Visioni metafisiche: Vasco Ascolini incontra Canova, Thorvaldsen e De Chirico

Pubblicato il Di in Eventi

Il Museo Bagatti Valsecchi e la Fondazione Pasquale Battista, con il sostegno del Gruppo Augusta
Ratio S.p.A., SILGAS e K&L Gates, il patrocinio della Regione Lombardia, del Comune di Milano
e dell’Institut français di Milano, e in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Carrara,
presentano fino al 3 dicembre 2023 la prima mostra milanese dedicata al fotografo Vasco
Ascolini dal titolo Visioni Metafisiche. Vasco Ascolini incontra Canova, Thorvaldsen e De Chirico, a
cura di Antonio D’Amico e Luca Carnicelli.


Rinnovando la propria impronta dinamica di casa che si apre ad altre collezioni, il Museo Bagatti
Valsecchi propone un interessante dialogo tra la propria identità storico artistica e la preziosa
collezione fotografica della Fondazione Pasquale Battista. Le fotografie di Vasco Ascolini saranno
messe in relazione, formando un dialogo silente e inedito, con opere del passato, come piccole teste
marmoree, gessi di Antonio Canova e Bertel Thorvaldsen e dipinti di Giorgio De Chirico, in una
mostra che vuole rimarcare la dialettica tra antico e contemporaneo, ricreando nelle sale museali
quell’atmosfera metafisica perseguita dal fotografo reggiano e puntando ad estrapolare dalle opere
esposte una componente inedita profondamente interconnessa con la più alta espressione estetica e
i trend imposti da alcune tra le più influenti icone della haute couture.


Il percorso di visita si snoda all’interno delle sale museali dove si potrà ammirare una selezione di oltre
settanta tra gli scatti più significativi di Ascolini, dedicati ad elementi statuari, proposti come frammenti
scultorei che animano, con la loro immobilità, contesti desolati. Tema caro all’artista fin dai primi anni
Ottanta, quando iniziò a immortalare architetture isolate sospese nel tempo, caratterizzate da metafisici
spazi alienati.
I dialoghi metafisici sono il focus di questa mostra: il cosmo fotografico di Ascolini si pone in relazione
con le tele di Giorgio de Chirico attraverso scatti che enfatizzano una dimensione atemporale scandita da
bianchissime sculture marmoree e immensi spazi disabitati. Le opere del fotografo reggiano dialogano
pertanto con L’Autoritratto di De Chirico e L’Autoritratto in gesso di Canova proveniente dall’Accademia
di Belle Arti di Carrara, con L’aragosta del 1922 e con una Piazza d’Italia dove si scorgono il silenzio
imperante di una scultura sdraiata al centro della piazza e architetture desolate.

La dialettica è arricchita da suggestivi modelli e calchi in gesso dei maestri del Neoclassicismo, come
quelli di Antonio Canova e Bertel Thorvaldsen, le cui opere provengono dalle collezioni della Gipsoteca
dell’Accademia di Belle Arti di Carrara e da una collezione privata.
Il dialogo che si instaura tra le opere esposte all’interno della Casa Museo di via Gesù immersa nel cuore
del quadrilatero della moda, si spinge fino ad abbracciare elementi di relazione con i canoni estetici propri della Haute couture. Questi vengono indagati per mezzo di opere i cui soggetti, avvolti in veli di plastica, assumono sembianze di modelli misteriosi ed eterei, che suggeriscono analogie tra il singolare
immaginario figurativo ascoliniano e il concept visionario di Demna Gvasalia e attraverso citazioni e
richiami espliciti al rosa shocking e all’Abito da sera con aragosta disegnato da Elsa Schiaparelli – in
collaborazione con Salvador Dalì -, che al pari di Ascolini visse un legame profondo e autentico con la
Francia e la cultura francese.


Il visitatore è così invitato a introdursi nell’eloquente dialogo instaurato tra gli ambienti museali e le opere
fotografiche di Vasco Ascolini in un percorso pensato per valorizzare non solo gli scatti del fotografo
reggiano ma anche le numerose opere bagattesche. Invitando a fruire gli ambienti come in una vera casa,
si potrà scoprire il valore di tutti gli elementi che connotano la Casa Museo Bagatti Valsecchi – dalle
ceramiche ai vetri, dagli arredi agli avori – comprendendo l’importanza delle opere che comunemente
vengono etichettate come secondarie. L’esposizione pone infatti l’attenzione anche sul parallelismo che
corre tra la valorizzazione di dettagli sfuggenti, operata da Vasco Ascolini mediante la selezione di precisi
soggetti fotografici e la rivalutazione delle arti applicate attuata dai Bagatti Valsecchi per evocare
l’immaginario rinascimentale nella dimensione più prettamente domestica.


Con questa esposizione il Museo Bagatti Valsecchi si dimostra sempre più attento ai dialoghi tra antico e
contemporaneo — già insiti nell’approccio ottocentesco dei fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi
— e prende parte alle proposte culturali della città di Milano, ormai divenuto polo attrattivo per la
fotografia, con una mostra che offre una visione esaustiva dell’opera di Vasco Ascolini, il quale,
concentrandosi sull’artificio della scultura e degli spazi architettonici, restituisce una visione onirica e
quasi metafisica degli ambienti della dimora.