Tolomeo: la lampada di Artemide compie 30 anni

Pubblicato il Di in Pezzi Storici, Storia del Design

Lampade che con il tempo sono diventate icone, oggetti luminosi che ci accompagnano nel quotidiano, da tanti anni. Come Atollo, Coupè e Lyndon di Oluce. Ma in questo 2017, c’è un’altra lampada che festeggia il suo anniversario speciale. E’ Tolomeo la lampada disegnata da  Michele De Lucchi con Giancarlo Fassina per Artemide.

Lo scorso 11 luglio all’ Architektursalon von Gerken di Amburgo  è stata inaugurata una mostra  che celebra proprio questa lampada e racconta la  collaborazione di Michele De Lucchi  con Artemide dal titolo “30 years of Tolomeo – Michele De Lucchi retrospective”.

 

 

Si dice che per questo progetto  ci si sia ispirati alla celebre Naska Loris le  lampade a molla tradizionali, per  poi confluire in un progetto unico, capace di unire forma funzionalità nuove tecnologie e materiali.

La lampada Tolomeo  riassume tre temi cari ad Artemide: tecnologia, creatività, umanesimo.

Dalla prima versione da tavolo, alla recentissima Tolomeo Maxi terra fino alle versioni  della Tolomeo Micro Gold, questa lampada  ha saputo attraversa il tempo restando fedele a se stessa.

“Ho disegnato la Tolomeo nel 1986. Forse dovrei dire l’ho inventata, perché in effetti, prima della lampada è nata l’idea di un nuovo meccanismo.” Michele De Lucchi

 

La lampada venne disegnata nel 1986, ed oltre ad essere  da subito un progetto di successo, ha anche segnato l’inizio della collaborazione, ormai decennale, tra De Lucchi e Artemide. La Tolomeo, ricevette il Compasso d’Oro nel 1989.

 

Il progetto fu da subito una sfida. De Lucchi voleva fare una lampada che funzionasse con le lampadine a incandescenza, non solamente con  le alogene. Il filo quindi doveva essere nascosto. Si pensò così di integrarlo con  la lampada in  un tubicino che nascondeva  il filo e la molla. Un sistema apparentemente semplice che come racconta De Lucchi  “ è nato osservando i pescatori che pescano con la lenza”.

 

“Quando un pescatore pesca con la lenza ha sempre bisogno di sostenere la punta della canna, è così ad esempio che funzionano i trabucchi, le antiche macchine da pesca diffuse soprattutto in Puglia, in cui le aste che servono a sostenere la rete sono tenute da una serie di corde. “ De Lucchi

 

Forme pure ed essenziali caratterizzano questa lampada composta da una base, un disco in alluminio lucidato, a cui è fissato il corpo lampada. La presenza del meccanismo di equilibratura a molle permette le infinite posizioni e la rende adatta anche per illuminare il tavolo di lavoro.

Il primo prototipo era in alluminio, fu Stefano Fassina ad avere l’idea  di  sostituire l’alluminio delle pulegge del cavo in acciaio con il nylon, eliminando così i rumori  che faceva l’acciaio quando scivolava sull’alluminio.

 

Così è nata la Tolomeo, che ancora non si chiamava ancora così, il nome è stato deciso la notte prima che venisse presentata al Salone del Mobile. Altri aspetti sono stati modificati in fasi successive come forma del paraluce e dello snodo centrale.

Tolomeo, il nome viene dall’ astronomo e matematico dell’antica Grecia, un nome adatto per una lampada dalla”mentalità scientifica” . Il successo di questa lampada continua ancora oggi con  un’intera fabbrica che lavora solo sulla Tolomeo e ne produce più o meno mezzo milione all’anno.

Dopo la prima versione da tavolo è nata una famiglia intera di lampade, che coprono completamente tutte le necessità.  

“la Tolomeo è una formula, è una filosofia di prodotto”

Secondo De Lucchi una delle caratteristiche che ha fatto si che questa lampada riscuotesse questo successo  è stato il fatto  che ogni suo componente può diventare a sua volta una lampada indipendente. Come ad esempio  la testa da sola, a pinza o appesa al soffitto può diventare  tante altre lampade.

La Tolomeo è stata realizzata in tante versioni colorata con il diffusore ad abat-jour, in carta pergamena o in tessuto, soluzioni che l’hanno resa domestica e adatta ad ambienti diversi.

 

 

Photo by Artemide.it