IL DESIGN DELLE COSE: la tripolina

Pubblicato il Di in Approfondimenti

Ci sono invenzioni storiche che con il tempo sono diventate dei prodotti iconici grazie al lavoro dei designer e poi ci sono prodotti nati da sempre proprio come li conosciamo oggi, che hanno mantenuto più o meno inalterate le loro caratteristiche iniziali. Ne abbiamo visti degli esempi parlando della Chiavarina o della Moka.

Proseguendo il nostro excursus sul design delle cose di tutti i giorni oggi parliamo della Tripolina. La seduta pieghevole famosissima nel mondo, con una storia tutta da raccontare.

La tripolina, nasce come seduta da campo. E’ infatti una sedia pieghevole in legno, metallo e tessuto. Si dice che sia stata presentata al grande pubblico all’inizio del Novecento, esattamente nel 1904, alla  Fiera Internazionale di St. Louis. 

 Alcune fonti dicono che sia stata ideata nel 1855 da Joseph B. Fenby e chiamata  inizialmente Fenby Folding Chair.  Il brevetto della sedia e del suo meccanismo risulta però registrato qualche anno più tardi nel 1877. 

La mia invenzione consiste in una seduta pieghevole dalla grande stabilità ed estensione, sia di sedile sia di base, combinata con una grande portabilità.

Joseph B. Fenby

Joseph B. Fenby iniziò a produrre con la sua azienda la Fenby Folding Chair in abbinamento ad uno sgabello coordinato. Ma purtroppo l’azienda cade in bancarotta nel 1879, ancor prima che la sedia venisse commercializzata. Così, dopo averla presentata alla fiera di St. Louis, Fenby cedette la licenza per la realizzazione e la vendita ad alcuni clienti europei.

Il brevetto della seduta incontrò l’interesse di aziende francesi, italiane e americane. Negli Stati Uniti la sedia venne prodotta dalla Gold Medal Inc. un’azienda specializzata in attrezzature militari, da campeggio e mobili da esterno e distribuita da Abercrombie and Fitch che all’epoca era specializzata in abiti ed attrezzature per la caccia, la pesca ed il campeggio. Ciò nonostante i primi usi della sedia sono  in ambito militare da parte delle truppe inglesi nelle campagne di guerra dell’inizio del Ventesimo secolo. In Europa prese nome di “sedia del Generale” ma veniva usata anche per safari, esplorazioni o semplici gite all’aperto . Era molto apprezzata per la sua capacità di rimanere stabile su terreni sabbiosi.

La storia italiana della Tripolina, la vede protagonista nel XX secolo come una sedia prodotta da varie aziende, tra cui l’italiana Viganò che la realizza a Tripoli. La sedia, nata per l’outdoor, veniva usata proprio dai corpi militari nelle campagne di colonizzazione della Libia. E’ proprio in quegli anni che la sedia prende appunto il nome di Tripolina.

Tripolina: le caratteristiche

La Tripolina è una sedia facile da montare e da smontare. Il disegno originale della sedia utilizza una tela di canapa con delle tasche che scivolano sopra la struttura in legno. In più era dotata di una sacca fatta su misura per contenerla e trasportarla. Già dalle prime versioni, la Tripolina poteva essere in pelle o in tela. Le  quattro gambe in legno erano rese mobili da perni metallici. I materiali usati dovranno essere resistenti e  grazie all’ingegnoso meccanismo la sedia  si poteva chiudere.

Legata in un primo periodo al mondo militare negli anni è stata poi riscoperta e interpretata come seduta per esterni grazia al lavoro di vari designer e aziende . Ne è stato modificato il nome e i materiali ma è sempre stato mantenuta la sua caratteristica di seduta pieghevole, leggera e trasportabile.  La poltrona pieghevole Tripolina venne interpretata da Gae Aulenti per Zanotta, una seduta che oggi non più in produzione. Venne ridisegnata da Vico Magistretti per Campeggi, con la sedia Africa anche essa oggi fuori dal catalogo Campeggi.

Tra i progetti  di design derivati dalla Tripolina anche la sedia BKF, nota come sedia Butterfly, concepita a Buenos Aires nel 1938 dal Grupo Austral. Era un collettivo di tre architetti argentini: Antonio Bonet da Barcellona, Juan Kurchan e Jorge Ferrari-Hardoy, da Buenos Aires, tutti assistenti di Le Corbusier a Parigi nel 1937.

Un collettivo di design pronto a indagare sui nuovi orizzonti dell’architettura e dell’urbanistica argentina. La sedia Butterfly è un progetto del 1938. Di questa seduta è stata reintrodotta nel 2008 da Knoll una versione anniversary e limited edition . La sedia  era stata già in catalogo dal 1947 al 1951 perché Hans Knoll decise di includerla.

Tra i più importanti sostenitori della Butterfly c’era Edgar Kaufmann Junior, un architetto il figlio dell’imprenditore che commissionò a Frank Lloyd Wright la creazione del leggendario Fallingwater (la House on the Waterfall) e a Richard Neutra una delle sue ville californiane più suggestive. La passione di Kaufmann Jnr per il pezzo era tale che nel 1940 ordinò che la poltrona venisse inclusa nelle collezioni permanenti del MoMA di New York, di cui era consulente. Nel 1947 Hans Knoll acquisì i diritti sul design e iniziò a produrla con successo come Modello n. 198 per soli quattro anni.

La versione del 2008  della Butterfly chair presenta struttura cromata o acciaio rivestito in bianco o nero, e il sedile realizzato in feltro termoformato. Questo elemento, in particolare, rappresenta la vera innovazione del progetto, perché grazie alla sua lavorazione, diventa una struttura autoportante con il duplice ruolo di seduta e rivestimento. Inoltre, la modellatura laser del tessuto, senza cuciture aggiuntive, consente l’interblocco diretto del sedile e della struttura in acciaio, garantendo comfort ed eleganza.

In  Italia il primo importante omaggio alla tripolina lo si deve a Franco Albini. Il designer nel dopoguerra fu incaricato di progettare a Genova  allestimento di Palazzo Bianco. Nel 1950 in occasione della riapertura al pubblico del palazzo dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale realizzò il famoso e rigoroso alestimento, disegnando uno spazio caratterizzato da linee semplici, materiali industriali e colori neutri. E proprio in  contrasto con l’austerità geometrica degli elementi espositivi, Albini elimina la classica panca ed inserisce la Tripolina al centro delle stanze del museo. Così con Albini la sedia ritorna all’ingegneria ed ai materiali originari ma cambia anche il suo ruolo diventando ora un oggetto di lusso. La struttura in legno di frassino nero  infatti viene sostituita da perni in ottone e la seduta in tessuto viene sostituita da pelle conciata.  Albini reinterpreta  così  la Tripolina e la rende parte dello spazio  museale. 

Tra i brand che di recente ci hanno  portato alla riscoperta di questo classico del design c’è Eligo, il brand lanciato nel 2001 da Alberto Nespoli, Domenico Rocca e Leo Prusick che racconta il mondo dell’artigianato attraverso prodotti di design senza tempo. Tra questi c’è anche la Tripolina,  proposta con seduta di diversi colori in tela o pelle e classica struttura in legno con giunti metallici.