Gillo Dorfle: Abbecedario

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ADI Design Museum presenta la nuova esposizione a cura dell’Associazione Culturale Gillo Dorfles, che espone un abbecedario unico, realizzato negli anni ’50 per i nipoti Piero e Giorgetta. Quarantadue disegni che rivelano un Gillo pedagogico, divertente, ironico, ma anche sorprendente.

“Educare con l’arte”. Forse Gillo si era ispirato a questa massima di Herbert Read quando ha pensato di sollecitare la curiosità di noi nipoti disegnando questo abbecedario, anche se, pur piccoli, in parte sapevamo già districarci con la lettura”, scrivono Piero e Giorgetta Dorfles “I significati di riferimento sono un campionario di animali, nomi e aggettivi spesso di uso non comune. Ma Gillo, più che avere progetti didattici, tendeva a mettersi al nostro livello, divertendosi, provando con noi i giochi che portava dai suoi viaggi, e sfidandoci sul piano della creatività. Dopo aver tracciato il contorno a penna del soggetto, spesso ci invitava a completare i suoi disegni con i colori a pastello, e a inventarne i nomi.”

“Credo che l’inganno che sottintendeva questo modello un po’ bizzarro di percorso pedagogico comprendesse una sfida a impadronirci, oltre che degli strumenti che sono alla base della scrittura, di un vocabolario molto più ricco e originale di quello degli abbecedari scolastici. E anche di infettarci con il germe dell’ironia, visto che questi personaggi non avevano niente di serioso e si ispiravano piuttosto alla vena caricaturale che molto spesso ha improntato la produzione pittorica di Gillo.”

Quando Pinocchio deve andare a scuola, protesta: “Mi manca il più e il meglio”. “Cioè?”, chiede perplesso Geppetto. “Mi manca l’abbecedario”. Geppetto per comprarglielo è costretto a vendere la sua vecchia casacca

di fustagno, Pinocchio lo copre di baci e corre verso il paese. Strada facendo, tra sé, dice: “Oggi alla scuola voglio subito imparare a leggere, domani poi imparerò a scrivere e domani l’altro imparerò a fare i numeri”.

Oggi la precoce alfabetizzazione digitale dei bambini ha fatto dimenticare quanto fosse importante, una volta, l’abbecedario. Ma se ci fosse bisogno di spiegare a cosa serviva, Le avventure di Pinocchio ce lo spiegano benissimo. Saper compitare le lettere dell’alfabeto, però, conoscere i numeri arabi necessari per usare il sistema decimale, non è sufficiente a farci diventare padroni del processo intellettuale che ci permette di trasformare quei segni, che da soli sono aridi e muti, nei simboli che, in modo del tutto astratto, messi in sequenza possono diventare parole, frasi, discorsi, operazioni, espressioni, equazioni.