I quaderni di Giancarlo De Carlo

Pubblicato il Di in Eventi

In occasione del centenario dalla nascita, Triennale Milano presenta I quaderni di Giancarlo De Carlo, prima mostra di una serie dedicata alle figure più rappresentative del mondo del progetto. In mostra i quaderni di Giancarlo De Carlo (1919-2005) – architetto, urbanista, teorico dell’architettura e accademico italiano – finora mai esposti al pubblico, redatti in forma di diario che il Maestro inizia a tenere in modo sistematico dal 1966, in occasione del primo viaggio negli Stati Uniti, fino al 2005.

Il termine “diario” in questo caso tuttavia è inappropriato, si tratta infatti di 16 quaderni, custoditi e trascritti dalla figlia Anna De Carlo, che costituiscono un vero e proprio archivio privato, redatto nell’arco di 39 anni con grande cura dei testi e attenzione grafica.

La mostra restituisce uno spaccato dei temi affrontati nelle annotazioni dei quaderni di Giancarlo De Carlo – riflessioni personali, resoconti di viaggio, appunti progettuali e rapporti con amici e colleghi – evidenziando la corrispondenza speculare tra l’archivio privato e gli archivi pubblici di De Carlo – l’archivio di studio, custodito presso lo IUAV di Venezia, ma anche la rivista Spazio & Società, Progetto Kalhesa, le pubblicazioni per Il Saggiatore e l’ILAUD.

Pagina dopo pagina, il tratto inconfondibile della calligrafia di De Carlo, la presenza di schizzi, la scelta e l’utilizzo di supporti differenti per la scrittura, l’utilizzo ossessivo del collage e del “pop up” danno vita a un vero e proprio progetto grafico, a cui viene dedicato ampio spazio in mostra. Su una grande mensola che corre lungo le pareti dello spazio espositivo sono presentati gli esemplari originali dei quaderni e una selezione di estratti, cui sono associati, come note visive, materiali provenienti dagli archivi.

Una raccolta di riproduzioni delle pagine più interessanti è presentata in forma di pubblicazione a disposizione del pubblico. Inoltre da una postazione sono recitati ad alta voce, dal vivo, a cadenza regolare dei passaggi tratti dai quaderni. Al centro della sala, il salotto di Casa Sichirollo – realizzata da De Carlo per se stesso e gli amici Livio e Sonia Sichirollo a Romanino nei pressi di Urbino sul finire degli anni Sessanta – è rievocato, stilizzato e trasformato in supporto allestitivo dinamico che va a creare uno spazio di seduta, modulare e componibile, ideale per la fruizione del materiale esposto e in grado di accogliere incontri e lecture.

L’obiettivo della mostra è raccontare a un pubblico ampio, non solo agli addetti ai lavori, un grande Maestro dell’architettura attraverso le sue stesse parole: “Quando anni fa sono andato a Roquebrune per vedere lo studiolo che Le Corbusier si era fatto nell’ alberghetto dove andava in vacanza, ero rimasto soprattutto colpito dalle fotografie ingiallite e dai ritagli di giornale che l’albergatrice aveva puntato alle pareti dell’ingresso.

Si vedeva il personaggio mitico ben noto per orgoglio e arroganza sfrontato che giocava a carte o a bocce con la gente umile del paese, che seduto ad un tavolo al sole beveva una limonata, che usciva dal mare – con le gambe curve e i fianchi un poco cadenti – e si asciugava al sole. Era diventato umano e si capiva che spesso era stato gradevole perché era profondamente buono. La bontà, dopotutto, esige molto rigore e perciò può essere scostante e qualche volta – per chi non riesce a sopportare il peso – cattiva.” (Lettera di Giancarlo De Carlo a Lica Steiner, Milano 28 febbraio 1986)