C’è una luce particolare che abita Roma, e nei Parioli sembra farsi ancora più densa, dorata, complice. In questo appartamento, la luce entra con grazia, come se volesse sottolineare la quiete che avvolge ogni ambiente, accarezzando i volumi e i materiali con discrezione. È qui che Pelizzari Studio incontra la committente, portando alla luce un progetto che, pur immerso nel contesto romano, si tinge di un’eleganza “quasi milanese”.

Un rigore compositivo misurato, una palette sofisticata nei toni dei grigi e dei sabbia, e un’essenzialità formale mai fredda: questi i tratti distintivi che guidano la mano progettuale. Il risultato è un interno di estrema eleganza, dove si inseriscono con grazia accenni di ecletticità, capaci di rompere l’ordine con piccoli colpi di scena.


Già dall’ingresso si avverte questo equilibrio: lo specchio di Giò Ponti – un omaggio discreto al grande maestro – dialoga con una vecchia panca rivestita in velluto color ruggine. Un dettaglio solo apparentemente semplice, che apre la scena a un living dal carattere misurato e raffinato.


Gli imbottiti su disegno, realizzati in velluto color ghiaccio firmato Dedar, si accompagnano a poltrone dai braccioli in Wengé, rivestite in un tessuto blu squalo che cattura lo sguardo senza prevaricare. A terra, un tappeto di Loro Piana in lana annodata grigia si fa base neutra e materica, movimentata da una fascia crema che sorprende per delicatezza.

Il linguaggio scelto è quello di un sofisticato minimalismo, che si lascia attraversare da accenti cromatici inattesi: l’acqua marina dei cuscini decorativi, il melanzana profondo delle sedie da pranzo. Ogni scelta appare calibrata, come in una partitura musicale, dove ogni nota ha un ruolo preciso nella composizione.

A fare da quinta a questa armonia di forme e colori, le pareti alternano un rassicurante color cappuccino a tonalità più intense, quasi a evocare un fondale scenografico per una pièce teatrale quotidiana. E in effetti, l’atmosfera che si respira ha qualcosa di cinematografico, a partire dalla cura del lighting design.


La luce, qui, è elemento progettuale attivo: decorativa ma mai invasiva. Emblematica, in questo senso, la presenza del lampadario di Viabizzuno che sovrasta il tavolo da pranzo firmato Carlo Mollino – un altro richiamo colto al design storico – e la lampada “Taccia” di Castiglioni, che dona carattere a un piccolo tavolo d’angolo con la sua iconicità.



La camera padronale prosegue questo racconto sensoriale, affidando alle tonalità del paglia e dell’azzurro polvere il compito di costruire un’atmosfera rilassante e avvolgente. Ma è nello studio che il progetto raggiunge il suo coup de foudre: qui, la linearità dell’architettura cede il passo a una parete curva che si apre sul terrazzo, smussando i rigori formali e regalando una nota imprevista di fluidità.


L’edificio, risalente agli anni Trenta, diventa così elemento dialogante: la sua identità forte e riconoscibile viene reinterpretata negli interni, dove il contrasto tra geometrie lineari e forme arrotondate – come nel divano e nelle poltrone – si fa cifra stilistica. La libreria custom, sobria e funzionale, completa l’insieme come una scenografia vibrante, pronta ad accogliere nuove storie.

Questa dimora firmata Pelizzari Studio è molto più di un progetto d’interni: è un racconto visivo che intreccia rigore e leggerezza, memoria e contemporaneità. Un luogo dove l’eleganza non si impone, ma si svela con garbo, e dove ogni dettaglio contribuisce a costruire un’atmosfera disinvolta, glamour e profondamente autentica.



