Nuovi progetti design per vivere il mare post Covid

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Da tempo si parla delle architetture galleggianti come una nuova frontiera del costruire. Strutture che nascono in mezzo all’acqua ed esprimono tutto il loro fascino. Negli ultimi anni, si è parlato anche di città galleggianti come Floating City, la prima città galleggiante che avrebbe dovuto essere realizzata nella Polinesia Francese. O di Oceanix City, il progetto promosso dalle Nazioni Unite per una città galleggiante ispirata all’economia circolare e agli obiettivi di sviluppo sostenibile, ideata dallo studio di architettura Bjarke Ingels Group -BIG che dovrebbe essere costruita entro il 2030. 

Il tema del vivere sull’acqua è quindi di grande attualità. Sebbene in una dimensione diversa, il concetto di utilizzare strutture galleggianti è stato recentemente  ripreso e reinterpretato, in due progetti che vedono protagoniste le piattaforme galleggianti. Mezzi utili per poter vivere in tranquillità il mare, in questo periodo post- pandemico. Come ISOLA.TI , il progetto sviluppato da 4 giovani architette. Si tratta di piattaforme galleggianti, una sorta di isole appunto, di dimensioni 3 x 3 m. Ogni isola è ancorata al suolo ed accessibile grazie a piccole imbarcazioni, che dalla riva raggiungono la piattaforma scelta oppure raggiungibili a piedi in caso di acqua bassa.

Tre sono le tipologie di queste isole galleggianti: la più semplice è priva di ogni arredo o copertura, le altre due invece prevedono un comfort più elevato con la possibilità di aggiungere lettini, poltrone ed elementi di copertura di vario genere. 

“Lo scopo primario è recuperare quei posti persi in spiaggia dagli stabilimenti balneari a causa del distanziamento imposto dal Covid o incrementare la capienza di spiagge di dimensioni ridotte. Ma non solo, anche integrare quei luoghi più o meno inaccessibili per natura, come le scogliere, punteggiare i laghi balneabili e sfruttare i litorali caratterizzati per la maggior parte da acqua bassa. Pensiamo ad esempio a contesti come la costa ligure, il litorale livornese o il Lago di Garda. Negli ultimi anni la saturazione delle spiagge è diventata un problema reale, per questo, vista la situazione attuale, potrebbe essere il momento giusto per riscoprire ognuno la bellezza della propria Regione. In particolar modo, nel caso di Regioni che non sono bagnate dal mare, sarebbe finalmente l’opportunità di apprezzare laghi e bacini balneabili che, grazie a a delle nuove “isole”, potrebbero diventare più attraenti e più facilmente usufruibili.”  affermano le progettiste.

La struttura delle piattaforme è pensata in compensato marino o similare, rivestita da listelli di legno o wpc e sostenuta da cubi galleggianti sostenibili realizzati utilizzando una parte di plastica seconda vita. Ogni piattaforma è pensata per essere personalizzata in base alle richieste del cliente, e può accogliere 2/3 persone, ma in caso di famiglie più numerose è possibile unire due o più moduli.

 “Isola.ti” può sembrare un’idea semplice in relazione alla sua forma e alla sua natura, ma questa semplicità è proprio la sua forza: la piattaforma non ha la pretesa di proporsi come una novità assoluta, ma di essere un’architettura immediatamente percepibile, in linea col suo tempo: in questo momento in cui è necessario creare nuove postazioni, l’isola” viene in aiuto. Inoltre, terminata questa fase drammatica, l’unione delle varie isole e la loro trasformazione in “isolati” andrà di pari passo con il recupero del valore dello stare insieme.” raccontano le architette a proposito di ISOLATI.

Una qualità di questo progetto, come abbiamo detto, è la flessibilità, per cui i pezzi del puzzle, nella fase giusta, cioè quando si potrà tornare ad apprezzare la bellezza della condivisione, potranno essere assemblati in due o più piattaforme. Del resto i Paesi del Nord Europa, da sempre attenti alla filosofia green, hanno dimostrato, già molto prima del coronavirus, che progetti del genere non solo funzionano da un punto di vista tecnologico, ma sono fortemente apprezzati dalla popolazione, diventando poli aggregativi che aprono la possibilità di vivere in maniera sostenibile e in linea con la natura.

LIDO è invece il progetto firmato dallo studio Evastomper di Milano.  

Anche in questo caso si tratta di un progetto nato sotto la spinta creativa generata dal lock down e dal bisogno di ripartire guardando il futuro in modo positivo e propositivo.

Si tratta anche questo caso di piattaforme per bagnanti dal gusto retrò, declinate in vari colori e dimensioni. Isole, circolari o dalle forme sinuose che si adattano ai litorali che le vorranno accogliere, più o meno grandi e più o meno accessoriate, su cui trascorrere un’intera giornata al mare.

I materiali anche in questo caso, sono naturali e principalmente in legno da esterni. Laddove si predilige la versione colorata riprende le tonalità che richiamano i toni pastello e vintage delle spiagge e dei lidi all’italiana.

Attenzione anche al rispetto  per l’ambiente, poiché LIDO utilizza materiali riciclati, come barili a cui ridare seconda vita trasformandoli in galleggianti, perché come affermano i designer “se c’è qualcosa che avremmo dovuto imparare negli ultimi mesi è la potenza di Madre Natura, è l’urgenza di restituire all’ambiente il rispetto che merita.”

Le piattaforme propongono: per i più radical la dotazione base, con scaletta e contenitore impermeabile per mettere al riparo i propri oggetti; per chi ama il comfort la scelta si amplia e, a proprio piacimento, si può richiedere ombrellone, in tessuto o paglia, lettini, batteria ricaricabile, piccolo frigo e altro ancora.

Insomma, ecco due risposte alla voglia di mare due risposte belle e concrete al  bisogno di ripartire verso nuovi orizzonti e nuove prospettive.