Il Design: una nuova chiave di lettura per il luogo di lavoro
Il “lunedì” è la giornata nera per eccellenza, quella che comunica una sola cosa: la fatica del rientro. Ecco che dal risveglio la mente inizia a riempirsi di fastidiosi elementi quali: gli impegni di lavoro, le scadenze imminenti, le eventuali discussioni che si fanno al telefono con i collaboratori.
Tutti questi aspetti provocano stress, non possiamo negarlo. Come combatterlo? Cosa ci può aiutare nel trascorrere 8 ore e più in un luogo confortevole, dove condividere qualcosa e soprattutto provare delle emozioni positive?
Un supporto utile è il design. Sì, avete capito bene: i mobili, i materiali utilizzati, le forme delle pareti, le prospettive. Il motivo? Aiutano a migliorare la percezione psicologica dell’ufficio. E quindi, del lavoro in generale.
Questi spazi possono avere delle piante che creano un effetto “naturalistico”, dei colori distensivi per la mente, delle ampie finestre da cui far entrare un sacco di luce, delle zone in cui giocare o sviluppare la propria creatività o infine delle pareti mobili per uffici in grado di dividere le postazioni e generare una sensazione di forte dinamicità.
Un esempio di architettura sorprendente in ambito business è l’opificio industriale di Beinasco in provincia di Torino.
Osserviamo nel dettaglio questo complesso di ben oltre 10.000 metri quadrati. La parete esterna è arricchita da:
- cappotti isolanti con funzione di isolante termico
- un sistema di ventilazione realizzato in alluminio e ceramica ad incastro
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porte automatiche in vetro
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pavimentazione in luserna fiammata
Non dimentichiamoci della parte interna, caratterizzata da:
- uno spazio di comunicazione virtuale,
- una scala futuristica che sembra quasi volerci “teletrasportare” sul set di Star Trek
- pavimenti sopraelevati caratterizzati da Gres effetto cemento che donano movimento a tutta la struttura.
Chi non vorrebbe lavorare in un luogo così affascinante? Il design è in grado di dare nuovo respiro alle strutture, di mettere a proprio agio le persone e soprattutto di sfruttare delle zone spesso sottovalutate o sacrificate.