Nuovi spazi di relazione: luogo di processi, esperienze interiori e crescita collettiva

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L’essere umano nella sua individualità, cioè nello scoprire chi è e qual è il suo ruolo all’interno di un collettivo deve operare una separazione, una distinzione dall’altro e questo può realizzarsi proprio grazie alla percezione dei propri confini. Confini primariamente corporei e poi spaziali. Quando parliamo di spazio in prima istanza è sempre il corpo che stabilisce le coordinate, le direzioni, la vicinanza, la lontananza e di conseguenza le esperienze sensoriali. Come ben sanno gli psicoterapeuti il “setting”, inteso come contesto spaziale utilizzato, è una delle attenzioni da sviluppare per fluidificare la relazione intersoggettiva.

Fonte: http://www.ddarcart.com/ 

La realtà fisica che ci circonda ha un forte valore percettivo e condizionante per cui non è mai neutra nelle scelte soggettive e collettive. Lo spazio è sempre attore e motore di dinamiche nelle quali si esprimono emozioni, si elaborano percorsi e si metabolizzano processi. Lo spazio ufficio è da sempre uno spazio dicotomico dove si alternano momenti di isolamento operativo e momenti di condivisione collaborativa, in altri termini tempi di elaborazione dei dati e tempi di consegna degli stessi trasformati in informazione. 

Nel modello della piramide della conoscenza vengono utilizzati quattro stati conoscitivi (dati, informazioni, conoscenza, saggezza) nell’ambito dei quali il singolo individuo effettua le sue relazioni e fa le sue esperienze per arrivare al grado di conoscenza e, se le cose hanno funzionato bene nel percorso, arrivare anche al massimo grado: la saggezza. In termini di dinamiche lavorative la saggezza si traduce in capacità di prendere decisioni adeguate. In questo quadro generale la relazione intersoggettiva è l’anima del “trasformare” le informazioni in conoscenza, ma soprattutto in cosciente capacità operativa di scelta. Se nel piano dicotomico la parte di elaborazione individuale dei dati può esser svolta in uno spazio intimo e personale il resto del processo di conoscenza deve per forza di cose essere assieme agli altri. Da qui l’esigenza di creare spazi lavoro incentrati nel “fluidificare” lo scambio di valore interpersonale. A partire da questo assunto il tema progettuale che gli architetti devono sviluppare si ramifica in analisi dettagliate sulle tipologie di relazioni tipiche del contesto aziendale. 

Ogni realtà ha bisogni relazionali diversi ed intercettare la vera anima significa portare il gruppo a livelli di saggezza diffusa e dunque a capacità decisionali elevate. Relazioni veloci, o informali, o di accoglienza, o di formazione sono solo alcune tipologie di condivisione delle informazioni, le quali a loro volta esprimo un’esigenza di spazi di relazione adeguati. Ecco allora che gli uffici si trasformano in salotti, in agorà, in giardini, in spazi multimediali popolati da persone attive e partecipi. Il compito del progettista diventa sempre più centrale e delicato, un ruolo prodromo non solo al cambiamento formale degli spazi, ma esistenziale delle persone. Per raggiungere così alti obiettivi sono necessarie conoscenze e competenze che spaziano dalla sociologia alla psicologia, dall’organizzazione aziendale alla conoscenza degli strumenti informatici senza mai dimenticare il senso pratico all’estetica. 

Fonte: https://archello.com/

Il complicato quadro storico mondiale potrebbe suggerire un rallentamento e un’attesa di riflessione esistono invece espressioni di entusiasmo e di ricerca creativa, come sempre accade nei momenti di svolta epocale, dove i segreti della resilienza propositiva cioè pazienza, studio e perseveranza, sono i potenti propulsori della ripartenza.

“È il cambiamento, il cambiamento continuo, il cambiamento inevitabile, che è il fattore dominante nella società odierna.” 

Isaac Asimov