IRONICALLY ICONIC: una mostra per raccontare un lato del design

Pubblicato il Di in Approfondimenti

Il design è gioco, il design è allegria è così riflettendo su questo lato “ironico” che contraddistingue alcune icone del design si è svolta durante la Milano design Week la mostra IRONICALLY ICONIC.
Unexpected design for expected uses, questo il claim della mostra, anticipa gli esiti che l’inversione di ruoli tra ironia e icona a volte genera. A tratti grotteschi, drammatici e persino disorientanti, è sulla leva della meraviglia, del gioco e della curiosità che i prodotti in mostra insistono.
Non un mero gioco formale però, piuttosto il risultato di una riflessione sull’uso non convenzionale degli oggetti, dei materiali, del decoro che offre l’opportunità di gettare uno sguardo trasversale e inedito sul design. Oltre i limiti temporali e geografici.


AtemporaryStudio e Valorizzazioni Culturali | Art-Events hanno così selezionano e invitato designer, brand e aziende di diverso ambito, che hanno fatto dell’ironia la propria cifra stilistica, a presentare una o più opere fino a piccoli progetti compositivi. Tra produzione seriale, serie limitate, pezzi unici e uno sguardo sempre attento al mondo dell’art design, IRONICALLY ICONIC ha portato negli spazi di Brera Site una selezione di “timeless icons” e uno spaccato di quelle che potrebbero a ragione venir considerate delle nuove icone del design. Concept dirompenti, spesso in equilibrio tra più discipline, una consapevolezza del tutto nuova delle potenzialità dei materiali, naturali o smaccatamente artificiali sottolineano, al di là delle visibili differenze formali, la volontà condivisa di stimolare un effetto emozionale.
Design dirompente e colorato a cominciare dall’area lounge che anticipa il percorso espositivo. Arper firma la lounge, interamente dedicata alla Bardi’s Bowl chair icona senza tempo. Una forma semisferica, un volume semplice e forte che si ispira alla natura e che interviene nello spazio con la forza di un archetipo. Progettata dall’architetto italo-brasiliano Lina Bo Bardi nel 1951, la Bowl Chair rappresenta un approccio al design rivoluzionario per gli anni 50, la
sperimentazione di un modo di sedersi più naturale e informale, in cui l’elemento fondamentale è l’interazione dell’uomo con l’oggetto.

 

La Bowl Chair, progettata ma mai realizzata dall’architetto Lina Bo Bardi, é oggi prodotta da Arper in serie limitata e numerata di 500 pezzi, che ha dato vita al progetto in collaborazione con
l’Instituto Lina Bo e P.M. Bardi di São Paulo del Brasile, che custodisce il pensiero e le opere di Lina Bo Bardi.
Con Gufram, celebre per il suo anti-design dall’anima Pop risultato di un mix calibrassimo di approccio progettuale industriale, realizzazione artigianale ed estro creativo proprio dell’arte, Ironically Iconic apre all’iconicità più dichiarata. Tra le sculture domestiche più conosciute di Gufram, il celebre divano Bocca disegnato da Studio
65 e il Cactus immaginato questa volta in blu da Guido Drocco & Franco Mello, cedono la parola al più contemporaneo dei daybed: Blow di Emanuele Magini definito dall’azienda stessa una “chaise lounge pop per uno strizzacervelli situazionista”.

 


Doris Darling, giovane designer con base a Vienna, trasforma la più classica delle lampade in un peso da palestra dal look vintage.
Super Strong Lamp sembra un invito per eroine moderne, forti, coraggiose e volutamente ironiche.
Approccio condiviso anche dalla London based Elinor Portnoy che con Juicers trasforma un utensile da cucina come lo spremiagrumi in un oggetto ludico e straniante per l’uso insolito del vetro declinato in colori saturi e vitaminici.
Con Outline Caviar e Outline Dogwood, André Fu porta ad Ironically Iconic un’altra sfumatura dell’ironia, meno pop,decisamente più evocativa e sottile. Disegnando i contorni degli arredi sulla soffice superficie dei tappeti realizzati per il celebre marchio Tai Ping, Fu gioca sull’annullamento dei volumi trasformando il tappeto in un’area living accessoriata e decisamente invitante.

 


Una collezione, una ricerca tra forma e funzione, una filosofia progettuale. Jouw… – progetto nato nel 2012 dall’estro creativo e visionario di Jouw Wijnsma e Martin Kullik – incarna tutto questo.
25 gli artisti internazionali chiamati a sperimentare nuovi modi di gustare il cibo oltre le normali regole di usabilità, sfidando a riconsiderare i preconcetti sul rapporto tra la tavola e fruitore. Il risultato è una collezione visionaria, capace di far divertire alterando le percezione tattile e sensoriale. Ad Ironically Iconic, una selezione di cutlery di Gabi Veit, Maki Okamoto, Nils Hint e Stuart Cairns.
Sintesi estrema del concept della mostra, Vitra presenta ad Ironically Iconic una selezione di Wooden Dolls realizzate da Alexander Girard nel 1952 inizialmente per la sua casa di Santa Fe. Colorate, stravaganti, talvolta allegre, talvolta tristi, queste figure realizzate in legno dipinto a mano stordiscono per l’ironica riaffermazione evocativa del colore e la potenza del segno, tanto minimale, quanto intenso.

Hypnotically Ironic! Paul Ketz riafferma l’anima pop della mostra con due proposte coloratissime, Marshmallow, uno sgabello morbido la cui seduta – realizzata in schiuma – si espande attraverso la struttura metallica come un muffin liscio e cremoso, quasi troppo gustoso per sedercisi e Nest, un contenitore da parete ideale per archiviare, mostrare, strizzare gli oggetti in un gioco di destrezza utile quanto divertente. Gioca sul filo dell’ironia Caruso, il cabinet caratterizzato da una grande tromba disegnato da Paolo Cappello per Miniforms. Un po’ avveniristico, un po’ nostalgico, Caruso nasconde un’anima hi-tech
all’interno di un mobile multisensoriale.


Tazzine antropomorfe, bricchi stropicciati, animaletti dorati. In sintesi il mondo di ENDE ceramics, studio fondato da Natalia Gruszecka e Jakub Kwarciński, che gioca sulla linea di confine tra stilemi classici e forme spiazzanti, finiture di pregio e superfici inusuali.
Urban chic e ironically iconic! In linea di continuità il lavoro di Evelyn Tannus. Mani e levrieri in
ceramica decorati da tattoo contemporanei con motivi femminili, religiosi, etnici e mitologici. Uno stile urbano e contemporaneo caratterizzato da una sorprendente identità visiva, dal quale emerge un’ironia straniante e realisticamente magica.
Tattoo come trait-d’union con il lavoro Giraldi Calenda Design. Il duo creativo – Daniela Giraldi e Franco Calenda – continua la ricerca sul mondo della grafica applicata a Corsè, moderni bustini di legno dalle forme minimali e stilizzate. Un incontro tra forme d’antan e segno contemporaneo che ironizza sul ruolo di un oggetto
apparentemente spogliato dalla sua funzione.

 


Aylin Bilgiç, giovane designer con base a Istanbul, ironizza sulla percezione della materia. Le sue ceramiche, all’apparenza fluide, ingannano i sensi e invitano ad essere toccate prima di liquefarsi.
Un’ironica illusione di precarietà caratterizza A-Line, il mobile disegnato da Hagit Pintovici per Colé Italian design Label. Legati da una linea di plexiglas acidato rosso alchermes che nasconde le maniglie, i cassetti del cabinet sembrano accatastati in maniera casuale, libera. Ma l’apparenza, si sa, può essere ingannevole!
Con Stüda, cabinet disegnato da NINE per Moow, l’ironia avvolge l’intero progetto a partire dal nome, mash-up dell’elemento generatore del LEGO® – lo STUD – ironicamente “tradotto” in lingua svedese. Nato per offrire agli AFOL e ai loro figli un mobile che grazie ai mattoncini può continuamente cambiare forma e colore, Stüda diverte e fa divertire.
NINE firma anche il nuovo progetto FOODgrammer Plate, un piatto in fibra di legno dalla forma curva convertibile in temporary set per per moderni foodgrammer. Ironia e riflessione su un trend contemporaneo sintesi di “cucina, impiatta, scatta”. Pezzo unico realizzato con il contributo dell’azienda MARG.
Ancora food e ancora sperimentazione per Din-Ink, progetto realizzato per Bitten-Fiftytwoways – vincitore nel 2008 del 1° prize Macef International Design Award, disegnato da Zo-Loft oggi in parte confluito in NINE – che a quasi 10 anni di distanza si riconferma per il concept innovativo che condensa due funzioni in un uni c o ogget to. L a vor a r e mangi ando o mangi a r e disegnando… ironia da tempi moderni!
PIKKA, brand fondato da Katjusa Kranjc and Rok Kuhar, porta ad Ironically Iconic Circulum, una collezione di svuota-tasche in diversi materiali – legno, marmo, cavallino… – lasciata libera di fluttuare nello spazio come una flotta di dischi volanti.


Tra arte e design l’installazione di Anna Butticci. Sgabelli e piccole sedute dalle forme zoomorfe che insistono sul gioco dello straniamento, un invito a ironizzare sulla funzione degli arredi: da guardare ma non praticare!
Ironia ed iconicità raccontate anche attraverso l’allestimento curato da Sabina Bonfanti di Naanstudio, presente a Brera Site con Mascara una collezione di ciglia dalle macro dimensioni. ammiccanti e sensuali e pronte a svelare solo in seconda battuta la loro funzione di porta oggetti.


Celebri per le loro creazioni realizzate interamente a mano ispirate a culture ed epoche lontane, con Lebole Gioielli Ironically Iconic apre al mondo del gioiello più colorato, evocativo, capace di trasfigurare archetipi in piccole opere d’arte. Maschere africane, abiti della tradizione giapponese diventano macro – o micro – sculture da indossare, guardare, esporre.
Una sezione di Ironically Iconic è stata interamente dedicata al gioiello sperimentale e di ricerca
sotto l’esclusiva direzione di Ilaria Ruggiero fondatrice di A/ dornment – Curating Contemporary Art Jewelry.
Qui è stata presentata la produzione creativa di un gruppo di artiste e designer chiamato Hatara Project e in particolare la mostra Time Perception Vol 3 conclusasi da poco alla prestigiosa Munich Jewellery Week.
Hatara è un luogo ideale di incontro tra artisti del gioiello che hanno diversa provenienza e formazione e che riuniscono percorsi comuni di ricerca. Si tratta di una connessione, uno scambio di culture, esperienze e conoscenze. Il gruppo è composto da 14 artiste e designer provenienti da Finlandia, Svezia, Lettonia, Germania, Giappone, Francia, Australia e Olanda.
Tutte in qualche modo amano giocare con i due temi della mostra, ironia e iconicità, concentrandosi su aspetti diversi, stravolgendoli: il corpo, materiali convenzionali e non, illusione ottica e tattile, ordinario e straordinario, stereotipi e originalità.