Gae Avitabile: storia di un viaggio attraverso i suoi occhi

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La lezione francese e la vocazione territoriale, l’architettura e la progettazione in piccola scala: quella di Gaetano Avitabile è la storia di un designer campano che riassume nel proprio sguardo contraddizioni e opportunità locali, materiali tradizionali e ricerche innovative in una produzione inedita, tra sperimentazione e poesia. 

Architetto votato al design, dopo una lunga esperienza in Francia che lo ha portato a collaborare con Jacques Ripault e Christophe Pillet, Gae Avitabile torna a Caserta, eleggendo il territorio campano a luogo di residenza e di ispirazione del proprio lavoro.

Qui, lontano dalle rotte ufficiali del design, è membro del comitato scientifico della Reggia di Caserta e conduce il mestiere di architetto sia in maniera indipendente, sia a supporto di studi internazionali. Oltre a questi aspetti, Gae Avitabile ricerca una strada indipendente nella progettazione di design e nella sperimentazione di nuovi materiali, attività che nascono sempre da un’attenta mappatura delle risorse e delle competenze artigianali locali.  

E proprio come vetrina privilegiata per la sua produzione indipendente per più di un edizione ha scelto EDITNapoli, occasione grazie alla quale abbiamo potuto conoscere e apprezzare il suo percorso progettuale: 

Tu hai partecipato all’ultima edizione di EDIT Napoli nel design contemporaneo quanto spazio vedi per la ricerca di materiali innovativi?

Credo che ci sia sempre spazio per la ricerca di materiali innovativi, pensiamo solo alle università tecniche che portano avanti con difficoltà una ricerca in senso lato servirebbe anche uno studio sulle possibili applicazioni e benefici di questa ricerca attraverso interazioni fra diverse università tipo ingegneria architettura design perché troppo spesso ci si ferma al semplice materiale.

Le diverse fiere danno spazio alla ricerca di materiali innovativi e non solo, Edit è sicuramente una di queste.

Nel tuo approccio progettuale la forma e il tipo di materiale come entra in relazione, chi nasce prima?

Sono diversi i fattori che influiscono sul mio approccio progettuale, soprattutto quando lavoro con materiali e aziende che conosco poco. In questi casi la forma nasce dalla conoscenza del materiale e sulle possibilità di lavorazione. E’ chiaro che progettare significa anche entrare nella logica aziendale senza dover necessariamente stravolgere dei cicli produttivi.

Quali sono le principali fonti d’ispirazione dei tuoi progetti?

Tutto quello che accompagna il mio percorso, fisico e non. Da un lato, l’ispirazione proviene dalla conoscenza dei materiali, dallo sguardo attento del quotidiano, dal confronto, dall’artigianato tradizionale dall’altro tutto quello non è visibile, un ricordo, un errore, un profumo.

Tu hai deciso di fare design restando nella tua regione com’è fare design al Sud? Come vivi le distanze da quelli che sono considerati i centri nevralgici del design?

Il Sud è una parte dell’ Italia e l’Italia è sinonimo di design. Ci sono molti bravi designer che provengono dal sud e tante realtà artigianali molto interessanti. Quello che non condivido sono le possibilità, che al sud sembrano essere meno. No che non ci siano ma sicuramente si fa piu’ fatica ad esprimersi. Edit ne è una dimostrazione di quanto il sud possa offrire in termini di creatività.