Design: ricerca, sperimentazione e produzione. Arredativo incontra Dossofiorito

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Continua il nostro appuntamento con Design Hero, il viaggio / incontro  con le realtà del design contemporaneo.

Dopo lo studio Clique e lo studio LucidiPevere un’altro Design Duo è il protagonista della nostra Intervista da DesignHero. Si tratta di Dossofiorito, uno studio giovane composto da Livia Rossi e Gianluca Giabardo. Li abbiamo visti l’anno scorso  al Salone Satellite dove hanno presentato Epiphytes, tra i progetti Selezionati Select by Arredativo Best 2015.

 

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Incontrare giovani realtà del design contemporaneo come Dossofiorito è l’occasione per Design Hero di scoprire e farci raccontare dalle parole di chi si affaccia al design, come nasce un prodotto. Spesso un progetto di Design Autoprodotto o come si definisce Dossofiorito: auto-editori.  

Qual’è la vostra personale definizione di design autoprodotto?

1. Secondo noi si può parlare di design autoprodotto, quando un’individuo, con un approccio al progetto da designer, si specializza nell’uso di un determinato materiale, arrivando a soluzioni diverse da quelle tradizionali di un artigiano e a volte addirittura innovative.

Queste soluzioni  saranno poi utilizzate nella produzione in prima persona di piccole serie di manufatti.

 

 

 

2. Che cosa  rappresenta l’auto produzione nella vostra carriera di designer? Pensate che sia una fase della carriera o è comunque parte della ricerca  di un designer?

Non ci definiamo degli autoproduttori, ma piuttosto degli auto-editori, editori cioè dei nostri stessi lavori.

Abbiamo sempre collaborato con dei bravissimi artigiani. Ed è proprio dall’interazione con loro che nasce il progetto. La produzione in piccole serie dei nostri pezzi e sempre affidata agli artigiani, mentre noi,in questa fase, agiamo più da coordinatori e supervisori.

Ma non siamo neanche dei designer “da tavolino”!

 

 Non ci limitiamo a schizzi e disegni tecnici ma siamo attivamente coinvolti nella prototipazione e sviluppo di ogni progetto. Realizziamo quasi sempre i primi prototipi autonomamente nel nostro laboratorio.

 

Non è sempre un processo veloce e, a volte, ci capita di combinare dei veri e propri disastri con materiali a noi nuovi prima che le cose inizino a prendere una giusta piega. Ma questo è il nostro modo di sviluppare un progetto, di acquisire maggiore conoscenza di un materiale e di capire cosa funzioni o meno. Difficilmente potrebbe cambiare. Crediamo rimarrà tale anche se gli sviluppi produttivi dovessero essere diversi da quelli attuali.

 

 

 

 

3. Raccontateci il progetto Epiphytes  ? Come nasce il progetto?

I nostri progetti hanno molto spesso alla base un’esperienza personale.

Nel caso di Epiphytes la scintilla è stata la visita alcuni anni fa all’orto botanico di Leiden in Olanda. Eravamo rimasti affascinati dalle numerose orchidee che non erano coltivate in vaso, ma crescevano a testa in giù sui rami di un grosso albero.

Questo ci ha fatto incuriosire molto sul mondo delle epifite, piante che crescono con le radici esposte sui rami di un altra pianta, a cui le orchidee appartengono. Abbiamo così iniziato a studiare le varie possibilità di coltivazione domestica di questa specie.

4. Avevate già realizzato un progetto legato al mondo delle piante: Phytophiler. Trovate una particolare espressività nel mondo della botanica?

Siamo molto affascinati dalle piante e dalle strategie di comunicazione e sopravvivenza che questi esseri viventi così diversi da noi riescono a mettere in atto.

Circondarci di piante ci fa stare bene perciò il nostro studio e anche il nostro piccolo appartamento sono pieni di vasi e piante di diverse specie. Ad un certo punto abbiamo sentito l’esigenza di riflettere su questa nostra inclinazione e capirne il perché. Così è nato il progetto The Phytophiler.

5. Da cosa deriva il vostro nome Dossofiorito?

Gianluca ha trovato in discarica alcuni anni fa una vecchia insegna al neon su cui c’era scritto: Dosso Fiorito. Non abbiamo nessuna idea del tipo di attività a cui appartenesse l’insegna …forse ad un ristorante, ma abbiamo sempre trovato questo nome molto poetico. Perciò, anni dopo, Dossofiorito è stato adottato come nome per lo studio.

 

6. I vostri progetti  molto spesso nascondono una chiave di lettura molto attenta e concettuale molto vicina all’opera d’arte. Quali sono i vostri riferimenti artistici e quale legame vedete tra arte e design ?

Guardiamo molto al mondo dell’arte e ci entusiasmiamo quando troviamo delle connessioni tra l’opera di un artista e quello a cui stiamo lavorando in quel preciso momento.

Ma molto spesso i nostri progetti hanno radici nel mondo delle scienze o delle scienze sociali, o semplicemente, sono il frutto di un’ attenta osservazione del quotidiano. Cerchiamo sempre di mantenere un’atteggiamento attento e curioso verso le cose che ci circondano e verso le esperienze che facciamo. Crediamo sia questo che dia un certa profondità ad alcuni dei nostri lavori.

Negli ultimi anni i confini tra arte e design sono diventati sempre più labili. Oggi le problematiche affrontate da un artista o da un designer possono essere le stesse, ma c’è una gran differenza nelle modalità progettuali e negli esiti raggiunti.

6. Nei vostri lavori torna spesso l’uso della ceramica? Cosa vi piace di questo materiale?

Un amico ci aveva detto che se si inizia a lavorare la ceramica non si può più smettere…ed aveva ragione!

All’inizio è stata una questione di opportunità: da Verona dove è il nostro studio, riuscivamo facilmente a raggiungere Nove, in provincia di Vicenza, dove c’è un importante e storico distretto ceramico. Qui abbiamo incontrato degli artigiani meravigliosi che sono stati per noi dei veri e proprio Maestri. E così ci siamo via via appassionati a questo materiale: è incredibilmente versatile, si presta a tante lavorazioni diverse, si lavora con facilità ma per raggiungere certi risultati ci vogliono una grandissima competenza e tanta pazienza!

 

7. Forma materiali e funzionalità sono due aspetti del prodotto di design. Come riuscite a farli convivere nei vostri progetti?

È ogni volta la nostra sfida!

 

Per noi l’aspetto emozionale e formale di un progetto sono molto importanti, ma non possono prescindere dalla funzionalità.

Ecco perché cerchiamo sempre di far dialogare queste esigenze progettuali e trovare tra loro un’equilibrio.