Pensatore e creativo: Bruno Munari

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Riscopriamo i designer di cui abbiamo già parlato in questi anni, tra questi Bruno Munari, che occupa un ruolo particolare inquanto, è uno dei designer italiani tra i più amati anche tra le nuove generazioni di progettisti.

Le sue citazioni sono tra le più celebri, chi non conosce infatti la famosa frase:

 

“Quando qualcuno dice: questo lo so fare anch’io,  vuol dire che lo sa rifare altrimenti  lo avrebbe già fatto prima.”

(da Verbale scritto, Il melangolo, 1992)

 

Designer classe 1907 Munari, è stato artista, ma anche un grafico illustratore e uno scrittore. Una personalità creativa e vivace, autore tra l’altro di molti libri per bambini. L’infanzia è infatti un tema molto caro alla sua produzione di designer. Si pensi alla Scimmietta Zizi, premiata con il Compasso D’oro nel 1954 o al celebre Abitacolo: un progetto del 1971 per Robots come nuovo spazio da destinare ai ragazzi e che diventa, una struttura completa pensata per contenere tutto.

 

 

Teorico e pensatore attraverso i suoi molti scritti, ci piace ricordare la celebre frase estratta da Artista e designer:

“Il sogno dell’artista è comunque quello di arrivare al Museo, mentre il sogno del designer è quello di arrivare ai mercati rionali.”

Bruno Munari

Ricerca e creatività quando si rilegge l’opera di Bruno Munari si scoprono tante sfaccettature di un artista, un pensatore che ha lasciato tante e diverse opere molte delle quali nel campo del design, sono diventatedei veri oggetti cult, come Cubo (1957) o la lampada Bali per Danese 1958-2003.

 

cubo

In tema lampade sono tante le opere realizzate in cui la ricerca è sempre stata al centro della sua riflessione. Come la celebre Falkland disegnata nel 1964 per Danese o la Capri è una delle sue più note lampade disegnata nel 1961.

 

 

“Occorre far capire che finché l’arte resta estranea ai problemi della vita, interessa solo a poche persone.”

Bruno Munari

Performance, scultore, installazione: oltre al design Bruno Munari e stato anche questo. Negli anni ’60 si dedica: alle opere seriali con realizzazioni come Aconà biconbì, Sfere doppie, Nove sfere in colonna, Tetracono (1961-1965) o Flexy (1968); alle sperimentazioni come le sperimentazioni visive con la macchina fotocopiatrice (1964) o le performance.

Negli anni ’80 e ’90 la sua creatività non si esaurisce e realizza diversi cicli di  opere come le sculture filipesi (1981), i rotori (1989), le strutture alta tensione (1990), le grandi sculture in acciaio corten esposte sul lungomare di Napoli, Cesenatico, Riva del Garda, Cantù, gli xeroritratti (1991), gli ideogrammi materici alberi (1993).

Ci piace sintetizzare tutto così, con una sua frase:

“Quando tutto è arte niente è arte.”

Bruno Munari