Una mostra dedicata a una figura centrale della storia del design e della comunicazione in Italia, che offre l’occasione di riscoprire l’attualità del pensiero di Michele Provinciali, progettista grafico e designer, attraverso le immagini del suo lavoro, le sue idee e le sue stesse parole, riproposte in un’intervista video.
In mostra esempi della sua attività di art director (copertine e impaginati di alcune delle più importanti riviste del progetto italiano, da Stileindustria a Domus, a Linea Grafica, ad Architettura), cui si aggiungono alcuni dei suoi oggetti tridimensionali, rappresentativi della sua capacità di scoprire la poesia delle immagini anche nelle piccole cose. “Raccolgo le cose comuni”, diceva Provinciali, “quelle che si vedono sempre e non si guardano [perché] la ‘poetica dell’oggetto’ ha in sé una forza educativa da abbecedario intelligente”.
Tutti esempi di un iter progettuale senza limiti né censure, proprio di chi rinuncia per scelta a formalismi di tendenza e si dedica all’esplorazione. Atteggiamento, questo, stimolato dalla formazione di Provinciali al Chicago Institute of Design di László Moholy-Nagy, frequentato all’inizio della carriera, che esaltò la sua capacità di scoprire la poesia anche nelle piccole cose.
Provinciali ha lavorato con i più grandi architetti, per le maggiori aziende di design, ha formato allievi a Milano e a Urbino, ha vinto un Compasso d’Oro nel 1956 per l’orologio Cifra 5 prodotto da Solari, in collaborazione con Gino e Nani Valle, e il Compasso d’Oro alla carriera nel 2008. Oggi ci comunica un messaggio vivo e attuale, che la mostra permette di scoprire nelle sue stesse parole e in un video inedito del regista Giuseppe Saponara.
Una mostra che privilegia un approccio più ludico che celebrativo, come si addice al protagonista, e che sollecita chi si occupa di progetto a travalicare i dogmi della disciplina per scoprire o riscoprire il mondo che ci circonda. “Provinciali rimane un esempio straordinario”, dice Luciano Galimberti, presidente ADI, “di una delle radici più caratteristiche della cultura del progetto visivo italiano: la sua formazione originaria alla critica d’arte non si è tradotta in un’impostazione accademica o in una filosofia delle immagini, ma in una valorizzazione intelligente degli oggetti e delle forme quotidiane, con un’attenzione sempre aderente alle soluzioni reali, in una strategia di comunicazione profonda e non in un semplice repertorio di immagini accattivanti.”