Broken Nature: Design Takes on Human Survival, il Padiglione francese della XXII Triennale di Milano 2019

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La XXII Triennale di Milano “Broken Nature: Design Takes on Human Survival”, aperta dal 1° marzo al 1° settembre 2019, a cura di Paola Antonelli – Senior Curator del Dipartimento di Architettura e Design
del Museum of Modern Art di New York e fondatrice e Direttrice del Dipartimento di Ricerca e Sviluppo dello stesso museo – rappresenta un’occasione importante per riflettere su come il design stia evolvendo influenzando tutti gli ambiti delle nostre vite, ma anche sul contributo che può offrire allo sviluppo futuro della società contemporanea.


Broken nature studia lo stato dei legami che uniscono l’uomo all’ambiente naturale, alcuni dei quali sono stati compromessi – se non definitivamente spezzati – nel corso della storia recente. La XXII Triennale sottolinea l’importanza dell’idea di “design ricostituente” e presenta esempi di design in grado di riparare e di ricostruire i legami della nostra specie con i complessi sistemi del mondo intorno a noi e dentro di noi.
Un’attenzione che caratterizza, da sempre l’approccio al design della Francia, che ha accettato l’invito della Triennale a prendere parte alla XXII esposizione internazionale. Il Ministero della Cultura
e il Ministero dell’Europa e degli Affari Esteri francesi hanno affidato la curatela del padiglione Francia a Catherine Geel, storica del design, critica, curatrice e membro del Centre de recherche en Design ENS – Paris Clay, che ha riunito 9 progetti in “De la pensée au visible. Design As A Large Ring”. Nove proposte concrete, prospettiche e urgenti che invitano ad immaginare un nuovo modo di concepire, mettendo l’accento sull’importanza della relazione tra pensiero e progetto, nozione che appartiene ad un certo esprit francese ma anche al design come disciplina.
La sezione francese della Triennale è concettuale e contemplativa. È un padiglione-oggetto, un padiglione-scultura costruito attraverso la muta rappresentazione dei progetti che si sviluppano a partire dalla superficie. Afferma il ruolo vitale del pensiero nel design e l’importanza, in Francia come altrove, della connessione con la parola scritta per comprendere il mondo.


Una proposta che vuole allontanarsi dalle soluzioni miracolose e dal tecnicismo esasperato per mostrare un altro aspetto del design, attraverso la dimensione dell’oggetto che ospita: la superficie vergine, appena costruita, rappresenta il momento in cui nasce il progetto. È fragile e mutevole, esattamente come la Natura investita dalle opere selezionate.
Quando si affrontano progetti complessi riguardanti questioni ambientali e umane, la ricerca deve operare su piani temporali diversi per pensare a trasformazioni future. Questo non cambia la natura della disciplina ma alza la sua posta in gioco, le sue missioni e i suoi metodi. Designer, architetti e urbanisti sviluppano quindi altri approcci – testuali, sperimentali, antropologici, mediatici e digitali – in situ o in laboratorio – per elaborare nuove modalità di progettazione, modificando i paradigmi della produzione. Queste pratiche si basano prima di tutto sulla raccolta di dati, sull’osservazione. Non forniscono beni per il mercato, ma spunti di riflessione per la progettazione del futuro.