Arredativo Design Magazine

I nuovi orizzonti della stampa 3D

La stampa 3D incontra il mondo del cibo. E’ proprio così, abbiamo già accennato delle ricerche che Barilla sta portando avanti nel corso di questi anni.

Ricorrere alla stampa 3D per personalizzare la forma della pasta, è certamente un modo per  portare ad un alto livello di personalizzazione del prodotto. Tra le più recenti applicazioni di questo c’è la piccola produzione di pasta a marchio Roger Federer che Barilla ha realizzato per il campione di tennis.  Infatti, pochi giorni prima US Open l’azienda, di cui è sponsor gli ha inviato tre confezioni da 500 g di pasta stampata in 3D. Un omaggio riservato però solo al famoso tennista.

 

 

A quanto pare però, la pasta non è il solo alimento che si presta alla stampa 3D. Lo sanno bene i titolari Food Ink, il primo ristorante al mondo che stampa tutto in  3D. Non solo il  cibo quindi, ma anche gli utensili e i mobili sono completamente realizzati attraverso la stampa 3D in uno spazio futuristico coinvolgente.

 

Sicuramente un’esperienza unica che ci mostra gli albori di quello che potrebbe essere, il cibo del domani. Ma la stampa 3D può fare anche molto di più. La personalizzazione di prodotti alimentari può avere infatti scopi diversi e inaspettati.

Ad esempio in Germania la  Biozoon e l’ospedale universitario dello Utah, alcuni scienziati stanno sviluppando le ricerche applicate a cibo e stampa 3D, allo scopo di arrivare a stampare alimenti per persone anziane e disabili, che hanno difficoltà a deglutire i cibi solidi.

 

 

In Islanda invece un centro di ricerca alimentare e biotecnologico sta utilizzando la stampante per ridurre gli sprechi di pesce usando il pesce avanzato per creare nuovi piatti.

Negli Stati Uniti invece la BeeHex, sta sviluppando una stampante alimentare per l’esercito. Lo scopo è personalizzare i pasti per i deficit nutrizionali dei singoli soldati: se il soldato non ha mangiato abbastanza proteine ​​o ha bisogno di caffeina, la stampante può creare una barretta proteica contenente tutto ciò di cui ha bisogno.

Ultimamente però  con le ricerche in tema di cibo e forma si è andati oltre alla stampa 3D. Al Massachusetts Institute of Technology recentemente hanno sperimentato un ”impasto” che assume diverse forme proprio durante la cottura.

Si tratterebbe di un composto  di amidi, proteine e cellulosa ”assemblati” però in modo tale da trasformarsi mentre viene cucinato, passando così dallo stato bidimensionale al 3D. Il tutto avviene al contatto con l’acqua e grazie alla temperatura.

Si parte quindi da una sorta di ostia per arrivare ad almeno tre tipologie che ricordano, seppure vagamente, le forme di una farfalla, un fusillo e un orecchietta.

Tutto è cominciato con un progetto sui batteri sensibili all’umidità che ha portato Wen Wang e Lining Yao a giocare con materiali commestibili, sotto la supervisione del professor Hiroshi Ishii.

Una volta studiata la reazione dei vari modelli di cellulosa, gli studiosi hanno creato una sorta di tagliatella con strati di gelatina di diversa densità. Ci sono voluti poi vari test per arrivare a una striscia di amido e cellulosa da modellare con la stampa 3D.

 

Ma in quale direzione vorrebbe andare questa ricerca? La forma mutevole non è il solo aspetto importante.

Infatti, parrebbe che nelle confezioni di pasta normale il 67% del volume è composto da aria. Questo nuovo tipo di pasta, invece  presenterebbe l’imballaggio piatto favorendo così un risparmio di spazio e ridurrebbe drasticamente i costi del trasporto.