Design e storytelling: Arredativo incontra Vito Nesta

Pubblicato il Di in Autoproduzione, Interviste

Fin dai suoi primi progetti, Vito Nesta ha portato nel suo design, il valore aggiunto dato dall’unicità di una storia. Omaggi al passato, alla tradizione, alla sua terra e alla famiglia. Lo fece alcuni anni fa,  con la collezione Sartoria in cui gli elementi tipici dell’arte del cucito, conosciuta attraverso la nonna, lo portarono alla creazione di oggetti in ceramica. Con i piatti a forma di bottoni e i vasi come ditali giganti o la lampada Sbarbino, ispirata dal ricordo della barbería dello zio.

In questi anni il suo percorso professionale, lo ha portato a collaborare con varie realtà, realizzando molti progetti di design e interior design. In più nel gennaio 2018  ha preso vita il suo  brand  Grand Tour by Vito Nesta, ispirato agli itinerari che i giovani rinascimentali, appena maggiorenni, compivano per vedere con i loro occhi le bellezze e la cultura che il mondo sapeva offrire. Anche in questo progetto c’è qualcosa di autobiografico, poiché Nesta ha fatto del viaggio una condizione naturale di sé: un’infanzia dalle suggestione venezuelane ricondotte in una masseria pugliese, una giovinezza di ricerca dei colori, odori e visioni lontane, scovate altrove così come nel quotidiano. Risultato sono delle collezioni di piatti, accessori per la tavola, tappeti, cuscini e arredi unici.

Nel 2019 durante la design week, il Grand Hotel et de Milan ha ospitato  Musica da viaggio. Vito Nesta nelle stanze di Giuseppe Verdi, a cura di Annalisa Rosso, sua prima mostra personale. In uno spazio completamente affine alla ricerca di Nesta, che utilizza la memoria come un archivio infinito da cui attingere liberamente per creare un design in dialogo perfetto con la storia, sono state realizzate una serie di installazioni in scala architettonica che giocavano con la gamma cromatica.

Ricerca, colore, decorazione ma anche artigianalità sono quindi i temi cari al designer. Lo testimonia la sua partecipazione al progetto Doppia Firma con la collezione di carta da parati, Villa Mozart  dedicata all’omonima villa progettata da Piero Portaluppi. Queste carte da parati, con dettagli che si richiamano a decorazioni anni Quaranta, sono state interamente dipinte a mano dagli artigiani di San Patrignano per la prestigiosa rassegna milanese .

Omaggio al design del passato, che il designer fa anche nel progetto via Fucini 5, una panca ideata per Tappezzerie Druetta ed esposta alla mostra “interni Milanesi  al London Design Fair 2019. Qui celebra Milano attraverso il rivestimento in raso della panca, che a sua volta richiama il tradizionale pavimento in terrazzo. 

L’attenzione per la decorazione la ritroviamo anche nei lavori sviluppati per Devon & Devon, brand toscano per il quale ha disegnato vari modelli di carta da parati tra cui Botanica, Rio e Casablanca.

Tra le collezioni recenti del designer anche quella con Exto. Per il brand Nesta ha disegnato gli specchi Iride. Si tratta di specchi retroilluminati, quattro oggetti specchianti realizzati con vetri rari, i quali, ispirandosi al concetto di unicità degli occhi, sono ognuno diverso dall’altro (proprio come le iridi) e tutti in edizione limitata.

Ce ne parlò  personalmente lo scorso anno in occasione della presentazione nel Chiostro di San Simpliciano alla Milano Design Week.

Come è iniziata la tua collaborazione con exto? 

In realtà ho sempre seguito e ammirato il lavoro di Andrea Galimberti, le sue intuizioni e il suo lavoro di talent scout. Così ho cominciato a disegnare qualcosa per l’azienda. Il mio desiderio era quello di creare dei pezzi con degli specchi vintage, specchi  fuori produzione con un  sapore retro, da anni 50. Il risultato sembrerebbe un iride o meglio io non ho l’ho pensato in primis, ma presentandolo ci siamo detti “sembra un occhio”. E dunque da li, il progetto ha preso questo senso. Ma principalmente, premettendo che i miei lavori hanno sempre un appeal decorativo,  quello che ho voluto disegnare, erano specchi che volevo funzionassero come tali e avessero un accento un dettaglio con dei colori e dei materiali che facesse sognare e raccontassero storie.

Infatti nei tuoi progetti la componente dello storytelling è sempre presente?

Assolutamente sì. Questi progetti ad esempio sono stati fatti con degli artigiani che si rifanno al recupero di materiali d’archivio, realizzati con materiali appartenuti a vetrai che hanno cessato attività. Così se in un primo momento abbiamo diverse lastre per poter fare vari pezzi quando queste termineranno, si faranno altri colori e altri materiali. Così il progetto potrà diventare anche un modo per fare pezzi unici su richiesta del cliente.

Tu ti sei occupato anche di autoproduzione che ruolo ha nel tuo lavoro?

Più che auto produzioni parlerei oggi di edizioni, perché nel 2018 a M&O ho presentato il mio brand che si chiama Grand Tour by Vito Nesta. Lo presento due volte l’anno a Parigi occasione importante poiché tramite la fiera si riesco a veicolare le mie collezioni.

Cambiando il ruolo da designer a editore dei tuoi progetti, cambia il tuo modo di vedere il design?

Sicuramente mi offre la libertà totale di prendere decisioni che ritengo opportune e questa cosa è fantastica, perché così posso esprimermi come meglio credo. Anche con exto è stato così. E’ uno di quei pochi casi in cui ci siamo trovati perfettamente. Il brand mi ha dato possibilità di esprimermi nel migliore dei modi e gliene sono grato, è stato importante .

Se stato tra i progetti del progetto Horse project evento promosso da Snaitech per celebrare la figura di Leonardo, uno degli eventi più comunicati del Salone 2019 come nata quell’avventura?

Tutto è partito da una richiesta di Cristina Morozzi, che ha assegnato 13 cavalli a 13 designer con appeal decorativo. Io ho contribuito con il mio progetto che si chiamava Prospettiva di Perdimento. Riprendeva il paesaggio che fa da sfondo alla Gioconda. Su un fianco del cavallo  il panorama è stato ripreso fedelmente come nel quadro e mentre sull’altro fianco si vede lo stesso, da un’ altra prospettiva. Il ponte buriano, che nel quadro sta in basso a destra, nella parte opposta è  invece in alto a sinistra, come se lo si vedesse da un altro punto. La prospettiva di perdimento di Leonardo, è questa prospettiva per cui  i soggetti in primo piano sono più nitidi e vanno verso uno sfocato con  toni leggeri degli elementi più lontani.

Assistiamo all’espolosione dei social, sempre più presenti anche nel mondo del design, tu come li vedi?

Io credo che di questo aspetto si possa avere due visioni. Positiva  è quella di poter raccontare i progetti in modo molto più veloce, ma di contro c’è il rischio che possano essere imitati e imitati malamente. Anche se credo  se questo succede significa che abbiamo comunque raggiunto l’obiettivo perché abbiamo detestato l’attenzione e dunque va bene così.