Tra Vesuvio e mare: l’architettura poetica di Valentina Autiero

Pubblicato il Di in Approfondimenti

Colline punteggiate da antichi casali, strade a picco sul mare, scorci mozzafiato sul litorale tirrenico: è in questo paesaggio sospeso tra bellezza naturale e stratificazione storica che prende forma il lavoro di Valentina Autiero, architetto con base a Vico Equense, cuore pulsante della Penisola Sorrentina. Qui, circondata dalla potenza silenziosa del monte Faito e dalla vastità del Mediterraneo, Valentina ha scelto di vivere e progettare, fondando nel 2009 lo studio che porta il suo nome.

Nei suoi spazi si percepisce l’essenza stessa del Mediterraneo: non solo la luce e i colori, ma un modo di vivere, un’atmosfera che avvolge e accoglie, che trasforma la casa in rifugio e racconto. È proprio questa capacità di infondere calore e domesticità agli ambienti che ci ha spinto a chiedere a Valentina quali siano, secondo lei, quegli elementi che rendono davvero un luogo uno spazio da vivere.

valentina autiero I la casa millerighe I 2023 © carlo oriente

Nei tuoi progetti si respira un’aria mediterranea, quali sono gli elementi che rendono caldo e domestico un ambiente?

Impossibile pensare ad una progettazione di interni senza che essa sia influenzata dal suo contesto morfologico e antropologico: i colori, la materia, gli odori, i sapori, le persone sono involontariamente preganti per le scelte progettuali. La ricerca di un dialogo costante con gli spazi esterni e con la luce naturale indirizzano il percorso progettuale e le atmosfere. Credo che la ricerca di armonia e di coerenza con i luoghi e il racconto della identità della committenza siano le basi per la costruzione di spazi” caldi e domestici” sempre diversi proprio perché non legati ad una unica interpretazione degli stessi.


Quali sono gli elementi distintivi che consideri imprescindibili per i tuoi progetti?


Credo che il racconto sia l’evento imprescindibile dei miei progetti. Si tratta del racconto della storia che voglio si svolga negli spazi di progetto, che diventa il file rouge di tutte le scelte stilistiche, materiche e cromatiche proposte. Dopo i primi incontri, quando il progetto è in una fase ancora embrionale, mi piace trovare e dare un nome al progetto che non sia legato strettamente alla identità dei committenti ma alla identità che i nuovi spazi vorranno esprimere, perché diventeranno essi stessi protagonisti dell’intero iter progettuale.


Parliamo di progetti di case, spesso si parla di stili nell’interior design. Pensi possa esistere uno stile adatto a tutti?


Credo che ogni progetto debba essere diverso perché deve rispecchiare la committenza e dialogare armonicamente con i luoghi. Questa ricerca di una sartorialità spaziale rende stimolante ogni nuovo inizio e percorso progettuale. La prima fase del progetto è legata alla ricerca della empatia con la committenza: ascolto i loro racconti, le aspettative, le abitudini, le passioni, lo stile di vita… da qui nasce il progetto non solo in termini distributivi ma anche in termini stilistici. Credo che ogni spazio debba raccontare chi lo occupa e non rispecchiare uno stile legato ad una tendenza del momento.

Abbinamenti materici e colore: da cosa ti lasci ispirare?


Mi piace che il progetto cavalchi una suggestione che può essere legata ad una visione panoramica o ad un racconto, così come ad un particolare oggetto del quale i committenti vanno fieri: questo diventa un elemento di ispirazione visivo e tattile che si delinea man mano che le scelte progettuali prendono forma. Le superfici, i colori, le finiture, le texture delineate in stretto dialogo con la luce rendono possibile la definizione di più quinte sceniche all’interno di uno stesso spazio per differenziare le atmosfere ed enfatizzare i modi di uso previsti.

valentina autiero I laqua by the sea I 2024 © carlo oriente


In Millerighe house e Mercoledì house c’è una componente tridimensionale delle superfici che ritorna. Puoi raccontarci i progetti e la scelta della finitura per alcune pareti giocate sul contrasto?


Gli elementi tridimensionali rendono possibile una percezione dinamica delle superfici a seconda delle angolazioni prospettiche e del legame con la luce, sia essa naturale che artificiale: queste caratteristiche di dinamicità superficiale sono state le motivazioni alla base delle scelte progettuali fatte per entrambi i progetti di interior. Tuttavia, l’utilizzo delle stesse è stato guidato da due modi di leggere lo spazio differenti. Infatti le pannellature, oltre che essere di due materiali e finiture diverse, hanno anche una diversa intenzione nella connotazione dello spazio. In millerighe house la boiserie lignea con interni neri, in dialogo visivo con il parquet presente, evidenzia ed isola visivamente come dietro ad un nastro millerighe tutto ciò che non è da intendersi come living room: la cucina e il corridoio di accesso alle camere. Diventa appunto una delimitazione della zona giorno. Inoltre diventa un ottimo spunto per trasformare questa particolare scelta progettuale in un elemento funzionale in quanto elemento contenitore che nasconde al suo interno anche un angolo bar in solo 10 cm! In mercoledì house, invece, i pannelli tridimensionali color grigio sono presenti anche a soffitto e delimitano sotto volumi dedicati all’ interno di una unica scatola spaziale open space. All’interno di un unico ambiente è quindi possibile identificare le sotto funzioni in esso contenute: ingresso, salone, sala da pranzo, cucina e disimpegno zona notte.