Padiglione del Portogallo alla 17. Mostra Internazionale di Architettura

Pubblicato il Di in Eventi

Il Portogallo partecipa alla 17. Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia con il progetto In Conflict, a cura del collettivo depA architects, commissionato dalla Direzione Generale delle Arti, sulla base di un concorso pubblico, e realizzato dal Ministero della Cultura del Portogallo con il supporto di Fondazioni e Partner Istituzionali.


In Conflict, ospitato a Palazzo Giustinian Lolin, sede della Fondazione Ugo e Olga Levi, vuole rispondere direttamente a “How will we live together?”, la domanda lanciata da Hashim Sarkis, il curatore della Biennale
Architettura 2021: l’obiettivo è apprendere dai processi che concretizzano la problematica dell’abitare, caratterizzati dal conflitto. Tali processi derivano dall’azione di forze opposte che sono contrassegnate dal dissenso, implicito nella pluralità dello spirito democratico.

L’architettura è intesa come processo trasformativo e politico: In Conflict si apre con la Rivoluzione dei Garofani del 1974 e arriva fino ai giorni nostri, e racconta lo sviluppo di sette processi abitativi portoghesi, ampiamente
controversi e creatori di dissenso. La mostra rivisita i progetti delle torri del Bairro do Aleixo, Porto; il complesso residenziale Cinco Dedos a Chelas, Lisbona; il progetto SAAL Algarve di Meia Praia, Lagos; la proposta di riconversione del cantiere navale di Margueira – L’Elipse, Almada; il piano di costruzione di Aldeia de Luz, Mourão; la riqualificazione di Ilha da Bela Vista, Porto; la ricostruzione delle abitazioni distrutte dagli incendi del 2017, a Figueiró dos Vinhos, Pampilhosa da Serra e Pedrógão Grande.

Questi casi emblematici, amplificati dalla grande risonanza mediatica, fanno da guida lungo tutto il percorso espositivo, inglobando nel racconto gli scontri che permangono nella memoria collettiva. Tali processi sono momenti importanti per comprendere la disciplina dell’architettura nella sua dimensione fisica e sociale. Parallelamente ai sette casi messi in evidenza, la mostra presenta altri ventuno processi architettonici, simili a questi per problematiche, scala e modalità d’azione: si costruisce così, un panorama allargato e trasversale dei primi 45 anni della democrazia lusitana, attraverso il loro riflesso nell’architettura portoghese.
Il progetto espositivo – ospitato al piano nobile di Palazzo Giustinian Lolin – supporta questa lettura speculare a partire dall’uso dello specchio, qui inteso come dispositivo in grado di creare uno spazio eterotopico tra l’apparente fatalità del reale e la volontà utopica. La scenografia non intende neutralizzare l’atmosfera esistente all’interno delle sale del
palazzo, ma vuole definire una relazione caleidoscopica che rompe la configurazione spaziale e va a sovvertire la lettura degli ambienti – caratterizzata da dipinti, tessuti, ornamenti, carta da pareti e specchi originali – creando un spazio dove questo non esiste.


Oltre alla mostra, l’agenda di In Conflict comprende anche una serie di nove dibattiti – sei dei quali sono stati organizzati tramite Open Call – che avranno luogo nel Palazzo della mostra, a Venezia; presso la galleria Mira Forum, a Porto; presso il Palazzo Sinel de Cordes, a Lisbona, sede della Triennale di Architettura di Lisbona e online (il calendario è disponibile su www.inconflict.pt). Gli eventi amplieranno il dibattito pubblico sulle tematiche che la mostra apre alla discussione; saranno multidisciplinari e plurali, e rappresenteranno uno strumento di apprendimento comune. Tre dei dibatti che si svolgeranno in presenza saranno coordinati e moderati dai team di Fernanda Fragateiro e Jorge Carvalho, a Venezia; di Ana Jara e Miguel Cardina, a Porto; e di Anna Puigjaner e Moisés Puente, a Lisbona.
I sei dibattiti selezionati tramite Open Call sono organizzati e moderati da Gennaro Giacalone, João Romão e Margarida Leão; Bernardo Amaral e Carlos Machado e Moura; Patrícia Robalo – online, mentre gli eventi che si terranno in presenza saranno moderati da Bartlebooth, a Venezia; da Samuel de Brito Gonçalves, a Lisbona; da Francisco Calheiros e Maria Trabulo, a Porto.
Il tavolo dove si terranno i dibattiti (al piano terra del Palazzo) completa la scenografia della mostra. In quanto simbolo degli spazi per la riunione e la discussione, luoghi di conflitto pubblico dove l’architettura si include e funge da mediatrice, tale postazione accoglierà gli incontri con la promessa di radunare gli attori della trasformazione del territorio e della progettazione delle città.


Come evidenziano i curatori: “In Conflict cerca di ripensare il ruolo dell’architettura come disciplina artistica, pubblica, politica ed etica. Nell’impossibilità di risolvere tutte le contingenze, è importante pensare a come creare luoghi dove tutti possano trovare spazio nel dibattito, nell’attesa di realizzare il progetto di un futuro comune”.
Il Padiglione del Portogallo è stato commissionato dalla Direzione Generale delle Arti e ha il sostegno della Fondazione Millennium BCP, Aicep Portugal Global, CIN, Trienal de Arquitectura de Lisboa, Mira Forum, Casa da Arquitectura.