BABABUÀ. DALLA PIÈCE TEATRALE AI PEZZI D’AUTORE

Pubblicato il 27 Aprile 2014 Di

Cosa succede se una coppia di attori trasforma i propri personaggi in design? Tra set inaspettati, incontri bucolici e colpi di scena (e di mouse) nasce la collezione Bababuà. Arredi diretti e ironici, madie sincere, scrittoi materici ed eco-letti in legno massello giocano
con la tradizione del design e le reinventano una nuova storia, con nuovi finali. Sotto l’attentissima regia creativa di Barbara Mautino e Stefano Pesce. Bababuà_Tavolo Farfalla 02

BELLI CON L’ANIMA
Metti una fabbrica dove si sente il profumo della resina e il rollio dei macchinari per lavorare il legno, la tradizione artigianale e secolare di una famiglia del canavese che un giorno inizia una nuova avventura nel mondo dell’arredo: produrre una linea di mobili con la falegnameria già esistente all’interno della segheria, affidandosi solo alle proprie forze, economiche e creative. Seguendo criteri qualitativi (ed estetici) esigenti, nel pieno rispetto della materia prima e della funzionalità. Mobili belli con l’anima: mobili da toccare, in legno massello, montati a incastro come si faceva una volta, ma acquistabili online, come si fa oggi per annullare quanto possibile le mediazioni tra produttore e consumatore.
Il nome Bababuà nasce dalla crasi tra i nomi di Barbara (Mautino), Anselmo (suo fratello) che inizia con lei la nuova avventura e il termine francese bois, il legno, trasformato in buà per ironica assonanza. “Non avevo nessuna preparazione tecnica, se non una passione per l’arredamento e una grande curiosità. Così ho iniziato a disegnare i mobili che avrei voluto per casa mia, ma che non riuscivo a trovare nei negozi. Volevo che fossero di legno e non di agglomerati, non troppo classici, non giapponesi o etnici e non manieristi come i mobili francesi” racconta Barbara. “Immaginavo modelli d’altri tempi, probabilmente dai miei ricordi di bambina nelle case piemontesi, amavo le linee anni Trenta e Quaranta. E da attrice non avrei certo potuto farli costruire con tecniche moderne, sarebbe stato incoerente come interpretare un’antica romana con un orologio al polso”. Bababuà_Lettera 140 03

SCOOP DE THÉÂTRE
“Non siamo designer, ma la voglia è quella di comunicare con altri esseri umani, proprio come in teatro, senza filtri” dice Stefano Pesce, che da attore si divide tra cinema, tv e teatro, ma non dimentica mai di portare in tournée i campioni di legno Bababuà. “Anzi è
stato determinante il fatto di non essere del mestiere” dice Barbara “molte cose siamo riusciti a farle proprio perché, tecnicamente, non sapevamo che non si potessero fare, quindi spesso abbiamo fatto un salto nel buio e magicamente, prova dopo prova, abbiamo
scoperto che, con i dovuti accorgimenti, si sarebbe potuto”.Gli arredi Bababuà si ispirano al vintage ma hanno una personalità estroversa e leggera, sanno stare a proprio agio in qualsiasi ambiente. Uno stile divertente, nostalgico, molto diretto, essenziale e pratico, poco celebrale e molto materiale, in legno di abete senza nodi, lo stesso utilizzato dai liutai per costruire i violini, tinto con colori ad acqua.
“Il prossimo passo sarà quello di creare tutta una collezione con lo stesso spirito” dice Stefano “cuscini, lampade, ma anche tinte, carte da parati, un modo (e un nuovo mondo) di arredare la casa. Bababuà è nata nel 2011 dall’azienda di famiglia, ma oggi è pronta a
seguire la propria strada autonomamente”. Bababuà_Ciclad 8 01

STORIE IN CERCA D’AUTORE
Metti la passione per il teatro, per la ricerca di un impatto scenico ironico e comunicativo, di progetti che raccontino una storia molto personale e coerente, quella di un nuovo personaggio che si presenta al suo pubblico. “Qui entra in gioco la formazione di attore”
racconta Stefano “quando è partito il nostro progetto mi sono immaginato di essere sul palco e di dover interpretare un imprenditore. Bisognava scegliere tutto. Chi era, come era fatto, cosa volevamo dire con quel personaggio. La similitudine è importante. Ma soprattutto la coerenza del personaggio, cosa doveva comunicare, il suo valore aggiunto, il suo carattere, il suo aspetto esteriore. Ecco, un arredo doveva essere assemblato nello stesso modo in cui poteva essere costruita una personalità da mettere in scena”. E la collezione Bababuà è nata con precisi bagagli letterari e teatrali “Tra i molti” dice Barbara “il primo riferimento è Natalia Ginzburg per la concretezza e la semplicità del suo stile. Ma se fosse un regista sarebbe Woody Allen o François Truffaut per il loro stile raffinato, romantico e ironico.
Se fosse un poeta sarebbe Walt Withman o Achille Campanile. Autori con una poetica delle cose comuni, semplici e dirette”.

BLOG E NUVOLE
Come nelle sceneggiature più coinvolgenti, l’avventura di Bababuà si intreccia con decine di storie, persone, luoghi, paesaggi, che le danno carattere attraverso le loro azioni e suggestioni. “Per trovare le vernici, le maniglie e i produttori di qualsiasi di tutti gli elementi costruttivi internet è stato indispensabile, per non parlare dell’ispirazione che mi dà gironzolare per i blog” racconta Barbara “la cosa più appagante è il rapporto con le persone che ci scrivono e che comprano i nostri mobili online. È sorprendente come con una email o una telefonata si crei un rapporto di vicinanza. Sono proprio gli incontri che ogni giorno ci aiutano a scrivere la meravigliosa storia di Bababuà. Un giorno sono andata a cercare un ferramenta in mezzo alle montagne perché era l’unico che aveva ciò che stavo cercando ed è stato un incontro molto umano”.