Alla Fondazione Achille Castiglioni, il gioco è una cosa seria

Pubblicato il Di in Eventi

Ogni anno, la Fondazione Achille Castiglioni rinnova il proprio percorso espositivo, trasformando l’archivio e gli spazi della storica sede milanese in Piazza Castello 27 in un laboratorio narrativo sempre nuovo. Dopo mostre dedicate agli allestimenti storici, ai progetti del 1962 o agli oggetti “anonimi” che tanto affascinavano il maestro, l’edizione 2025-2026 cambia prospettiva e punta lo sguardo sull’universo privato di Castiglioni: il gioco.

“Non prendiamoci troppo sul serio…”
Con questo spirito prende forma la mostra ideata da Giovanna Castiglioni, figlia minore di Achille, che ha scelto di partire da una domanda ricorrente posta dai visitatori: “Ma Achille giocava con voi? E quali erano i suoi giochi?” Da qui nasce il desiderio di raccontare una dimensione inedita, affettuosa e leggera della quotidianità di un grande progettista, mai disgiunta però dal suo rigore e dalla sua capacità di osservazione.

Il fascino della trottola
Fulcro simbolico dell’esposizione è una collezione di trottole raccolte nel tempo da Achille e successivamente arricchita dal figlio Carlo. Oggetti apparentemente semplici, ma che racchiudono una doppia anima: ludica e tecnica. Richiedono abilità per essere lanciati, ma anche precisione per essere realizzati. La trottola, in questa mostra, si fa metafora del progetto: un gioco di equilibri tra intuizione e tecnica, tra infanzia e sapere.

Un allestimento da esplorare (e toccare)
L’allestimento curato da Marco Marzini è un invito all’interazione. Grandi pannelli di faesite bianca, forati e percorribili, formano una sorta di emporio giocoso a misura di visitatore, pensato per esporre materiali inediti e oggetti “da maneggiare”. L’idea è quella di coinvolgere il pubblico, stimolare la curiosità, risvegliare lo sguardo bambino che – come diceva Castiglioni – è alla base di ogni progetto capace di stupire.

Una mostra fatta di stanze e storie
Ogni ambiente della Fondazione racconta un frammento diverso del mondo Castiglioni. Nella sala riunioni, ad esempio, i “compagni di gioco” di Achille – da Bruno Munari a Enzo Mari, da Max Huber a Aoi – diventano protagonisti di un dialogo creativo. Nella sala dello specchio, per la prima volta, si potrà esplorare l’archivio Wunderkammer con piccoli oggetti e giochi conservati negli anni. Nella stanza dei tecnigrafi si scoprono invece i giochi dei figli, testimoni di una progettualità condivisa in famiglia. Nella sala prototipi si parte dal gioco per tornare al progetto: “mettilo lì, che poi matura”, diceva Achille, suggerendo un’idea di design spontanea, divertita e aperta all’imprevisto.

Progetti, workshop, connessioni
L’esperienza non si ferma alla mostra. Il programma prevede laboratori, workshop e conferenze sul tema del gioco come motore progettuale, anche in collaborazione con altri enti e musei. Giovanna Castiglioni sarà protagonista di incontri itineranti per condividere l’approccio castiglioniano al design come esperienza “mentale” e sensoriale.

Illustrazioni e suggestioni
Ad accogliere i visitatori, come in un teatrino di marionette, le illustrazioni originali dell’architetto e artista Carlo Stanga: personaggi curiosi, familiari e giocosi che accompagnano il pubblico lungo un percorso tra immaginazione e progettualità.

In questa mostra, Achille Castiglioni torna a vivere, sorridente e curioso come sempre, mentre lancia una moneta sul soffitto o prepara una mongolfiera solare. Un invito a prendere il design sul serio, sì, ma senza mai rinunciare al piacere della scoperta. Perché progettare, in fondo, è proprio questo: un gioco serio.