Al Vitra Campus nasce il giardino di Piet Oudolf

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A maggio al Vitra Campus di Weil am Rhein è iniziata la realizzazione di un giardino a cura del progettista olandese Piet Oudolf. Purtroppo per la fioritura completa bisognerà pazientare ancora un po, ma nell’arco di pochi mesi si potrà finalmente avere un’idea di questa composizione artistica vegetale.

Il 75 enne olandese è considerato il precursore di un’intera generazione di progettisti del verde che, alla fine degli anni Ottanta hanno iniziato a mettere in discussione la prassi corrente, ritenendo la tradizionale architettura paesaggistica troppo ornamentale e troppo dispendiosa in termini di lavoro e risorse. Tali progettisti puntano pertanto su piante pluriennali spesso auto-rigeneranti, arbusti perenni, erba, cespugli e fiori di campo, a lungo trascurati come piante da giardino nonché su una disposizione anticonvenzionale della vegetazione. Oudolf non si considera il fondatore di un movimento. “Lascio che gli altri vedano in me ciò che vogliono; per alcune persone sono semplicemente un giardiniere” fa notare con aria serena. Un giardiniere al quale però , negli ultimi anni, è stata affidata la creazione di parchi pubblici in  tutto il mondo tra cui incarichi per la galleria Hauser & Wirth Somerset, le Serpentine Galleries o la Biennale di Venezia, e che con la High Line di New York, ha stimolato un nuovo dibattito sul giardinaggio in città.

Nei primi decenni di sviluppo del Vitra Campus, l’architettura del paesaggio non costituiva una priorità. Solo con il collegamento tra la parte nord e la parte sud del Campus e con i progetti di Alvaro Siza e Gunther Vogt, sono stati eseguiti interventi di tipo paesaggistico. Con il giardino di Piet Oudolf ,il Campus acquista ora una nuova dimensione e offre ai visitatori una nuova esperienza.

Ciò che accomuna tutti i progetti di Oudolf è l’idea di un paesaggio che, pur non apparendo selvaggio e naturale, non potrebbe esistere in quella forma senza un’attenta progettazione e una cura meticolosa. Oudolf, gioca con una concezione della vegetazione che colloca all’interno della società.

“Cerco in effetti di tradurre le fantasie delle persone in realtà”, dichiara. I suoi giardini sono infatti tutt’altro che selvaggi. Al contrario  presta molta attenzione all’equilibrata composizione e alla community, come lui stesso la definisce di piante con punti deboli e di forza differenti e tempi di fioritura e cicli di vita divergenti, in modo che i suoi giardini offrono un’esperienza sensoriale per tutto l’anno, dando altrettanto rilievo sia alla stagione decadente che a quella rigogliosa.

Ciò prevede una minuziosa organizzazione, oltre a un rigoroso calendario e a un intensa ricerca delle piante corrette e dei possibili fornitori. Richiede anche uno schema di messa a dimora, uno schizzo che nel caso di Piet Oudolf sembra già di per sé un’opera d’arte. Lo dimostra il disegno alla base del progetto ideato da Oudolf per Vitra Campus. Il progetto prevede uso di 30000 piante tra cui varietà dai nomi misteriosi come Persicaria amplexicaule Alba Echinacea pallida Hula Dancer o Molinia Moorhexe . Tali piante formano lo scheletro del giardino che rinuncia a strutture edificate e non funge da elemento decorativo per l’architettura circostante, bensì la integra e le dona una nuova prospettiva, come sottolinea Oudolf. Il giardino deve spostare l’attenzione dei visitatori dagli edifici al terreno e metterli in una condizione di ispirante disorientamento. Si passeggia perciò tra le piante, lungo un percorso labirintico: inutile cercare una rigorosa geometria con le linee rette e un punto focale. “Vorrei che le persone si perdessero nel giardino anziché limitarsi ad attraversarlo” afferma  Oudolf , che ritiene fondamentale che i visitatori dei suoi giardini percepiscono la stessa sensazione da lui avvertita: un’esperienza al tempo stesso emozionale ed estetica.

Le piante per Piet Oudolf, sono molto più che una materia organica con cui il paesaggista , ex barista e pescivendolo decora i suoi giardini. Il suo rapporto con il mondo vegetale, come lui stesso precisa, rasenta l’ossessione. Vanta le conoscenze di un botanico, ma le utilizza come un regista di teatro. “Le piante sono per me personaggi che possono utilizzare e comporre in base al loro aspetto e al loro comportamento; ognuno recita a proprio modo ma alla fine ne scaturisce un’opera di grande suggestione”.

Se le condizioni atmosferiche e le circostanze globali giocheranno a favore , si potrà assistere ai primi risultati delle prove generali di questo teatro floreale presso il Vitra Campus già a partire da settembre. “Sarà comunque solo l’inizio di qualcosa” precisa Oudolf. “Non faccio un quadro da appendere alla parete. Semmai, creo un dipinto che lascia crescere e mutare