Green Frame House
![](https://www.arredativo.it/wp-content/uploads/2011/12/Senza-titolo-12.png)
La mostra Green Frame House esposta ad Abitare il Tempo nello spazio Architetture d’Interni (Pad.8), su progetto dello studio AstoriDePonti Associati proponeva un tema estremamente attuale. La sostenibilità ha pervaso a macchia d’olio ogni settore della sfera culturale e recentemente anche di quella industriale a livello globale, quasi senza discriminazioni geografiche. Come sempre, quando l’attenzione generale si indirizza in maniera ossessiva su un unico argomento, capita di assistere ad un utilizzo propagandistico e poco critico delle parole e dei concetti che legano il proprio destino alla causa superiore della sostenibilità ambientale.
Il progetto per questa mostra – intesa come mostra “culturale” – non vuole in questo senso proporre una soluzione definitiva ed assoluta alla questione della sostenibilità. L’intenzione è fondamentalmente quella di proporre uno spunto alternativo di riflessione, che spinga a ragionare in termini inconsueti rispetto alla corrente generale. Sostenibilità è anche e soprattutto recupero, e in questo senso l’utilizzo di una struttura a container come tassello progettuale va inteso come atto provocatorio, ma di estrema responsabilità. Il progetto insisteva proprio sul ciclo di vita di questo
prodotto: Green Frame House preserva il fascino industriale del container, restituendo una seconda vita a
una struttura altrimenti destinata ad essere dismessa. A partire da questo, il tentativo è chiaramente quello di declinare un alfabeto di lettere industriali nella virtuosistica ricerca di una poetica abitativa tradizionale.
Così gli architetti per spiegare il concept: “Il progetto Green Frame House nasce da un incontro tra idee e sogni: il sogno di restituire vita, significato e utilità al container, inteso come oggetto abbandonato, e l’idea di sperimentare una sostenibilità definendo forme di abitare consolidate a partire da un modulo industriale. L’allestimento Green Frame House presentato in fiera costituisce in questo senso una sorta di cantiere di lavori in corso di un progetto possibilmente più ambizioso e di più ampio respiro, che punta a far diventare realtà questo incontro.
L’esacerbazione del contrasto tra finito e non finito, tra interno domestico ed esterno vissuto e corroso, punta espressamente ad esaltare la vocazione abitativa latente di questi elementi modulari. Il tentativo è quello di portare un piccolo ulteriore contributo restituendo al modulo container la dignità di un abitare non effimero né alternativo”.