche una carriera accademica, che svolgo in parallelamente ma per quello che disegno, vedo che le cose vanno infondo.