MONO Collection: la bellezza temperata delle nuova collezione di Temper

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Temper, brand di design contemporaneo specializzato nella realizzazione artigianale di complementi e oggetti in metallo presenta la sua prima collezione la serie MONO collection una linea di arredi artigianali dall’estetica divergente, che si ispira ai principi della temperatio latina, all’insegna dell’equilibrio delle proporzioni e di volumi scultorei e d’impatto. 

Nato dall’incontro tra Eleonora Aguzzi, founder del brand, Omar Sporzon, cofounder e artigiano di riferimento del progetto, e Alessandro De Vecchi, che riveste il ruolo di direttore artistico. Temper nasce dalla volontà di trasformare il patrimonio di competenze nella lavorazione del metallo in oggetti di design. Una  collezione che  comprende oggetti al confine tra pezzo unico e serie limitata, interamente realizzati a mano. 

  • Come nasce la vostra prima collezione MONO Collection? e perché questo nome?

La collezione nasce dall’idea di utilizzare materiali, risorse e tecniche proprie dell’ambito della carpenteria metallica leggera come strumenti per realizzare arredi e complementi d’arredo che possano valorizzare gli spazi domestici e retail. Mono Collection rappresenta un messaggio chiaro. Volevamo lanciare il brand con una prima collezione che riassumesse nell’intento e nelle forme la filosofia di Temper, che incarnasse un’estetica inedita e che risultasse, in ultima analisi, come uno statement coraggioso. MONO Collection è pensata per la piccola serie e persegue una filosofia del pezzo unico dove ogni dettaglio è esso stesso elemento estetico distintivo impresso dal gesto artigianale.

Il nome è emerso da una serie di concetti vicini. “MONO” come monoliti in ferro, data la presenza scultorea dei prodotti, ma anche per l’etimo della parola: “MONO” significa “costituito da un solo” e “unico”.

  • Quali sono le potenzialità espressive del metallo?

Questa domanda ci rimanda all’origine di Temper. Quando stavamo valutando cosa e come Temper avrebbe potuto offrire, abbiamo esplorato altre strade e considerato molti materiali e tecniche. Alla fine ci siamo resi conto che avevamo già tutto sotto al nostro naso: una profonda conoscenza del materiale e delle tecniche necessarie a lavorarlo. I metalli sono tra i materiali più malleabili e non pongono limiti o confini alle possibilità espressive di un progettista. Proprio questa grande potenzialità però ci ha imposto fin da subito una profonda riflessione su quali obiettivi potessimo prefissarci. Non a caso questa prima collezione, tra forme eccentriche e volumi consistenti, è fatta di oggetti lineari, che nascono da pochi gesti essenziali e lavorazioni immediate. Il tentativo è stato proprio quello di rispondere alla domanda “Cosa posso ottenere pesando il valore di ogni gesto?”. Ci siamo accorti che la risposta è spesso “tantissimo”. Parlando di espressività, il metallo è un materiale dal quale emergono i segni di lavorazione e le tracce dei gesti dell’artigiano, elementi fondativi della filosofia del pezzo unico.

  • Come si sviluppa il processo creativo delle vostre collezioni?

La ricerca di una semplicità compositiva, come dicevamo poco fa, è sicuramente qualcosa che teniamo ben a mente nel pensare nuovi oggetti. Poi c’è l’approccio al disegno, che definirei quasi grafico, improntato alla ricerca di forme che chiamano interesse: oggetti solidi, di altissima qualità e belli, non solo per come appaiono ma per la tensione che creano con gli spazi nei quali sono inseriti. Il prodotto viene pensato già in dialogo tra designer e artigiano, perché l’uno pone limiti e possibilità all’altro, e perché spesso l’idea è già contenuta nel modo in cui un oggetto viene realizzato o in cui un materiale viene lavorato. Questo equilibrio viene mantenuto lungo tutta la fase produttiva, rendendo ogni prodotto l’esito di molti tentativi e di idee raffinate nel tempo.

  • Nel vostro processo creativo e costruttivo c’è attenzione al tema della sostenibilità? come si traduce?

Riduzione. Questa è un po’ la nostra parola d’ordine. Non solo nel senso di togliere il superfluo ma anche nel senso di produrre meno e meglio. La natura stessa dei prodotti offerti da Temper è secondo noi sostenibile. Ci rivolgiamo a un pubblico attento alla qualità, al valore di un oggetto e selettivo nell’acquisto, che preferisce consumare meno e scegliere prodotti che durano nel tempo. Partendo dal presupposto che dedicarsi alla realizzazione di prodotti durevoli è già una scelta di campo sostenibile, Temper si sforza anche nell’ottimizzare i processi, perché il concetto di “riduzione” si concretizza anche nel ridurre gli scarti. Solo in ultimo arriva il riutilizzo, che va a dare nuova vita agli scarti inevitabili nella lavorazione, o l’uso di colorazioni che riducono la dispersione di inquinanti.

  • Si parla tanto di artigianalità e design quanto questo può contribuire alla riscoperta del fare artigiano tra le nuove generazioni?

Il fatto che esista una sorta di “fermento artigiano” in contrasto alla globalizzazione nel contesto attuale è sotto gli occhi di tutti. Se da un lato sin dalla nascita del DIY, la necessità di fare qualcosa come forma di empowerment si è diffusa sempre di più, dall’altro subentrano le nuove tendenze che accennavamo prima. Dietro all’acquisto di un capo usato c’è la stessa idea che sta dietro allo scegliere di acquistare qualcosa di durevole e che acquisisce un valore diverso e nuovo proprio per l’essere stato fatto da un artigiano. Il mondo dell’artigianato sta godendo sicuramente di una nuova attenzione da parte delle nuove generazioni, ma è rinnovato rispetto alla sua vecchia forma. Questa volta si è arricchito di tutto quello che è stato fatto negli ambiti del design e della cultura visiva ma anche, e soprattutto, dell’energia delle generazioni più giovani (che si affacciano ora al mondo lavorativo) che portano avanti un approccio più consapevole alla produzione dei beni. Per questo non si tratta semplicemente di un ritorno alle origini, o il famoso giovane che riscopre un valore perduto, ma al contrario di uno slancio consapevole verso un modo diverso di concepire artigianato e design come due parti di uno stesso discorso e come ambiti bisognevoli di nuova linfa.