10 designer per 10 paia di occhiali: W-Eye Ten – Italian design collection

Pubblicato il Di in Approfondimenti

Gli occhiali sono un accessorio moda molto affascinante: oggetti da indossare pratici, maneggevoli e con una nomenclatura e una funzione ben definita. Forse sono proprio queste alcune delle ragioni per cui i designer sono sempre interessati a misurarsi con questo oggetto. Gli occhiali sono anche un oggetto da collezione spesso assolti a ruolo di segno distintivo per personaggi famosi della moda o della cultura. Pensiamo a Iris Apfel, Karl Lagerfeld o Le Cobusier ma la lista sarebbe davvero lunga.

Qualche tempo fa avevamo raccontato di collezioni di occhiali disegnati da designer e architetti famosi.

Ma recentemente il brand italian W-Eye ha fatto molto di più. In occasione del suo decimo anno di attività ha lanciato la collezione W-Eye Ten — Italian design collection. Una celebrazione di una scommessa imprenditoriale riuscita tra Doriano Mattellone e dei suoi figli e Matteo Ragni, art director di W-Eye fin dalle sue origini.

Coinvolti nella progettazione di questa collezione dieci designer, invitati a disegnare a loro volta un occhiale. Quindi una collezione composta da dieci nuovi modelli firmati da: Antonio De Marco, Odoardo Fioravanti, Diego Grandi, Giulio Iacchetti, JoeVelluto, Chiara Moreschi, Luca Nichetto, Lorenzo Palmeri, Matteo Ragni, Elena Salmistraro.

Occhiali ciascuno con una loro storia progettuale:

“Viewfinder” di Ragni ha una montatura dalle proporzioni calibrate con qualche dettaglio sorprendente. Dei piccoli fori nella giunzione tra astina e lenti che creano una nuova prospettiva, un punto di vista inedito, uno spioncino per mettere a fuoco l’idea che si stava cercando: per inquadrare l’ispirazione e focalizzarsi su quel dettaglio di cielo che altrimenti non saremmo riusciti a cogliere. La struttura interna dei multistrati è composta da tranciati multicolore a ricreare le tonalità dell’arcobaleno, simbolo di pace e di libertà. Il taglio a 45 gradi dell’attacco lente/astina enfatizza questo gioco cromatico aumentando la superficie visibile dello spessore.

Elena Salmistraro per progettare questi occhiali ha usato invece una metodologia primitiva partendo da una sua  foto come metro di misura. Isolando forme e movimenti che interessanti che sono diventati l’anima del progetto. L’osservazione di questo movimento quasi circolare è stato l’inizio. Tonalità naturali e brillanti, che ne esaltano la vestibilità. 

Anche Nichetto crea un occhiale pensato come un abito sartoriale, per adattarsi perfettamente alla forma e dimensioni del suo volto. Esiste in due versioni: in una sono stati privilegiati i toni neutri e scuri nell’altra un accento di rosso colora la parte interna della montatura e delle aste. L’accostamento e combinazione tra legno e alluminio gioca un ruolo importante non solo nella stabilità dell’occhiale ma anche visivamente a livello di dettagli.

Lorenzo Palmeri partendo  dagli archetipi moderni dell’occhiale da sole/vista, crea un occhiale che intende accentuare le dinamiche di espressione, sottolineandole.

JoeVelluto disegna l’occhiale MATCH che nasce principalmente da due riflessioni. La prima è che tutti gli occhiali W-Eye nascono dall’unione (quindi un match) tra due materiali: legno e alluminio.

La seconda riflessione è rivolta all’utilizzo del legno come materiale naturale e quindi facilmente soggetto all’effetto dei quattro elementi. Di conseguenza è venuto spontaneo mettere in relazione il legno con il fuoco, generando una stanghetta/match (in questo caso la parola è utilizzata nel suo altro significato di fiammifero). Questo particolare lo si nota soprattutto quando non si indossa l’occhiale, ma anzi nel momento in cui si toglie.

Ph. Max Rommel

Il progetto di Diego Grandi per W-EYE gravita invece attorno al concetto d’imperfezione.

Come il neo che caratterizza e definisce il corpo o un volto, una piccola interruzione, un gap della montatura, resa possibile dall’anima solida dell’alluminio che conferisce all’occhiale un segno distintivo leggero e al tempo stesso di carattere.

Chiara Moreschi firma invece un occhiale dalla forma  classica, semplice. L’utilizzo di due piallacci accostati dà però un aspetto inaspettato creando una linea netta, un sopra e un sotto, un pieno e un vuoto.

Ph. Max Rommel

Pensando alla caratteristica di W-Eye, cioè l’uso di fogli di legno, accosta due fogli con essenze diverse per ottenere un effetto bicolore che esalta un distacco nella forma, come a ricreare l’effetto di una montatura che lascia nuda la lente nella parte bassa dell’occhiale. Il bicolore è evidente nella parte frontale, ma determina anche un cambio colore sull’asta laterale, che conferisce all’occhiale un altro elemento distintivo.

Il progetto di Antonio De Marco parte dalla scelta di fondere due estetiche differenti nello stesso oggetto: una geometria curva ed una geometria rigorosa. La parte superiore dell’occhiale è fatta di segmenti dritti mentre quella inferiore da una curva morbida e continua. Una sorta di dialogo tra due modi di tracciare linee su un foglio e applicarli a un oggetto fatto per il volto umano. L’occhiale ha sempre una essenza scura e uniforme sulla parte esterna. Questo per aver modo di sottolineare la geometria e il contrasto col viso, oltre che dialogare con le due lamine in alluminio. Mentre la parte interna ha delle essenze più varie, chiare, con note di colore.

“Drop” è l’occhiale di Odo Fioravanti che ricalca un pensiero su come gestire l’attenzione che le persone danno alla montatura. Una forma un po’ “da architetto” ammette una piccola eccezione punk sotto entrambe le lenti. Due piccoli segni simmetrici aggiungono un accento cyberpunk a una forma altrimenti regolare e diventano due piedini quando gli occhiali vengono appoggiati aperti sul piano del tavolo, trasformandoli in uno strano complemento d’arredo.

Il concept del progetto di occhiale di Giulio Iacchetti parte da una riflessione sulla montatura monoscocca in legno curvato e della volta di evidenziare  l’importanza e la centralità del frame. L’idea è quindi quella di una struttura che “ospita” le lenti: non circondando lungo tutto il loro perimetro, ma limitandosi a trattenere per un tratto appena sufficiente a reggerle e lasciarle in posizione. Il risultato è un occhiale di grande personalità, un accessorio coraggioso.

Dieci anni di attività sono un momento importante nella storia di un marchio. Ma lo sono molto di più per un brand come W-Eye, piccola impresa familiare, che ha inventato una nuova categoria di prodotto: l’occhiale di legno e alluminio senza cerniere.

Ma W-Eye Ten — Italian design collection è anche un gesto culturale e sperimentale, simbolo di un modo di progettare in cui l’innovazione nasce da un mix di saper fare, intuizioni e connessioni tra persone provenienti da mondi diversi.

In copertina: Ph. Max Rommel