Zucchetti Group: a proposito della nuova immagine dei brand Zucchetti e KOS

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Il 2020 segna una data importante per il marchio Zucchetti il quale, a un passo dal suo centesimo compleanno, entra a far parte di Zucchetti Group, che raccoglie all’interno dello stesso gruppo Zucchetti e Kos. I due brand, continueranno ad agire come realtà distinte ma complementari.

 Il marchio Zucchetti, fin dai suoi esordi è stato un pioniere assoluto nella comunicazione del bagno, grazie alla vivacità dei suoi messaggi: da picchi di ironia insuperabili ai gesti di indiscussa eleganza, le campagne del brand si sono avvicendate efficaci e sorprendenti.

Il neonato Zucchetti Group, non smette quindi di credere nella forza dei segni e delle immagini, decidendo così di rafforzare la sua identità storica e istituzionale rinnovando e precisando i suoi percorsi progettuali e la sua immagine.

Lo fa coinvolgendo un nuovo e articolato team ed affidando l’art direction  a Matteo Fiorini il quale ha lavorato al linguaggio della nuova visual identity e con la consulenza grafica e testuale di Studio Vedèt, le immagini del fotografo Delfino Sisto Legnani e il lavoro di set design di Dimitra Louana Marlanti.

“Elena ed io ci conosciamo da molto tempo e, in fondo, siamo quel che si dice degli “esperti del settore”. Il che è un bene, ma anche un limite. Infatti, quando ho preso questo incarico, ho capito abbastanza rapidamente una cosa: servivano “occhi nuovi”. Elena ha accolto al volo la sfida. “ racconta Matteo Fiorini parlando di questa nuova sfida “Ci trovavamo a lavorare con due brand: Zucchetti, da una parte, con una storia prestigiosa di pensiero progettuale e spirito imprenditoriale, e Kos, dall’altra, che negli ultimi 25 anni è stato uno dei protagonisti nell’interpretazione del wellness applicato al mondo del design. Ciascuno dei due marchi aveva una peculiarità, dunque, che andava ridefinita come identità. E occorreva rimarcarla sia in termini estetici, sia di racconto, che naturalmente sono due aspetti complementari. Ecco, allora, la cosa che ci è sembrata più ovvia è stata costruire un progetto strategico basato sulla coralità, nel quale ogni voce, con le proprie qualità, potesse valorizzare e far evolvere un’idea iniziale.”

Elena Zucchetti parlando di questa nuova fase del brand:  “La nostra azienda è arrivata al traguardo dei novant’anni e questa si è presentata sicuramente come l’occasione per riflettere sulla nostra identità, nonché sulle scelte future. Arrivati a questo punto ci siamo chiesti: cosa significano per noi questi nove decenni?

Innanzitutto avere alle spalle una lunga storia che non può essere trascurata e che, nel nostro caso, è costruita da tre generazioni della famiglia Zucchetti. Significa, inoltre, aver maturato un background di esperienze e progetti che potrei definire “iconici” e che ci hanno contraddistinto. Certamente tutto questo porta un considerevole bagaglio di conoscenze. Significa però anche essere sempre pronti a rimettersi in gioco.

Eccoci qui, alla soglia di questi primi novant’anni abbiamo sentito l’esigenza d’intraprendere nuove collaborazioni: a cominciare da una direzione artistica che, insieme a noi, provasse a rileggere e raccontare in chiave inedita la nostra storia, ponendo le linee guida di domani. Nel giovane talento di Matteo Fiorini abbiamo trovato il giusto interlocutore.”

I nuovi prodotti in collezione Zucchetti sono il risultato delle nuove collaborazioni: Helm, linea di rubinetti dell’architetto David Lopez Quincoces e Medameda di Alberto e Francesco Meda. Un nuovo rubinetto, monocomando o tradizionale, oggetto “rassicurante” e versatile, la cui forza si apprezza nel sottile, quasi impercettibile, evolversi delle forme l’una nell’altra. 

Nell’universo Kos, per cui il mondo dell’outdoor e del wellness rimangono cruciali, accanto agli idromassaggio e alle grandi iconiche vasche in acrilico e solid surface, nascono nuovi progetti ideati da giovani designer internazionali. A inaugurare questa nuova fase di collaborazioni, gli italiani di studio Zaven e gli statunitensi di Visibility, con due progetti/oggetti che portano novità assoluta nel catalogo KOS, rivoluzionando dimensioni e forme di due proposte capaci di attualizzare il linguaggio del marchio senza tradirlo.

“Dal punto di vista della progettazione del prodotto, abbiamo cominciato coinvolgendo designer come Alberto e Francesco Meda, David Lopez Quincoces, Studio Zaven, Visibility. Ma non ci potevamo fermare al prodotto perché, come detto, ogni cosa deve andare assieme, e così abbiamo cominciato una felice collaborazione con Studio Vedét, per la grafica, e l’agenzia PS, per la comunicazione.” racconta Fiorini “ Il dialogo tra PS e la nostra azienda ci ha condotto a incontri inaspettati, fino a coinvolgere persone provenienti dagli ambiti più diversi, dall’arte all’architettura, dalla moda al design meno consensuale, che hanno portato una grande ricchezza di punti di vista. E quindi, quando si è trattato di formare una squadra che potesse realizzare la nuova, importantissima campagna d’immagine per Zucchetti e per Kos, abbiamo trovato in Dimitra Louana Marlanti, per il set design, e in Delfino Sisto Legnani, per la fotografia, gli attori più adatti. “

Delfino Sisto Legnani fotografo del progetto di comunicazione racconta: “Entrambi, io e Dimitra, avevamo traccia nella memoria (e ne eravamo molto affascinati) dell’iconica pubblicità degli anni Ottanta con l’idraulico. Questo è stato per noi l’elemento catalizzatore, perciò abbiamo deciso di partire da lì per creare una soluzione contemporanea.”

“Sì, la scena si svolgeva in uno spazio cubico completamente piastrellato, che ricordava i tipici bagni dell’epoca, e l’idraulico protagonista dello spot cercava di tenere sotto controllo le improvvise fuoriuscite d’acqua, simili a fontane, tappandole con dei rubinetti Zucchetti.”  Ricorda Louana Marlanti  “È da lì che è nata l’idea delle piastrelle: e sono diventate l’elemento chiave per raccogliere riferimenti più o meno vicini che ci hanno condotto, ad esempio, a esplorare il mondo del radical design e di Superstudio. Per Kos, invece, abbiamo scelto un approccio più soft, focalizzandoci sulla forma dei prodotti e lavorando su composizione e luce.

“È indubbio”, conferma Fiorini  “che la pubblicità televisiva dell’85 ha fatto entrare Zucchetti nell’immaginario collettivo di diverse generazioni. Inevitabilmente ci siamo trovati d’accordo nel voler “rendere omaggio” a quel modo e quella visione anticipatrice: perché un’azienda “del bagno” che fa pubblicità in TV negli anni Ottanta era un fatto inedito. Quindi è stato ripreso l’elemento della piastrella bianca, che diventa griglia, per trasformarla successivamente in oggetto totemico o micro-architettura.

“Esattamente” commenta Delfino Sisto LegnaniE una volta individuati i totem come set intorno ai quali girare, ci siamo lasciati sedurre dalle griglie e dagli angoli, generati da piastrelle e fughe scure. Il resto è un lavoro di luce, molto forte e ben definita, e composizioni strette e radicali.”

In un interessante dialogo tra creativi, Dimitra Louana Marlanti chiede a Matteo Fiorini, “posso chiederti come hai reagito alle nostre proposte?”

“Ho trovato rivelatorio vedere quanto lontano abbiate portato i riferimenti iniziali: era importante analizzare i brand e la loro storia, in un primo momento, ma poi bisognava guardare in altre direzioni.” dice. “Il mondo del bagno (come tutti gli ambiti che reiterano un segno o un percorso di comfort) ha bisogno di queste contaminazioni esterne: ma allo stesso tempo è importante mantenerle esterne e non farle “entrare troppo dentro al sistema”. Un equilibrio che va coordinato costantemente.”

 “E credi che questo approccio sia applicabile attraverso altri strumenti o su altri canali; e in che modo? “chiede Delfino Sisto Legnani.

“Lo vedo applicabile ovunque e con ogni strumento. Siamo in un momento di grandi e veloci cambiamenti nelle dinamiche della comunicazione, mi riferisco in particolare all’impatto del digitale che si è fatto sentire ancora di più nel contesto dell’attuale pandemia” afferma Matteo Fiorini 

“Credo che questo approccio valga a diversi livelli: tanto per l’analogico quanto per il digitale. Ma, in particolare, ciò che questa prima esperienza mi conferma è che l’incrocio di creatività diverse porta sempre a qualcosa di nuovo. È generativo, perché implica l’accettazione dell’altro e la messa in gioco delle proprie singole specificità: come se fosse un concerto dove s’incontrano e si accordano strumenti, suoni, tempi e anche silenzi in un’unica armonia.

Photo credits: Delfino Sisto Legnani